XVII - Monsters In The Dark

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MONSTERS IN THE DARK, MYKEY

"While she would drive, I'd narrate

Singin' our old songs from back home"


«Direi che può bastare, Lennon» comunicò Dean con il suo solito tono secco, burbero.

Sollevai immediatamente lo sguardo con un sussulto, rischiando anche di rovesciare la mia tazza di tisana ormai totalmente raffreddata - e imbevibile - sugli appunti sparpagliati sul tavolo davanti a me. Non mi ero accorta fosse entrato, tanto ero persa nel mio lavoro di traduzione.
«Come? - iniziai a chiedere, non capendo a cosa si riferisse. Poi mi resi conto di come mi avesse chiamata quella volta. - Ho paura di sentire cosa ti inventerai quando avrai esaurito i membri dei Beatles.»
Al che l'uomo sbuffò sonoramente, lasciandosi cadere contro la parete e incrociando le braccia toniche al petto.

Non capitava spesso di vedere Dean Winchester senza almeno tre strati di camicie a quadri, ma era anche vero che ci trovavamo in piena estate, ormai, e la sua tenuta da domenica mattina consisteva in una semplice canottiera e pantaloni della tuta - quando decideva di essere civile. Le luci giallognole del cucinino si riflettevano sulle innumerevoli cicatrici disseminate sulla sua pelle ambrata e lentigginosa, ma cercai di non fissarle troppo. Mi chiesi quante di quelle ferite gli fossero costate la vita, ma sapevo anche che dovevano essercene molte, molte altre.

«L'Inghilterra non fa che sfornare band, quindi mi farò sicuramente venire in mente qualcuno. - rivelò, riportandomi alla realtà. - E mi riferivo alle quantità industriali di tè che stai ingerendo, Maeve.»
Naturalmente, pensai con un sospiro silenzioso.
«Sono sotto stress. - mi difesi alla fine, stringendomi un poco nelle spalle. - E quando sono sotto stress ho bisogno di tè.» Mi resi conto del doppio senso delle mie parole troppo tardi.

Qualcuno si schiarì teatralmente la voce e una Ellie sghignazzante fece il suo ingresso nella piccola cucina dove tutti sembravano essersi dati appuntamento, quella mattina!
«Interrompo qualcosa?» domandò innocentemente la mia amica, prendendo posto davanti a me, un mare di pergamene, carte e tomi polverosi a dividerci.
Ripresi in mano la matita e provai a decifrare un passaggio particolarmente macchinoso, ma non c'era verso di concentrarsi, con quei due nella stessa stanza.
«Stavamo discutendo della dipendenza di Ringo, tutto qui.»
Grugnii esasperata e tentai, invano, di tagliare fuori le loro voci.
Il libro che stavo cercando di tradurre era davvero vecchio - il termine più adatto era molto probabilmente "antico" - e il suo francese era vergato in lettere d'inchiostro ormai polveroso. Al college una delle mie coinquiline era una parigina molto paziente e disponibile ad aiutarmi a padroneggiare meglio quella lingua, ma il francese che parlavamo insieme era contemporaneo, non appartenente a un qualche monaco del diciassettesimo secolo intento a studiare il mondo soprannaturale.
«Buona fortuna, allora. - resse il gioco El, cercando il mio sguardo con i suoi occhi nocciola. La ignorai e fissai cocciutamente i miei appunti. - Ho motivo di credere che la allattassero con il tè.»
«Non si sa mai, con gli inglesi.» annuì Dean con fare solenne, prima di scollarsi dalla parete che stava sostenendo con la schiena e andare verso il piano cottura per prepararsi del caffè. Ipocrita.
«Beh - sbottai, piccata, - se avete finito, io stare anche cercando di tradurre.»
«Che ne dici, invece, di fare una pausa?» rispose a tono la mia amica, quasi non stesse aspettando altro.
«Non possiamo permettercelo. Ora non solo Jay è scomparso e chissà in quale guaio, ma con lui anche Castiel. Che era, se non erro, la nostra sola possibilità di rintracciare le conversazioni tra gli angeli e tradurre istantaneamente tutti questi libri. Senza Cas, almeno due terzi delle informazioni che potevamo trovare sono andati persi. Quindi, no, niente pause per me.»
«May, non stiamo dicendo di lasciar perdere, okay? - riprovò El, addolcendo il tono di voce quasi stesse trattando con una bambina. Forse tra le cose che più odiavo al mondo, e lei lo sapeva bene. - Ma non puoi arrivare al punto di crollare per la stanchezza. Persino Sam è andato a coricarsi.»
«Posso sempre finire di tradurre per te, McCartney.» offrì allora Dean. Il che la diceva lunga su quanto fosse preoccupato per me, perché non prendeva mai in mano un libro di sua spontanea volontà e lasciava sempre i lavori di ricerca e teoria a noialtri. In circostanze migliori, mi sarei quasi commossa e lo avrei ringraziato di cuore. Ma non era quello il caso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2019 ⏰

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