IV - Some Kind of Monster

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SOME KIND OF MONSTER, METALLICA

"These are the fears that swing over head"

"Che succede? Chi sono?"
Cercai di respirare profondamente e di prepararmi a tutto. Forse erano venuti per prendere il bambino di Kelly, o peggio, per uccidere me e May.
Forse il nostro arrivo in quell'universo aveva alterato qualcosa proprio come la mia amica aveva provato ad ipotizzare.

Mi morsi il labbro, la mia domanda che aleggiava senza una risposta, un rumore di portiere che sbattevano come a scandire una sentenza. Mi voltai verso Maeve trattenendo il respiro, sul suo volto un'espressione agitata quasi quanto la mia.

La porta si aprì in un battito di ciglia, rivelando le figure di due uomini che non promettevano nulla di buono.
Castiel ci superò tutte e tre, piazzandosi davanti a noi come se ci volesse difendere. Provai a sporgermi da dietro la spalla dell'angelo per notare i due nuovi arrivati, rendendomi conto fin da subito della loro incredibile altezza. Dal mio scarso metro e sessanta, però, mi sembravano tutti dei giganti.
Sentii il respiro dell'angelo quasi regolarizzarsi, mentre finalmente si decideva a parlare con voce tremante.
"Dean?"

Il presunto Dean, il più basso tra i due, sempre che basso si potesse definire, lo guardò con un'espressione indecifrabile, mentre l'altro uomo, che portava i capelli lunghi fino al mento chiese qualcosa riguardo al posto in cui ci trovavamo, riferendosi a protezioni o qualcosa del genere.

Mi voltai verso Kelly con un sopracciglio sollevato, riuscendo a leggere sul suo volto soltanto un'espressione spaventata identica a quella di pochi minuti fa.
May non aveva ancora detto una parola, intenta come la sottoscritta a cercare di capire qualcosa di quella dannata situazione.

Intanto Castiel aveva preso a parlottare con gli altri due, le uniche cose che riuscii a captare del loro breve scambio di battute furono "Lucifer" e "Potrebbe starci alle costole".
Evidentemente il padre di Jack si era ricordato in quel momento dell'imminente nascita del suo figlioletto e voleva assistere al lieto evento.

"Cosa ci fate qui?" Continuò imperterrito il moro, quasi sconvolto quanto noi dall'arrivo di quei due.
"Ti salviamo il culo." Fu la laconica risposta di quello che doveva essere Dean.

Mi morsi la lingua per impedirmi di parlare, ma non riuscii comunque a frenarmi.
"Qualcuno vuole spiegarci cosa sta succedendo, per favore?" Sputai quelle ultime due parole con una veemenza di cui non mi credevo capace, sentendo dopo un istante tutti gli sguardi su di me.
Silenzio.

"E queste chi diavolo sono?" Continuò Dean, facendo come se non esistessimo.
Gli scoccai un'occhiata scocciata, pensando a quanto sarebbe stato bello poterlo prendere a pugni.
Mi capitava raramente di farmi un'idea di una persona in così poco tempo, ma da quel rapido scambio con l'angelo pensavo di essere riuscita, almeno in parte, ad inquadrare il tipo.

L'altro uomo, quello ancora più alto, si limitò a fissarci con un'espressione preoccupata.
Avvertii May avvicinarsi a me, poggiarmi una mano sulla spalla e provare a calmare le acque.
"Castiel, potresti... insomma, rispondere?"
Sentivo una nota di impazienza nel suo tono, eravamo entrambe scosse da quanto accaduto poche ore prima e il flusso degli eventi non voleva accennare a rallentare.

Finalmente l'angelo si voltò verso di noi, passandosi una mano sul volto in una maniera assurdamente umana, che quasi strideva con l'apparenza seria che ci aveva mostrato finora.
"A quanto pare c'è bisogno di dare delle spiegazioni a tutti quanti, forse è meglio sederci, che dite?"

 "A quanto pare c'è bisogno di dare delle spiegazioni a tutti quanti, forse è meglio sederci, che dite?"

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