IX - Saturn

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SATURN, SLEEPING AT LAST

"With shortness of breath, I'll explain the infinite"

Oh mer- Ricongiunsi le mani dietro alla schiena, raddrizzando istintivamente le spalle quando Sam entrò nella stanza insieme a noi, le sopracciglia scure abbassate sugli occhi diffidenti. La mia amica fu svelta a tirarsi su, scordandosi all'istante dei bauli dal contenuto misterioso.

«Che state combinando, voi due?» volle sapere il minore dei Winchester, guardandosi intorno come a volersi assicurare fosse ancora tutto al suo posto.

«Noi...» iniziò a dire Eileen e io mi affrettai a portarmi un poco davanti a lei, per impedirle di proseguire oltre. Dopo la storia del Jet lag, avevo deciso di non permetterle più di inventarsi scuse e mentire.

«... ci stavamo guardando un po' intorno, sai, per ambientarci un po'. - mi intromisi poi, passandomi la lingua per inumidire le labbra d'un tratto aride. - Non pensavamo che questa stanza fosse occupata e stavamo proprio per andarcene.» conclusi, raccontando una mezza verità; la bugia migliore.

«Sì, sì!» mi diede man forte la mia amica e, sebbene non potessi vederla perché si trovava ancora alle mie spalle, riuscii quasi a figurarmela mentre annuiva furiosamente e con un sorriso smagliante, tutto lentiggini e fossette.

«Mh mh» si limitò a borbottare l'uomo, non credendo probabilmente a una singola parola detta.

«Jack ed io abbiamo finito. Raggiungeteci in cucina, quando avete finito di "esplorare".» si limitò a dire alla fine, voltandoci la schiena e sparendo oltre l'arcata della porta.

Né Ellie né io osammo fiatare fino a quando i passi dell'uomo non furono più udibili e noi non ci sentimmo relativamente al sicuro.

«Cazzo, quasi beccate.» bisbigliò d'un tratto la mia amica e io mi girai di scatto verso di lei, non potendo credere alle mie orecchie.

«Quasi?» sbottai, le braccia incrociate al petto e la fronte aggrottata, irritata con lei, ma, soprattutto, con me stessa. L'idea alla fine era stata più mia che sua e non era da me ficcare il naso dove non dovevo; vivevo secondo la filosofia del non intromettermi in affari che non mi riguardavano, del "vivi e lascia vivere".

«Niente ramanzina, no? Poteva andarci molto peggio.» commentò Eileen con una scrollata di spalle e un mezzo sorriso che la faceva apparire decisamente più giovane dei suoi ventuno anni.

«Non puoi dire sul serio. Stavamo ficcando il naso nelle sue cose e lui lo sa-» ma non ebbi tempo di terminare la frase e dare voce ai miei sensi di colpa crescenti.

«Questa è stata un'idea tua, mi pare.» ghignò infatti la mia amica, passandomi accanto per seguire le orme di Sam e andare a mettere qualcosa sotto ai denti.

«Da non crederci.» borbottai, scuotendo il capo tra me e me.

«Guarda che ti sento!»

*

Quando finalmente mi decisi a raggiungere la cucina a mia volta, i miei tre coinquilini erano già seduti al piccolo tavolo quadrato, un piatto di pasta fumante davanti.

Presi posto accanto a El, non trovando il coraggio di guardare Sam negli occhi, il mazzo di chiavi che avevo cacciato in tasca in fretta e furia pareva farsi più pesante a ogni secondo che passava. Avrei dovuto restituirle quanto prima, quello era certo. Non avrei mai nemmeno dovuto prenderle!

«Eccoti qua! - esclamò la mia amica, scostandosi un poco da una parte per permettermi di allungarmi a prendere la pentola con la pasta in bianco, formaggio colloso e giallo che la compattava al mestolo. Ugh. - Jack stava giusto mostrandoci i suoi progressi.» concluse la mia amica, divertita dalla mia postura tesa.

Gold (MOMENTANEAMENTE SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora