VII - Time Is Running Out

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TIME IS RUNNING OUT, MUSE

"Bury it, I won't let you bury it, I won't let you smother it, I won't let you murder it"

Avevo partecipato a diverse cene tese ed imbarazzanti nei miei venti anni di vita, ma quella le batteva tutte, fino all'ultima.

Mi mossi a disagio nel mio angolino di divano, schiacciata tra il poggiolo e Sam Winchester, gli occhi stanchi e arrossati puntati sul mio piatto di insalata di riso neanche si fosse trattato di una questione di vita o di morte.

Fortunatamente Sam era vegetariano come la sottoscritta, quindi, nonostante l'occhiata storta – quasi frustrata – di Dean nel venire a conoscenza della mia dieta, avevo rimediato il mio piatto a base di verdura. Ellie, sul sofà di fronte, era intenta a sgranocchiare il suo vassoio di hamburger e patatine fritte, Jack accanto a lei.

Il ragazzo neonato era intento a volgere lo sguardo tra lei e Dean, come a voler assicurarsi che il suo modo di mangiare il suo panino fosse quello giusto. Era quasi tenero a vedersi e beccai Sam a sorridere mentre osservava di sottecchi le mosse del nephilim, prima di perdere il sorriso quando il fratello maggiore lo fulminò con un'occhiataccia.

Nessuno parlava, nessuno provava anche solo ad introdurre una conversazione, e l'atmosfera si faceva più pesante a ogni morso o sorsata d'acqua – birra nel caso di Dean.

Mi schiarii la voce, mal sopportando tutta quella tensione, ma alla fine mi limitai a mandare giù un'altra forchettata di riso e a scambiare un'occhiata con la mia amica. Nemmeno lei sembrava essere troppo a proprio agio, lo sguardo basso e le spalle tese, il corpo che quasi si protendeva il più lontano possibile da Dean, seduto di fronte a lei. Doveva essere successo qualcosa tra quei due, durante il funerale di Cas e Kelly, ma non volevo forzarla a parlarmene; l'avrebbe già fatto, se avesse voluto.

Strinsi la presa sulla mia posata in plastica usa e getta, cercando di scacciare il ricordo dello scoppiettare della catasta di legna, del fumo nero e soffocante e delle lenzuola candide che avvolgevano i cadaveri delle due persone che ci avevano accolte in quel mondo sconosciuto. Non avevo idea di che fine avremmo fatto senza di loro, ma meglio non pensarci troppo, non volevo che il mio rimuginare prendesse una piega macabra e oscura.

Finii la mia cena, mandai giù un altro bicchiere d'acqua, poi mi alzai da tavola – o meglio, tavolino da caffè posto tra due vecchi divani in pelle – e augurai a tutti la buonanotte.

Ero sfinita per la lunga giornata e stare seduti con quell'aria cattiva, dal sapore di tempesta e litigi, stava diventando una tortura insopportabile: non aveva senso trattenersi oltre.

Trascinai i piedi verso la stanzetta che Ellie aveva dichiarato come nostra per la notte, ma non prima di sentire Dean sbottare, infastidito e quasi disgustato:

«Puoi anche evitare di ingozzarti, sai? Non è che quella roba metterà le gambe e scapperà»

Strinsi i pugni, immaginando perfettamente a chi si stesse rivolgendo, visualizzando lo sguardo mortificato di Jack come se me lo fossi ritrovato davanti.

«Ti sei mai visto mangiare, Dean?» replicò Sam senza dargli quasi il tempo di terminare. Nonostante tutto, mi ritrovai a sorridere tra me, rassicurata che ci fossero Ellie e il minore dei Winchester a proteggere il nephilim dalle offese di quell'idiota di Dean.

Dopo aver esitato un altro istante, entrai nella stanzetta e mi chiusi la porta alle spalle, tagliando fuori il resto della conversazione.

Occupai il letto sulla destra, un lato posto contro la parete color beige sporco, scalciando le scarpe e sfilandomi i pantaloni sporchi e lisi. Lasciai cadere i calzini accanto alle scarpe e mi stesi sotto alla coperta leggera, vecchia, ma pulita, girandomi in modo da dare le spalle all'altro letto. Sentivo le palpebre pesanti, gli occhi – giù lucidi – che iniziavano a prudere e pizzicare in maniera quasi dolorosa. Trassi un respiro profondo e tremulo, mandando giù il primo di un'altrimenti lunga serie di singhiozzi. 

Gold (MOMENTANEAMENTE SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora