La battaglia delle Isole Falkland

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Un mese dopo, l'8 dicembre 1914, la Royal Navy ebbe l'opportunità di vendicarsi dell'ammiraglio Spee, che con la sua flotta dell'Asia orientale aveva ormai fatto rotta verso Capo Horn, nell'Atlantico meridionale. Il compito di Spee era semplicemente quello di interrompere le linee di rifornimento britanniche il più a lungo possibile. Spee però compì un grave errore di valutazione quando prese la decisione fatale di attaccare la colonia britannica sulle Isole Falkland al largo dell'Argentina. Egli riteneva che la piccola colonia sarebbe stata indifesa e presagiva una facile vittoria. Lo scopo principale dell'operazione di Spee era quello di distruggere le miniere di carbone e la stazione radiofonica britannica presenti sull'isola, che erano fondamentali per i rifornimenti delle navi e per le comunicazioni militari britanniche. La missione è stata un errore fatale.

All'alba dell'8 dicembre, la squadra di Spee si stava avvicinando a Port Stanley da nord-est; alle 5 del mattino i due incrociatori "Gneisenau" e "Nürnberg" si staccarono dal grosso della flotta e si spinsero innanzi per effettuare una ricognizione; a bordo del primo, un distaccamento di truppe da sbarco era già in assetto di combattimento per impadronirsi della cittadina. Fu allora che i Tedeschi videro, al di sopra del porto, svettare le caratteristiche alberature a tripode delle "dreadnoughts" e quelle di parecchi altri incrociatori. Informato per mezzo del radiotelegrafo, l'ammiraglio Spee ordinò alle sue due navi di ricongiungersi subito al resto della squadra. Egli non sapeva ancora esattamente quale fosse l'entità delle forze avversarie presenti a Port Stanley; tuttavia, fidando nella velocità delle sue navi e nell'ottimo stato delle macchine, egli pensava di poter far perdere rapidamente le proprie tracce. Molto probabilmente, si trattò di un errore clamoroso, l'ultimo di una lunga serie: i suoi incrociatori non avrebbero mai potuto competere in velocità con le navi del tipo "dreadnought" e, come se ciò non bastasse, si annunciava una giornata bellissima, con cielo limpido e sgombro: circostanza veramente eccezionale a quelle latitudini, dove il maltempo è praticamente la regola. Meglio sarebbe stato non tentare nemmeno il colpo sulle Falkland; ma, una volta presa la decisione, tanto valeva spingere l'audacia sino in fondo e lanciare l'attacco immediatamente, mentre le navi inglesi erano in porto a motori spenti e impegnate nelle operazioni di carico del carbone.

Avvistate le navi tedesche l'ammiraglio Sturdee ordinò di mettere immediatamente le caldaie sotto pressione e già verso le 10 del mattino le sue navi cominciavano ad uscire dal porto, mettendosi all'inseguimento. A bordo delle navi tedesche ci si rese conto, poco tempo dopo, di avere a che fare con degli incrociatori da battaglia e che la fuga, pertanto, era vana. Verso mezzogiorno lo "Invincible", nave ammiraglia di Sturdee, e lo "Inflexible" filavano già a 17 nodi. sulla sinistra della squadra tedesca, a sud-est di Port Stanley; li seguivano gli incrociatori corazzati "Carnarvon", "Cornwall", "Kent" e l'implacabile "Glasgow", il cui comandante si era prodigato fino all'ultimo perché la caccia avesse inizio senza perdere un solo istante prezioso. Un altro incrociatore leggero, il "Bristol", era rimasto attardato in porto. Portatisi a una velocità di 26 nodi, alle ore 13.00 gli incrociatori da battaglia aprirono il fuoco cui rispose, poco dopo, lo "Scharhnorst". A questo punto Spee, rendendosi conto dell'inutilità di tenere con sé le navi leggere e sperando che almeno esse, più veloci, sarebbero riuscite a fuggire, distaccò il "Leipzig", il "Nürnberg" e il "Dresden" perché tentassero di fuggire per proprio conto, magari sfruttando qualche nuvola portatrice di pioggia: ma l'orizzonte rimaneva ostinatamente limpido e sgombro.

La lotta degli incrociatori corazzati tedeschi appariva senza speranza, ma nonostante l'enorme disparità di forze, la battaglia durò a lungo. Comportandosi con estrema prudenza, le navi di Sturdee continuavano a sparare tenendosi a grande distanza. I tedeschi a lottare fino allo stremo con una meravigliosa precisione di tiro finchè, alle 16,17, lo "Scharnhorst" s'inabissò con l'ammiraglio von Spee e con tuttto l'equipaggio continuando a sparare fino all'ultimo. Prima di sparire tra i flutti esso aveva fatto in tempo a sparare un ultimo colpo dalla torretta anteriore, già quasi lambita dalle onde, le eliche sollevate e la poppa sprofondata. Lo "Gneisenau", immobilizzato e crivellato dai colpi di tre incrociatori britannici, combattè ancora a lungo, senza mai arrendersi. Alle 18,02 si capovolse e affondò, con gran parte dell'equipaggio; solo 187 uomini, fra i quali il comandante in seconda Pochhammer, vennero tratti in salvo dalle gelide acque sub-antartiche.

 La fortuna abbandonò  anche gli incrociatori leggeri tedeschi: il "Nürnberg" affondò la sera stessa dopo  aver lottato valorosamente contro il "Kent" ed essere riuscito a colpirlo circa 40  volte; solo 10 marinai tedeschi vennero salvati

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La fortuna abbandonò anche gli incrociatori leggeri tedeschi: il "Nürnberg" affondò la sera stessa dopo aver lottato valorosamente contro il "Kent" ed essere riuscito a colpirlo circa 40 volte; solo 10 marinai tedeschi vennero salvati. Il "Leipzig", inseguito da due incrociatori britannici lottò fino all'ultimo e solo 18 uomini vennero tratti in salvo. Soltanto il "Dresden", grazie alla sua maggiore velocità e a un piovasco provvidenziale, riuscì a fuggire. Non sfuggirono all'affondamento neppure le navi da carico "Baden" e "Santa Isabel", che vennero colate a picco dal ritardatario "Bristol" e dall'incrociatore ausiliario "Macedonia". Oltre al "Dresden", l'unica nave tedesca che riuscì a far perdere le sue tracce fu il piroscafo "Seydlitz" che però sarà catturato più tardi davanti alle coste dell'Argentina. Il "Dresden" riuscì a tenersi nascosto per circa tre mesi nell'Isola Nera, un ancoraggio segretissimo nel dedalo di baie e canali della Terra del Fuoco; finchè, a corto di combustibile, venne scoperto e attaccato da incrociatori inglesi presso la Baia di Cumberland nell'isola di Mas a Tierra, il 15 marzo 1915, a dispetto del fatto che si trovasse in acque territoriali cilene e, quindi, neutrali. Il comandante tedesco preferì autoaffondare l'incrociatore, il cui equipaggio venne internato sino alla fine della guerra. Complessivamente, nella battaglia delle Isole Falkland su un effettivo di 2.200 uomini dei 4 incrociatori tedeschi, solo 215 marinai e ufficiali scamparono alla morte. Gli emigranti tedeschi del Cile eressero un piccolo monumento funebre, a Valparaiso, in ricordo dei caduti della sfortunata squadra di von Spee.

Quella delle isole Falkland fu una battaglia decisiva perché ristabilì il controllo dell'Intesa sulle rotte oceaniche e allontanò il pericolo dall'arteria vitale del Rio della Plata. Ormai, la presenza navale tedesca era stata eliminata dagli oceani; per tentar di interrompere il traffico commerciale alleato nell'Oceano Atlantico, non restava alla Germania che l'arma sottomarina. Essa diede risultati notevoli, ma finì per trascinare in guerra gli Stati Uniti d'America e, con ciò, provocò l'inizio della fine per gli Imperi Centrali. Ma quello fu un altro capitolo della prima guerra mondiale sui mari, che fu caratterizzato da condizioni materiali e spirituali completamente diverse; e, purtroppo, da un contesto in cui le gesta cavalleresche non erano che un lontano ricordo.

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