Il crollo della Russia

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Durante i primi due anni e mezzo di guerra, la Russia aveva subito pesanti sconfitte contro la Germania, ma allo stesso tempo era riuscita ad ottenere successi significativi contro l'Austria-Ungheria. In ogni caso, tuttavia, la guerra era diventata estremamente impopolare in patria. Il bilancio delle vittime in Russia era enorme, l'esercito russo perdeva continuamente terreno e la guerra aveva portato una penuria di cibo in tutto il paese. Sebbene ci fosse un certo livello di simpatia popolare per la Serbia, la maggior parte dei russi sentiva che il paese aveva poco da guadagnare in quella guerra e molto da perdere. 

 Anche la fiducia del popolo nello zar Nicola II era ai minimi storici. Non solo lo zar era lontano dalla sua gente e ne ignorava i bisogni, ma in molti lo accusavano di essere diventato un burattino della moglie di origine tedesca o dei vari gruppi con interessi particolari. Sebbene la Russia non fosse una democrazia, l'opinione pubblica aveva ancora un ruolo importante. Numerose organizzazioni segrete erano sorte negli ultimi decenni per opporsi allo zar e alle sue politiche. Più recentemente, gli scioperi sindacali avevano iniziato a scuotere l'industria russa. Con la rivoluzione di febbraio (in realtà dei primi di marzo del 1917, ma si prende come riferimento il calendario giuliano in uso in Russia all'epoca), l'intero regime dello zar collassò inaspettatamente dopo una serie di grandi manifestazioni nella capitale russa di Pietrogrado. 

Sotto la pressione sia dei militari che del parlamento, Nicola II abdicò il 15 marzo. All'inizio della lotta per il controllo del paese, alcune parti dell'esercito continuarono a combattere sul fronte della guerra, altre invece smisero di combattere del tutto e altre ancora si scontrarono combattendosi a vicenda. La Germania riconobbe rapidamente in questo un'opportunità e si organizzò per aiutare i rivoluzionari russi in Europa, incluso Lenin, a tornare in Russia per alimentare il caos conseguente all'abdicazione dello zar. Lenin arrivò a Pietrogrado il 16 aprile su un treno fornito dalla Germania. 

Dopo gli sviluppi del marzo 1917, tutte le potenze coinvolte nel conflitto attentamente alla Russia per vedere cosa sarebbe successo senza uno zar. Sebbene un nuovo governo provvisorio fosse ufficialmente posto alla guida del paese, la situazione in Russia rimaneva pericolosamente instabile, soprattutto nelle forze armate. Il 1 luglio, le forze russe lanciarono diverse nuove offensive lungo il fronte orientale, un'azione che il ministro della guerra russo Alexander Kerensky aveva ordinato come parte di una grande operazione, mirata soprattutto a rafforzare il morale nell'esercito. Lo stesso giorno, tuttavia, un enorme manifestazione contro la guerra si teneva nelle strade di Pietrogrado. Anche se inizialmente le truppe russe mantennero le promesse fatte agli alleati continuando a combattere contro le forze austriache in Galizia, ben presto le cose cambiarono ed all'arrivo de​​i rinforzi tedeschi, esse fuggirono disordinatamente. I combattimenti sporadici lungo il fronte orientale continuarono per tutto luglio e agosto, ma le crescenti diserzioni, le lotte intestine ed i disordini generali diminuirono notevolmente l'efficacia dell'esercito russo nel tempo.

 I combattimenti sporadici lungo il fronte orientale continuarono per tutto luglio e agosto, ma le crescenti diserzioni, le lotte intestine ed i disordini generali diminuirono notevolmente l'efficacia dell'esercito russo nel tempo

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La posizione della Russia nella guerra rimase un'incognita per tutta l'estate e l'autunno del 1917. Ufficialmente, il paese era ancora in guerra e i combattimenti continuavano, ma c'era un forte disaccordo in tutto il paese sulla questione se la Russia dovesse o meno rimanere in guerra, e se ne fosse uscita, a quali condizioni avrebbe dovuto lasciare il conflitto. Il governo provvisorio, sotto la guida di Alexander Kerensky, voleva rimanere in guerra, almeno fino a quando la Germania e l'Austria-Ungheria non fossero state sconfitte. Il più radicale soviet di Pietrogrado, un conglomerato di unioni dei lavoratori con una leadership largamente socialista e comunista, affermava che la Russia avrebbe dovuto uscire dalla guerra il prima possibile, ma riconosceva anche che ritirarsi immediatamente avrebbe comportato, probabilmente, una significativa perdita di territorio ed il pagamento di pesanti riparazioni. Un terzo gruppo, i bolscevichi, che avevano inclinazioni ancora più radicali del soviet di Pietrogrado, voleva che il paese uscisse immediatamente dalla guerra, a prescindere dal costo. Il dibattito proseguì per tutta l'estate e poi fino al 6 novembre 1917 (il 24 ottobre del calendario russo). In quel giorno, i bolscevichi presero il controllo totale del paese con l'aiuto dell'esercito. Il giorno successivo, il leader bolscevico, Lenin, emise il suo primo decreto, dichiarando che la Russia sceglieva la pace. Egli ordinò alle forze armate russe di cessare tutte le ostilità, ma l'uscita formale dalla guerra per i russi sarebbe stata un po' più complicata.

Il 26 novembre 1917, i bolscevichi lanciarono un appello per fermare le ostilità su tutti i fronti e chiesero a tutte le parti di prendere immediatamente accordi per firmare un armistizio. Questa idea non fu ben accolta dalla Francia e dalla Gran Bretagna, che erano ancora impegnate a spingere i tedeschi fuori dalle loro terre. Non ricevendo alcuna risposta, il nuovo governo russo lanciò un altro appello, avvertendo che se nessuno avesse risposto, la Russia avrebbe firmato una pace separata. Anche questa volta non ci fu risposta, così i bolscevichi, nel tentativo di imbarazzare le forze alleate, pubblicarono una serie di trattati segreti che la Russia aveva stipulato con gli alleati. Dopo diversi giorni di trattative, il 15 dicembre 1917 fu dichiarato il cessate il fuoco. Tuttavia, un trattato di pace formale si rivelò molto difficile da firmare. Ci vollero mesi di negoziati e la Russia perse un'enorme porzione del proprio territorio, che includeva Finlandia, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Ucraina, Bielorussia, Bessarabia e la regione del Caucaso, insieme ad alcune delle regioni minerarie della Russia meridionale, nelle quali si estraeva gran parte del carbone del paese.

 Ci vollero mesi di negoziati e la Russia perse un'enorme porzione del proprio territorio, che includeva Finlandia, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Ucraina, Bielorussia, Bessarabia e la regione del Caucaso, insieme ad alcune delle regioni mi...

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L'uscita della Russia dalla guerra rappresentò un serio pericolo per le forze alleate, poiché chiuse effettivamente il fronte orientale e quindi fece sì che gli alleati dovessero affrontare circa 900.000 soldati tedeschi, che sarebbero rapidamente stati spostati sul fronte occidentale. Inoltre, le grandi quantità di equipaggiamento russo catturate dai tedeschi sarebbero state ora utilizzate anche dagli austriaci. Gli Stati Uniti rappresentavano l'unica speranza possibile per contrastare questa svolta improvvisa, ma non ci si aspettava che le forze americane iniziassero operazioni di combattimento importanti fino all'estate del 1918. Nel complesso, si potrebbe anche sostenere che il ritiro della Russia, piuttosto che portare il mondo più vicino alla pace, probabilmente estese il conflitto permettendo alla Germania e all'Austria-Ungheria di concentrare tutta la loro attenzione ad ovest e a sud. Per la stessa Russia, l'uscita dalla guerra costò la maggior parte dei guadagni territoriali che il paese aveva ottenuto sin dai tempi del regno di Pietro il Grande all'inizio del 1700. Sebbene i bolscevichi si presentassero come i nuovi leader russi, il loro controllo pratico si estese ben poco oltre Pietrogrado e Mosca. 

La guerra aveva prosciugato la Russia: quasi due milioni dei suoi soldati erano morti in battaglia insieme a tre milioni di civili. Inoltre, il paese era nel caos, poiché c'erano ancora molti gruppi di persone che si opponevano al governo dei bolscevichi. Alcuni cercarono di restaurare lo zar; altri volevano un governo democratico simile a quello promesso dal governo provvisorio che i bolscevichi avevano rovesciato. Alla fine, anche se la Russia era uscita dalla prima guerra mondiale, la situazione economica e sociale non migliorò. La guerra civile che sarebbe iniziata di lì a poco nel paese sarebbe stata ancora più devastante per il popolo russo rispetto alla prima guerra mondiale.

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