Anno 1944: una giovane donna viene prelevata con la forza e condotta in un luogo di cui nemmeno nel peggiore dei propri incubi avrebbe immaginato l'esistenza. Settantasette anni dopo la storia si ripete, ma quando Sybil Crowford ne capisce il disegn...
Avvertenze: in questo capitolo si segnala l'utilizzo di un linguaggio lievemente scurrile da parte di un personaggio.
Oscillazione lenta: fenomeno elettrico che nasce ritmicamente nel cervello quando il sonno è più profondo, investendo la corteccia come un'onda di potenziale. Nel tracciato elettroencefalografico essa appare costituita un picco negativo di assenza di qualunque attività delle sinapsi cerebrali e da un picco positivo in cui l'attività dei neuroni imita lo stato di veglia. Data l'inquietante somiglianza con le onde di contrazione e rilassamento del cuore, alcuni scienziati ritengono che durante il sonno profondo il cervello sia capace di svelare il proprio "battito".
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Litigano senza interruzione da almeno tre quarti d'ora.
Il colosso d'uomo che ha assistito con disprezzo al mio interrogatorio sembra tutt'altro che rassegnato al fatto che Zelda, con le braccia conserte intorno al petto e i lineamenti distorti dalla rabbia, non sia il tipo di donna che si possa pensare di rimproverare. O anche solo di contraddire, o interrompere, o intralciare.
Il Sergente Luhanga e io ci lanciamo un'occhiata abbastanza eloquente da non dover commentare il triste spettacolo ad alta voce. Lei finisce per sospirare e io per sbadigliare con la mano arricciata davanti alla bocca, mentre scivolo con la schiena lungo la parete di vetro.
- Uffa, - ripeto all'infinito e Luhanga risponde di nuovo che berrebbe volentieri un caffè; solo che stavolta la sua espressione ha i contorni insofferenti di una muta richiesta di aiuto.
Mi massaggio l'attaccatura della mandibola nel punto in cui la sento più intorpidita, poi biascico: - Non me lo dica.
Se non posso avere un letto caldo, che mi diano almeno un espresso macchiato o del cioccolato. E un tappo per le orecchie, per favore.
- Ma fanno sempre così? – domando.
Luhanga si sistema una treccina dietro l'orecchio, piegando gli angoli delle labbra carnose in una smorfia tinta di malinconia e rassegnazione, come se Zelda fosse un po' anche figlia sua. Non mi stupisco che sia il suo braccio destro, così adulta e pacata e piena di tatto, forse l'unica capace di smorzare il temperamento d'acciaio del Capitano.
- Sempre, - confessa.
- Se vuoi la mia opinione, si tireranno i capelli perfino davanti all'altare.
Immagino la scena con un primitivo senso di disagio; perché oltre ad essere il secondo in comando della Polizia della Fazione e un membro tra i più illustri e potenti del Comizio, Garret Hartshorne è anche il compagno di Zelda. O almeno è quello di cui mi è subito sembrato convinto più della diretta interessata.
Lo squadro dall'alto in basso, tenendomi in disparte sul fondo della stanza: la sua è una stazza impressionante e scolpita, modellata nel completo nero a collo alto che gli avvolge la muscolatura. Ha la testa rossiccia, appuntita da un mento troppo sporgente, senza che il minimo accenno di barba ne mascheri le proporzioni, e gli occhi piccoli, scuri, iniettati di prepotenza. Nell'esatto istante in cui è entrato, poco prima che Zelda ufficializzasse il nostro colloquio, ho scommesso che lo avrei detestato: all'inizio non ha proferito parola, restandosene alle spalle di Zelda con le sopracciglia corrugate e lo sguardo attento, mentre lei mi riempiva di domande. Poi, senza alcun preavviso, ha iniziato a interrogarmi di persona. La faccia del Capitano non mi è parsa compiaciuta. Io di sicuro non lo ero affatto, ma non avevo altra scelta che stare al passo. Le sue richieste sono state più serrate e insistenti di quelle della sua fidanzata, partorite nella totale diffidenza.