Febbraio 1945

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Entropia, II: ogni processo economico inserito in un contesto ecoistemico incrementa insesorabilmente il disordine del sistema-Terra. Tanta più energia trasformiamo in uno stato indisponibile, tanta più ne sarà sottratta alle generazioni future, e tanto più caos sarà riversato su quello che ci circonda.

Febbraio 1945.

Ne arrivavano a migliaia.
La ragazza non poteva vederli sfilare sotto i cancelli di ferro del Campo - né sapeva chi fossero o da dove venissero -, ma li sentiva marciare. Ascoltava i loro passi come vibrazioni telluriche della terra che calpestavano metro dopo metro; proprio lì, sopra la sua testa, con le catene che strascicavano sul ghiaccio, sempre.
In lontananza, da qualche parte, lo strillo dei treni che graffiavano le rotaie scandiva il giorno, e -

La porta blindata si aprì in uno sferragliare di meccanismi.
Un giovane uomo con il cappotto lungo e la cintura di pelle stretta ai fianchi se ne stava ritto sulla soglia, ma non era un Dottore. La ragazza spostò lo sguardo dal soffitto e lasciò che ricadesse su di lui: uno strato sottile di neve gli copriva le sowilo sul cappello, facendolo sembrare sporco e consumato, ma la ragazza sapeva che le due saette di stoffa erano lì; solo che non le importava.
Ai soldati come lui non era permesso entrare lì dentro, con le loro mani contaminate, la polvere da sparo sugli stivali e un'arma carica nella fondina, ma gli Infermieri alle sue spalle avevano l'aria troppo atterrita per mettersi a discutere.
Il soldato si avvicinò al bordo del letto con la mano tesa. Parlava con calma, a frasi brevi e senza intonazione, ma la ragazza si limitava a fissarlo senza alcuna espressione sul viso.
- Mi hai sentito?
Il suo accento era privo della musicalità italiana che la ragazza aveva tanto amato, un tempo. Quando di preciso, non riusciva a ricordarlo.
Non aveva detto a nessuno che riusciva a capire il tedesco, ormai, e che dal giorno in cui era arrivata al Campo si era aggrappata a ogni parola, a ogni sillaba o vocale, pur di restare in vita; così i Dottori continuavano a ringhiare parole nella sua vecchia lingua, storpiandone i suoni, i dolci accenti, la poesia nascosta.
- Parlo con te.
Con Lei.

Delle volte la ragazza non riusciva che a pensare a sé stessa in terza persona. Era in quei momenti che la presenza del proprio corpo nella camera da letto in cui la costringevano arrivava a confonderla: doveva passarsi le mani sui capelli bruni che le pizzicavano le guance, o strizzarsi forte le labbra carnose, tirandole e stropicciandole, per accertarsi che non fosse tutto un sogno visionario.
Il soldato trattenne un'imprecazione e la prese da sotto le braccia, facendole ricadere la testa a guardarsi il petto: la vista di un seno bianco e morbido sotto la lana leggera le ricordò che era tutta roba sua. Sue le dita che si mangiava a piccoli morsi, i polmoni con cui respirava; suoi gli occhi, le curve, le spalle, e sua la voce afonica che sentiva di tanto in tanto, come il sussurro di un genio familiare. Uno dei Dottori aveva provato a spiegarle perché fosse l'unica a sentirla parlare.
- Non c'è nessun altra ragazza a parte te, qui dentro. Quella voce sei tu. Sono i tuoi pensieri, la tua coscienza.
Tu e Lei siete la stessa cosa, e lo siete da sempre.
La ragazza non ricordava di essere stata qualcuno in particolare, così la sua unica risposta era stata anche l'ultima che fossero mai riusciti a strapparle: "Io non sono più."
Le labbra del soldato erano strette in una linea dura. Infermieri dal camice ben stirato gli correvano dietro tutti affannati, con gli zoccoli delle scarpe linde che battevano sul corridoio sotterraneo che collegava ogni ambiente della costruzione.
Ne erano passati di giorni da quando l'avevano portata lì, e ancora quella trama fitta e intricata di laboratori la faceva sentire prigioniera di un labirinto senza soluzione. C'era un mostro, là, nascosto da qualche parte, ma la ragazza ne aveva dimenticato le sembianze. Delle volte richiamava a sé quella coscienza estranea che dicevano le appartenesse, e insieme si sforzavano di riportare alla memoria quello che le era successo tra le mura dell'edificio; che cosa le avevano fatto, e perché. Ma tutto ciò che vedeva, se provava a concentrarsi, era il bianco delle pareti e dei mobili, dei pavimenti e delle vesti disinfettate dei Dottori: neve candida di intonaco e legno, neve di cemento e cotone grezzo.
Il soldato che la teneva sollevata da terra stonava, avvolto nella sua divisa scura.
Camminava spedito, quasi si fosse preoccupato di imparare la strada a memoria. Le gambe della ragazza, scoperte dove la veste chiara non arrivava a coprirle, dondolavano dalle sue braccia.
Si fermarono di fronte a una porta anonima e senza colore come tutte le altre, dove il soldato fece per lasciarla andare.
- Dille di tenersi in piedi, - insistette uno degli Infermieri.
- Si lascerà cadere se non le dirai che deve tenersi in piedi.
I suoi custodi sembravano sull'orlo di una crisi isterica; avevano l'ordine di non toccarla a meno che non vi fosse il permesso dei Dottori, e il contatto con un membro dell'esercito costituiva una disastrosa violazione del protocollo di sicurezza. Lui le fece sfiorare il pavimento con la punta dei piedi.
- Veti di non catere, - sputò.
- Capito?
La ragazza non rispose. Era molto stanca, ma prese il controllo dei propri arti e fece come le veniva intimato.
Il soldato bussò alla porta e attese fino a quando qualcuno, dall'altra parte, non gli ordinò di farsi avanti. La ragazza non aveva voglia di entrare, ma il soldato la spinse dentro con un dito a pungerle la schiena nello spazio tra due vertebre.
Di colpo l'odore di medicinali e composti chimici dei sotterranei scomparve del tutto e un lezzo immondo, come di carne in cancrena, le riempì le narici fino a farle girare la testa.
La stanza era calda, illuminata dal bagliore avvolgente di una stufa. Quando i suoi occhi si schiusero sulle persone che la occupavano, però, la ragazza sentì il gelo del Nord annebbiarle la vista e paralizzarle i muscoli, fino a ridurla a una statua inanimata di cristalli di ghiaccio.

Entropy - Il Sistema IsolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora