Anno 1944: una giovane donna viene prelevata con la forza e condotta in un luogo di cui nemmeno nel peggiore dei propri incubi avrebbe immaginato l'esistenza. Settantasette anni dopo la storia si ripete, ma quando Sybil Crowford ne capisce il disegn...
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20. La rottura eterolitica di un legame affettivo
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Rottura eterolitica: si tratta della scissione non equa di un legame intramolecolare in cui un solo atomo trattiene gli elettroni precedentemente condivisi, sottraendoli all'altro. Essa porta alla formazione di due ioni, uno positivo, l'altro negativo.
Mi sbattono fuori dalla sua stanza piena di gente e lì rimango per tutta la notte, in attesa. In agonia.
In realtà quando riescono a resuscitare il suo battito cardiaco, dopo tentativi concitati di rianimazione, sono ancora davanti alla porta, puntata su due piedi, con le mani tra i capelli: sembrano passare centinaia di anni e invece passano meno di tre minuti dal momento esatto in cui Nicholas viene soccorso. Al singhiozzo trionfante di Xanders e Amelia mi siedo sul pavimento immacolato e faccio ricadere la fronte sulla punta delle ginocchia. Piango in silenzio, tirandomi i lacci delle scarpe. Piango fino a che c'è energia nel mio organismo, aspettando che succeda qualcos'altro; qualunque altra cosa, a riempire i secondi prima che il trauma li inghiotta del tutto.
Il resto della nottata lo passo di guardia alla stanza di Nicholas, senza rivolgere la parola a nessuno e ogni tanto mi addormento e ogni tanto mi risveglio in un bagno di sudore. Scalcio a vuoto e grido tanti nomi diversi e qualcuno a turno mi scuote debolmente la spalla per ricordarmi che il mio era solo un brutto incubo; che Nicholas ce l'ha fatta, ma che devo rimanere in silenzio e concedergli di riposare. A un certo punto nel corso della mia veglia incostante e disperata, Xanders fa per trascinarmi a letto, dove non rischio d'essere d'intralcio.
- È sveglio? – mormoro sotto shock, come se avessi paura che possano lasciarlo morire di nuovo, se non ci sono io proteggerlo.
- Non mi muovo da qui finché non si sveglia.
Mi strofino una manica sull'occhio. Ho le palpebre così incollate dalle lacrime rinsecchite che quasi non riesco a riconoscere la fisionomia del viso di Xanders. Lui non risponde, così mi limito a stringere le braccia attorno al petto per tenermi integra nonostante stia per sgretolarmi dalla stanchezza.
È così che vengo lasciata in pace fino all'alba, invisibile alla squadra di dottori che si stanno occupando di Nicholas, vestiti con divise verdi e blu, gli stetoscopi intorno al collo e decine di strumenti tra le mani. Non saprei spiegare quando sono arrivati, né da dove. Non saprei spiegare niente di quello che è successo dall'istante in cui Amanda e Xanders si sono precipitati nella stanza di Nicholas, spiritati e con il fiatone per aver corso: ricordo di aver cercato di parlare, ma di essere stata allontanata nella foga di soccorrerlo; ricordo dell'arrivo di Sam, il più grande dei ragazzi ospitati alla Villa, e del suo tentativo – riuscito – di operare un massaggio cardiaco a Nicholas fino all'arrivo dei soccorsi della Fazione. L'ho visto premere forte le mani contro il suo sterno e ordinare a Xanders di tenergli il collo stirato per soffiargli aria nei polmoni. C'è stato questo, poi il baccano del resto dei ragazzi che sgomitavano per capire quello che stava succedendo e poi l'arrivo dei soccorsi. Alla fine, il nulla: sono stata messa alla porta e come dicevo è ancora qui che mi trovo.