VII

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i hope you don't mind if i come here to cry

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𝑽𝑰𝑰

Il suo stomaco brontolava, e lui continuava a rigirarsi nel letto, come se, trovando la posizione giusta, quella fame sarebbe passata.
Luhan non sapeva cosa mangiare, la sua dispensa era completamente vuota. Usciva raramente, soprattutto per andare a fare la spesa.
Odiava i supermercati, stracolmi di persone con quei carrelli invadenti e pieni di cibo. Odiava il rumore che si creava lì dentro, tra le voci delle coppie ai 'bip' provenienti dalle casse, da qualcuno che starnutiva a chi tossiva.
Solitamente ci andava il martedì, aveva verificato che in quel giorno c'erano pochissime persone, soprattutto alle ore tre.
Luhan sbuffò guardando l'orario, erano le cinque del pomeriggio, e come se non bastasse era un sabato.
Lo odio.
Sbuffò e si tirò le coperte fino a coprirsi il viso, cercando per l'ennesima volta di dormire, ma la sua mente lo riportava a Sehun.
Era passata una settimana dall'ultima volta che si erano visti, e a Luhan mancava infinitamente. Guardò il cuscino accanto al suo e poi lo afferrò, avvicinandoselo al viso.
Prese un grande respiro, inalando quel profumo rimasto impresso nella federa. Era come avere Sehun con se, in un certo senso.
Chiuse gli occhi e si strinse a quel cuscino, pensando a mille cose. Sehun provava qualcosa per lui? Ma soprattutto, lui provava qualcosa per il minore?
.
Si rispose da solo, Luhan, sospirando.
Smettila di illuderti, Sehun si sposerà e ti lascerà solo, come fanno tutti d'altronde.
Si sbatté la mano contro la testa e la scosse, cacciando via quei pensieri.
Dopo un'ora decise di alzarsi dal letto, doveva esserci per forza qualcosa da mangiare, non resisteva più.
Aveva finito le sue scorte di cibo da ormai tre giorni e non sapeva come diavolo fare, soprattutto senza Sehun.
Magari se vado da lui...— No.
Scosse la testa.
Aprì tutti gli sportelli in quella cucina, c'erano spezie, caffè, condimenti, alcolici —che non aveva toccato minimamente— e cose tipo la passata di pomodoro.
Un altro brontolio si sentì provenire dal suo stomaco, obbligando Luhan a mettersi le braccia su di esso, premendolo.
Si sedette a terra, vicino ai suoi libri. C'era così tanto silenzio, troppo.
Luhan aveva sempre amato il silenzio, ma ora era fastidioso. Cullava i suoi pensieri brutti, rendendoli ancora più pesanti.
Voleva Sehun.

Si erano fatte ormai le otto di sera, e Luhan si trovava ancora nello stesso identico punto. Era come se la sua anima fosse andata da qualche altra parte, lasciando il povero corpo magro e pallido del cinese lì ad ammuffire.
Però essa sembrò tornare immediatamente sentendo un debole bussare alla porta. Luhan alzò lo sguardo e sbatté le palpebre, non riuscendo a capire se lo aveva immaginato.
«Luhan, puoi aprire?»
E Luhan si alzò subito, quasi cadendo per le poche forze.
Aprì la porta, e Sehun era lì, con la sua solita giacca verde e i suoi capelli nero corvino sulla fronte, leggermente separati.
«Che hai? Stai male?»
Gli chiese lui, vedendolo in viso.
Luhan scosse la testa,
«Perché sei qui?» gli chiese poi, guardandolo.
«Mi dispiace per l'altro giorno.»
È passata una settimana, non qualche giorno, Sehun.
«Non c'è niente per cui scusarti.»
Il minore annuì e si mise le mani in tasca, guardandosi le scarpe da ginnastica.
«Posso entrare?»
«Non so se sia il caso.»
Ed ecco, di nuovo Luhan stava mandando via Sehun. Ma perché? Non era quello che voleva davvero.
Quello che voleva davvero era prendere Sehun, era baciarlo, abbracciarlo, accarezzarlo, tornare a come erano il mese scorso.
Il corvino sospirò e annuì.
No, no. Non andare via, resta.
«Voglio solo... Stare un po' con te.»
Disse Sehun dopo essersi quasi girato per tornare nel suo appartamento. Tornò a guardare in faccia Luhan, che questa volta aprì maggiormente la porta per permettere all'altro di entrare.
«Sei estremamente pallido, lo sai vero?»
Sehun aveva avanzato verso il salotto, come al solito. Luhan emise un "mh" e poi tornò a sedersi sul tappeto, dove era prima —non riusciva neanche a stare in piedi. Il corvino sapeva che qualcosa non andava, così lo guardò a lungo, esaminandolo accuratamente.
«Stai mangiando?»
«Sì.»
Un'altra bugia. Per Luhan stava diventando un'abitudine mentire.
«Sei dimagrito.»
«Affatto.»
«Hai il viso più scavato.»
Il biondo si alzò e ignorò l'affermazione di Sehun, attraversando il salotto per andare in bagno. Lui lo fermò, mettendosi davanti a lui e bloccandogli il passaggio.
«Cosa c'è?»
Domandò Luhan, guardando.
«Da quanto non mangi?»
«Sto bene, mi fai andare in bagno, per favore?»
Un tuono fece saltare Luhan, aveva cominciato a piovere. Guardò verso la grande finestra, il cielo era buio e l'unica cosa ad illuminarlo erano i fulmini.
Per il maggiore quello era il tempo peggiore in assoluto. Lo rendeva irrequieto, non lo faceva dormire. Lui aveva un sonno leggero, per questo ad ogni tuono spalancava gli occhi, con il cuore a mille. Non era un tipo con tante fobie, ma i temporali proprio non gli piacevano.
«Ti fanno paura i tuoni?»
«No —rispose velocemente, tornando a guardare il ragazzo— mi ha colto di sorpresa. Ora ti sposti?»
«Sono preoccupato per te, non devi trattarmi in questo modo, hyung.»
Un altro fulmine squarciò il cielo in due, illuminando maggiormente la stanza dove si trovavano i due ragazzi. Subito dopo, un frastuono assordante —per le orecchie del biondo.
Sehun notò come egli strizzò gli occhi, aspettando che il rumore passasse. Aveva stretto le mani a pugno, così forte che le nocche erano diventate bianche.
«N-Non ti sto trattando in nessun modo, Sehun. Voglio solo che ti sposti.»
«Non mi abbracci da tanto tempo. —gli fece notare— Perché?»
«Non ne ho bisogno.»
«Neanche adesso?»
Non sai quanto.
Abbassò lo sguardo rilassò i muscoli tesi, sospirando piano. Perché doveva confonderlo in quel modo? Era così ingiusto...
Il corvino allargò le braccia e rivolse al maggiore in piccolo sorriso, invitandolo a rifugiarsi nel suo petto. Luhan ci rifletté qualche secondo, dopo di che avvolse i fianchi di Sehun lentamente, chiudendo gli occhi.
Sorrise, Sehun, accarezzando i suoi capelli e stringendolo forte.
Dio, quanto lo amava.

 Dio, quanto lo amava

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