XVIII

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I hope you don't mind if i come here to cry

I hope you don't mind if i come here to cry

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𝑿𝑽𝑰𝑰𝑰

Sehun era terrorizzato. Terrorizzato e totalmente preoccupato per il suo piccolo Luhan.
Era una lettera d'addio quella? Senza alcun dubbio. Ma quello sembra anche un grido di aiuto.
Voglio andarmene. Aveva detto il biondo prima di scomparire dagli occhi di Sehun.
«Tesoro, dove eri finito?»
Domandò Joohyun non appena vide il suo novello sposo entrare nella sala da pranzo, dove tutti gli invitati stavano prendendo posto per mangiare.
«Luhan... Devo andare da lui.»
«Cosa? Dove?»
Non le diede neanche il tempo di una risposta che già Sehun era scappato via, doveva trovare le chiavi della sua auto il più in fretta possibile.
Joohyun sospirò e prese un sorso di champagne dal suo bicchiere di cristallo, doveva coprire assolutamente la mancanza di Sehun ma non sapeva minimamente come. Suo padre si sarebbe infuriato, e dio, lo odiava davvero.
«Sehun aspetta, non puoi andartene così...»
Mormorò dopo averlo raggiunto, afferrando dolcemente la sua mano.
«Ho paura che Luhan faccia qualcosa di stupido»
La sua voce tremava come una foglia nel pieno dell'inverno, i suoi occhi erano lucidi, quasi rossi. La ragazza capì immediatamente la situazione ed annuì.
«Dirò che non ti senti bene. Però appena puoi torna qui, d'accordo?»
Il corvino sorrise e la abbracciò, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Ti voglio così tanto bene.»
«Anche io.»
Ed era vero, loro due si volevano un bene dell'anima. Si sostenevano a vicenda, si proteggevano a vicenda, e non c'è nulla che l'una non avrebbe fatto per l'altra.

Sehun cominciava a sudare freddo, e la scomparsa delle chiavi non aiutava affatto. Prese allora il cellulare e compose il numero del suo amato, senza però avere una risposta, e fu così altre dieci volte, a quel punto Luhan aveva staccato il telefono.
«Sehun, che succede?»
Ed eccola, l'ultima voce che avrebbe voluto sentire.
«Papà, dove sono le chiavi dell'auto?»
Il signore aggrottò le sopracciglia, «A cosa ti servono? Avanti, dobbiamo pranzare!»
«Devo prendere una cosa che ho lasciato lì. Dammele, per favore.»
«Il tuo amico?»
Non nominarlo neanche.
«Vuoi dire il mio fidanzato?»
«Pft, non ti vergogni neanche un po' a dire queste cose, il giorno del tuo matrimonio?»
«Affatto. Dammi le fottute chiavi.»
Il vecchio rise sfacciatamente, mettendosi le mani nella tasca della sua giacca nera. Sehun lo odiava con tutto se stesso.
«A meno che tu non voglia che vada nella sala principale ad urlare che sono gay, e dire che il mio matrimonio è tutta una finzione, ovviamente. Oh, aggiungerò anche che Joohyun ha una ragazza.»
Steso.
Il padre di Sehun era rimasto a bocca asciutta, all'angolo. «Non posso credere di aver creato in figlio simile.» Disse prima di lanciare le chiavi a terra, ai piedi di suo figlio, che le raccolse velocemente, e con un bel dito medio, lasciò il luogo del matrimonio.
Mentre guidava degli scenari terrificanti attraversavano la mente del corvino, e questo lo costrinse a far maggiore pressione sull'acceleratore; «voglio andarmene» queste parole avevano attraversato le labbra candide e rosee del suo piccolo cerbiatto, e sembrava la richiesta di aiuto più forte che abbia mai sentito da lui. Era ancora in tempo? Ma in tempo per cosa, esattamente? Sul serio Luhan era capace di una cosa talmente estrema? 

Sehun arrivò al loro condominio in un tempo da record, salendo le scale più in fretta possibile. Si scaraventò sulla porta del suo amato vicino, tentando di aprirla in ogni modo. 
«Luhan! Luahn ti prego, rispondimi!» 
È questo ciò che urlava, disperato, al limite. Dall'altra parte della porta si trovava si trovava quel cerbiatto impaurito, distrutto, al limite. Perché non lo faceva? Perché era così patetico dal non riuscire neanche ad affondare quell'oggetto freddo nella pelle. La voce di Sehun era così lontana da potersi sentire a malapena, eppure era tutto quello che le sue orecchie percepivano in quell'istante. 
«Luhan—piccolo, ti prego, apri la porta. Ti prego»
Scuoteva la testa, lui, lasciò cadere la lama a terra e si portò le mani alle orecchie, no, no: non voleva sentire la sua voce, non voleva più sentire nulla,  se non la voce della sua tenera mamma, che era pronta ad accoglierlo con lei in quel luogo pieno di luce. 
«Basta... Basta..» 
Ma quelle parole erano troppo deboli per essere udite dal ragazzo dietro la porta, il cui viso era bruciato dalle lacrime salate e —non più cristalline— ma cupe e terrorizzate. Cosa poteva fare? Sfondare quel blocco di legno che lo divideva dall'amore della sua vita, ma le forze lo avevano abbandonato dal non riuscire neanche a bussare. 
«Ti amo Luhan, ti amo anche io. Ti amo da impazzire. Qualsiasi cosa tu stia per fare, ti supplico...» 
Le dita sottili e piccole del maggiore andarono ad afferrare quei capelli chiari, quasi a volerli strappare per non sentire più il dolore che provava dentro, camuffarlo così da dimenticarsene. Si alzò barcollante da terra,  strusciando i piedi pesanti più del cemento fino al bagno. Si guardò allo specchio: era disgustoso e patetico. 
Patetico. Patetico. Patetico. Patetico. 
Aprì il mobile e afferrò le medicine che lo aiutavano a dormire— un briciolo di speranza si fece spazio sul suo volto. Almeno fino a quando non si accorse che le pillole erano finite. 
«No..No...NO!» Gridò talmente forte da far agghiacciare Sehun. 
«LUHAN!— Cazzo, apri questa dannata porta!» 
Diede dei colpi alla porta con la spalla così forte da slogarsela, ma non sentì un minimo di dolore. Provò con calci, provò a spaccare un vaso sulla maniglia. Il respiro gli mancava,  non ragionava più. Tentò di calmarsi ma era una missione improponibile, come faceva sapendo che Luhan era un pericolo per se stesso? 
Guardò quei tasti e pensò ad una possibile combinazione: quale poteva essere? 

Piangeva disperato, Luhan, a terra su quel pavimento freddo come il ghiaccio. Gli sembrava di essere in uno di quegli incubi che faceva sempre, dove i demoni erano a pochissimo dal raggiungerlo e strappargli le interiora. Sehun... Perché riusciva a pensare soltanto a lui? No.. Lì accanto c'era sua moglie, perfetta e raggiante. Il suo completo opposto.  Lui era riprovevole. 
Pensava di aver trovato il suo posto felice, sperava che ormai la sofferenza lo avesse. abbandonato per sempre, grazie a Sehun... Eppure adesso eccolo lì, che soffriva come mai prima d'ora. Tutto il dolore che negli anni lo avevano colpito tornò tutto in una volta, distruggendolo pezzo per pezzo. Non c'era una via d'uscita sennò la morte totale del suo essere. Era come se la sua vita avesse abbandonato la luce ed i colori per rappresentare ora la monotonia e la tristezza di un cimitero cupo. Si chiedeva perché proprio lui era destinato a soffrire, si sentiva di avere concentrata in se tutta la sofferenza del mondo. Il vivere era necessario, se lui era destinato solo a questo? Perché non abbandonare quel corpo  che odia tanto per non tornare mai più?
E nel momento preciso dove capì che gli rimaneva soltanto l'aspettare l'arrivo di questo abbraccio mortale, sentì la sua porta aprirsi con un ‹beep›. 
Sehun era riuscito ad entrare, e Luhan —sfortunatamente o fortunatamente— le braccia che sentì non furono quelle della morte, ma quelle del suo amante più amato sulla terra.
«Luhan, mi senti? Che hai combinato?» Chiese nel panico il corvino, vedendo a terra il contenitore di chissà quali pillole. 
«Vattene.. Ti prego» Mormorò lui, tentando di liberarsi da quella stretta. «Non sono capace neanche ad ammazzarmi» 
Non poteva credere di star sentendo quelle parole da quelle labbra che avrebbe voluto baciare per il resto della sua vita. Altre lacrime combatterono con i suoi occhi scuri. 
«Non dirlo mai più, io ho bisogno di te, avrò sempre bisogno di te.» 
«Lasciami.»
«Non ti lascerò mai Luhan. Non più. Te lo prometto.» 

» 

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aaaaaaaaaaa scusate se ci ho messo trentadue anni per aggiornare this shitty story ma l'ispirazione era andata a farsi fottere dal big dick di sehun 😔🤘🏻

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2019 ⏰

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