XII

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i hope you don't mind if i come here to cry

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𝑿𝑰𝑰

Ciò che si sentì quella notte dentro quelle mura, era qualcosa di tremendamente segreto e erotico. Era un qualcosa che, a parte i due ragazzi, nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Le loro pelli si toccavano a vicenda, i loro respiri diventavano un unico e solo, il loro sudore scintillava sulle fronti bagnate, i visi rossi, gli occhi lucidi, il cuore palpitante come non mai.
Luhan pregava ogni angelo in cielo che quel momento non finisse mai, pregava per avere Sehun ancora tutto per se, dopo quella notte piena di passione ardente.
Luhan sarebbe potuto morire tra le sue braccia. Ormai era completamente abbandonato a lui, la sua mente, il suo corpo, il suo respiro, ora ogni cosa apparteneva al suo vicino dei capelli color corvino.
Loro si muovevano come in una danza senza fine, una danza che toglie il fiato, una danza che ti spezza il cuore ma che allo stesso tempo mette dei cerotti sulle tue ferite, una danza che ti fa morire ma che ti rende vivo.
Sehun voleva affogare nel corpo di Luhan, voleva avere la morte più dolce dell'esistenza umana. Le loro labbra si cercavano in ogni istante, senza sosta. Quel letto troppo piccolo per entrambi era la cosa più bella, dovevano stare attaccati l'uno all'altro, il più possibile.
Fecero l'amore per ore.
Ad ogni momento passato a riprendere fiato, non appena si guardavano negli occhi, non riuscivano a resistere dal baciarsi a vicenda. Il loro amore era la cosa più pura esistente su questo pianeta, era unico, meraviglioso, luminoso. Era quel tipo di amore che le ragazze invidiano, quel tipo di amore che vorresti vivere persino tu, la persona meno romantica del mondo.
I gemiti venivano sussurrati a voce bassa, la pioggia all'esterno li aiutava a coprire quei segreti grazie al suo scroscio incessante, e sembrava buttare giù ancora più acqua quando raggiungevano l'apice più assoluto.
Rimanevano minuti su minuti a coccolarsi, a baciarsi ogni singolo spazio di pelle disponibile. Si erano guardati per tutta la notte, chiudendo poi quelle palpebre troppo pesanti ma che entrambi volevano lasciare aperte ancora un po', soltanto per guardare quel viso meraviglioso che avevano davanti.
Quando il sole del mattino entrò senza permesso dalle finestre dell'appartamento, Sehun fu costretto ad aprire gli occhi, strizzandoli e stropicciandoli un paio di volte. Guardò alla sua destra: il suo piccolo Luhan era ancora abbandonato nel mondo dei sogni.
Così angelica era la sua figura, così immensamente luminosa. Sehun, solo per un attimo, pensò che tutta quella luce la sprigionasse Luhan, non il sole. Il sole non si poteva neanche paragonare a tanta bellezza.
Il corvino, dopo qualche istante ad ammirare il ragazzo nel suo letto, si alzò, andando in bagno. Purtroppo quella mattina sarebbe dovuto uscire a fare commissioni su commissioni, e non sapeva se avesse fatto in tempo, prima che Luhan si svegliasse. Perciò prese un piccolo pezzo di carta e gli scrisse un messaggio, che poi ripose sul comodino lì accanto.
"Buongiorno, spero tu abbia dormito bene. Mi dispiace di essere uscito senza avvertirti, ma non potevo rovinare la bellezza del tuo viso addormentato. Usa il bagno senza problemi, prendi dei miei vestiti se ne hai bisogno. In cucina c'è del caffè, qualche biscotto se ti va. Ho lasciato le chiavi sul tavolo, chiudi la porta quando vai via. Oppure non andare, potremmo pranzare insieme. Sei il mio sposo, ricordi?"

Luhan, al suo risveglio, appena lesse quelle parole, per poco non scoppiò a piangere come un bambino. Non sapeva esattamente il motivo, forse il fatto che Sehun si fosse preoccupato per lui, forse il fatto che volesse pranzare con lui, o molto più semplicemente, per quella piccola frase alla fine.
Sapeva perfettamente che non corrispondeva alla realtà, alla realtà assoluta, ma magari alla realtà di Luhan, sì? La sera precedente era stata la più bella della sua vita. Quei sentimenti erano così forti e potenti che il cuore gli andava fuoco nel petto, bruciando ogni sua energia.
Dopo aver letto quel "sei il mio sposo, ricordi?" per l'ennesima volta, il ragazzo si tolse le coperte di dosso e andò —come consigliato da Sehun— a farsi una doccia, o meglio, un bagno. Voleva rimanere immerso nell'acqua, rilassandosi e socchiudendo gli occhi, pensando, ovviamente, al suo vicino.
Avevano fatto l'amore.
Più e più volte.
Luhan si ritrovò a sorridere involontariamente, mentre guardava le mattonelle che ricoprivano le pareti di quel bagno bianco. Poi, finita la doccia, decise di prendere una felpa da l'armadio di Sehun. Voleva il suo profumo addosso, visto che, purtroppo, si era dovuto lavare via i ricordi di quella notte.
Appena si diresse in cucina per bere il suo caffè, sentì la voce di Sehun provenire dal pianerottolo. Sapeva benissimo che era un male spiare, ma il correre alla porta e guardare dallo spioncino, fu un'azione che prese il controllo del suo corpo.
Joohyun stava salutando Sehun con un bacio sulle labbra, uno semplice, di quelli a stampo, ma a Luhan provocò in dolore immenso.
Si allontanò veloce da lì, facendo qualche passo indietro, quando vide la porta aprirsi.
«Sei rimasto.» Affermò felice il minore, dopo essere rientrato in casa.
«Mi sono svegliato da poco.»
Sehun, come sempre, intuì immediatamente che qualcosa non andava, nella voce del biondo.
«Tutto ok?»
«Mh.» Annuì, cercando di non guardarlo dritto negli occhi. Cercava di rimuovere quell'immagine dalla mente, ma invano.
L'altro si avvicinò a lui, afferrando poi il suo viso tra le mani: accarezzò dolcemente le sue guance con i polpastrelli delle mani, e Luhan fu costretto ad alzare lo sguardo.
«I miei genitori vogliono che vada a pranzo da loro. Vuoi venire con me?»

 Vuoi venire con me?»

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