capitolo ventotto

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La foresta era silenziosa.

L'unico suono che sentivo era il fruscio basso delle foglie sotto i miei piedi. Il mio sguardo era puntato sulle scure nuvole grigie che ancora una volta coprivano il cielo, ma comunque sembravano immobili. Grandi alberi mi circondavano, i loro vecchi tronchi coperti di lichene e muschio. Il sentiero che serpeggiava lungo gli alberi non portava da nessuna parte e ora c'ero solo io.

Solo io e la foresta.

Respirai l'aria fredda e lentamente spostai lo sguardo dal cielo. E continuai a camminare perchè avevo paura di quello che sarebbe successo se mi fossi fermata. Dovevo continuare ad andare avanti, lontana da tutto. Non mi importava dopo sarei finita, l'unica cosa che volevo ora era un momento di pace. E sapevo che la natura poteva darmelo. La natura aveva un effetto calmante su di me. Tuttavia...non riusciva a calmarmi nel modo in cui...solo Harry riusciva.

Probabilmente era preoccupato per me. Ma non potevo sempre caricarlo dei miei problemi, quindi era meglio se non fossi tornata a lezione di biologia. Lui avrebbe capito perchè ero dovuta andarmene...almeno così speravo.

Deglutii il nodo che avevo in gola e mi obbligai a tenere la testa alta. Dovevo smettere di pensare a Harry, a quello che era successo nell'ufficio del preside, a mia madre. Dovevo soltanto continuare a camminare.

E fu quello che feci.

Dopo un po' di tempo, gli alberi iniziarono ad esserne di meno e il terreno si fece più roccioso. Le mie scarpe si bagnarono, perchè non prestavo davvero attenzione a dove stessi andando, ma a malapena me ne accorsi. Ero focalizzata sulle colline che comparvero alla mia vista appena mi avvicinai alla fine della foresta. E quando l'ultimo albero fu dietro di me, mi fermai per un momento e guardai il panorama davanti a me. Non mi ero mai spinta così lontana in vita mia e potevo soltanto meravigliarmi perchè le colline che vidi...c'era qualcosa di mozzafiato in esse. E appena mi fermai, sentii finalmente qualcos'altro oltre ai rumori che producevo io.

Sentii soffiare il vento.

In realtà non lo sentii soltanto. Lo vidi e lo percepii. Vidi come muoveva l'erba e le macchie rosa e bianche che sembravano fiori. Lo sentii soffiarmi dolcemente sul volto, quasi come se volesse accarezzarmi le guance per confortarmi.

Lasciai cadere lo zaino a terra, poi i miei piedi iniziarono a muoversi di nuovo in avanti. Era come se qualcosa mi stesse tirando verso le colline e improvvisamente volli guardare da più vicino i fiori che crescevano sul duro e umido terreno.

Tuttavia, nel retro della mia mente, già sapevo che tipi di fiori fossero.

Eriche.

Salii su una delle colline e, quando raggiunsi la cima, mi tolsi la giacca posandola sulla morbida erba. Poi lentamente mi stesi e guardai di lato. Le mie dita toccarono leggermente le piccole eriche bianche che crescevano accanto a me e sentii le lacrime trattenute iniziare a bruciare nei miei occhi.

Come potevano questi piccoli fiori significare protezione? Erano così...impercettibili e umili.

Sospirai e spostai lo sguardo. Poi chiusi gli occhi e ascoltai i suoni della natura che mi circondavano. Il vento continuava a soffiare e lentamente si fece più forte, facendomi rabbrividire per il freddo. Tuttavia, non aprii gli occhi, nè mi spostai per rimettermi la giacca. Rimasi semplicemente stesa, anche quando sentii qualcuno avvicinarmisi.

Sapevo che era lui. Nessun altro avrebbe indovinato dove fossi andata.

Si fermò vicino a me, prima di sedersi sulla morbida erba. Solo allora aprii gli occhi. Le nuvole grigie fluttuavano sopra di me, ma io iniziai a guardare le parti del cielo blu in mezzo ad esse. Tuttavia, il sole era ancora coperto.

Lentamente mi misi seduta e guardai Harry con la coda dell'occhio. Lo vidi guardare le eriche bianche e rosa che crescevano le une accanto alle altre sulla collina, tuttavia non si mischiavano. E non importava dove guardassi, c'era la stessa cosa sulle altre colline. Le eriche rosa crescevano separate dalle eriche bianche.

Una raffica di vento soffiò su di me e rabbrividii. Sentii lo sguardo di Harry su di me, poi lo sentii muoversi. E presto mi posò gentilmente la sua giacca calda sulle spalle e mi tirò più vicina a lui. Poggiai la testa sulla sua spalla e inspirai la sua fraganza familiare. Mi accarezzo dolcemente i capelli con la mano e mi sentii come se ogni singola cosa che mi pesava sul cuore fosse scomparso e provavo soltanto calore.

Rimanemmo entrambi in silenzio per un momento, poi Harry iniziò a parlare a bassa voce, ma, invece di chiedermi cosa fosse successo a scuola, iniziò a raccontarmi una storia.

"C'è una vecchia leggenda sull'erica bianca che molte persone ormai hanno dimenticato."

Lentamente si allungò verso l'erica bianca più vicina e, quando pensai che stesse per strapparla, lui non lo fece. Toccò soltanto il piccolo fiore, prima di tornare a parlare.

"Molto tempo fa c'era una giovane nubile chiamata Malvina. Lei era innamorata di un uomo chiamato Oscar e dovevano sposarsi. Tuttavia, non successe mai. Oscar, che era un guerriero, non tornò mai a casa dato che morì in battaglia. Fu mandato un messaggero a recapitare l'orribile notizia. Lo disse a Malvina e le diede anche un bouquet di eriche rosa. A quei tempi l'erica bianca era utilizzata come amuleto per proteggere in guerra. E si pensava che le eriche rosse e rosa fossero macchiate di sangue. Quindi dopo aver ricevuto quell'orribile notizia e aver visto l'erica rosa, Malvina fu inconsolabile. Vagò per lande e colline, piangendo perchè il suo vero amore era morto. La leggenda dice che quando le sue lacrime caddero sull'erica, essa dal viola e dal rosa divenne bianca. Invece di affogare nell'amarezza, Malvina decise che chiunque avrebbe trovato un'erica bianca, sarebbe stato benedetto dalla buona fortuna per tutti i loro giorni."

Dopo la storia di Harry, ci fu un momento di silenzio. Poi notai i luminosi raggi di sole iniziare a spuntare tra le nuvole e il vento si calmò. Guardai le eriche rosa e bianche e pensai a Malvina. Potevo quasi immaginarla camminare tra le colline, piangendo per la morte del suo amore e facendo scivolare le lacrime, che trasformarono le eriche rosa in bianche. C'era decisamente qualcosa di tragicamente bellissimo nel vecchio racconto.

"Non ho mai sentito prima questa leggenda." sussurrai guardando ancora le colline.

"Non si trova in nessun libro e solo pochi la conoscono," rispose Harry. "È un vero peccato che alcuni vecchi racconti e leggende siano...scomparsi."

"Sì," mormorai. Poi aggiunsi con calma. "Grazie per avermi detto questa storia. Nonostante fosse triste, la fine dà comunque...speranza."

Sollevai un po' la testa e sorrisi ad Harry, che subito contraccambiò. Gli diedi un veloce bacio sulle labbra, prima di posare di nuovo la testa sulla sua spalla. Guardammo insieme le nuvole fare spazio al luminoso sole, che illuminava tutto ciò che c'era, incluso i nostri cuori.



The Blue Rose [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora