Un bicchiere di troppo

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Mi volto di scatto, prendendo velocemente Cris per mano e salire finalmente sulla sua dannata moto. Mi passa repentinamente il casco che afferro prontamente, sfrecciando poi verso il centro città.

«Dove vuoi andare?» Urla per il troppo vento.

«Ho bisogno di bere.»

Lo sento ridere ed accelerare subito dopo la mia risposta. Poco dopo arriviamo ad un pub, parcheggiando la vettura per poi scendere da essa. Entriamo nel locale e come al solito vi sono musica alta, gente ubriaca fradicia e puzza di sudore. Roteo gli occhi al cielo alquanto disgustata per poi avvicinarmi al bancone con affianco Cris.

«Cosa volete che vi porti?» Domanda il barista.

«La cosa più forte che avete.» Rispondo secca.

Lo sento sghignazzare alquanto divertito per poi preparare davanti ai miei occhi un cocktail giallo-arancione.

«Ecco a te: vodka e arancia.»

«Grazie.» Sorrido appena per poi voltarmi verso Cris. «Tu non prendi nulla?»

«Uno dei due dovrà pur sempre guidare.»

«Giusto.»

Mando giù il primo bicchiere in un sorso solo, sentendo subito un bruciore non molto familiare pervadermi la trachea ed arrivare sino alla bocca dello stomaco. Un calore strano si propaga nel mio corpo mentre la testa comincia a pulsare. No, non mi fermerò. Non ancora. Ne chiedo altri tre e dopo averne bevuti quattro mi sento più leggera. Improvvisamente comincio a vedere tutto sfocato, stropicciandomi di conseguenza gli occhi lucidi. Cris mi guarda con tono di rimprovero, trascinandomi di peso fuori dal locale e facendomi sedere in sella alla sua moto. Incrocio le braccia al petto, guardandolo di sottecchi. Cris sospira stanco, biascicando qualcosa che non riesco a capire, ma, prima di salire anche lui in moto, prova a baciarmi. Il suo volto si avvicina al mio e le sue labbra sono ad un soffio dalle mie. Nonostante sia brilla però il mio corpo lo rifiuta, facendo accendere, seppur per un breve istante, il mio cervello annacquato. Pongo le mani sui suoi pettorali, allontanandolo prontamente da me.

«Non mi vuoi, eh?» Domanda retoricamente, scompigliandosi i capelli con fare nervoso. «È per lui, non è vero?»

«Sì.» Sussurro appena. «Scu...scus...sami se l'ho fatto, ma sai...non...non sono una persona...così...così...»

«Va bene così.» Sorride leggermente. «È incredibile che anche da ubriaca tu riesca a controllare la tua morale.»

Lo lincio con lo sguardo, incrociando le braccia al petto e borbottando come una vecchia bisbetica. Ride di gusto per poi scuotere il capo e montare in sella. Parte a tutto gas, costringendomi di conseguenza a cingerli forte la vita con le mie esili braccia. Arriviamo poco dopo al campus e lui mi accompagna fino all'ascensore. Prova più volte a convincermi di farmi aiutare sino al mio appartamento, ma fortunatamente sono riuscita a rifiutare la sua offerta anche in questo stato pietoso. Lo saluto al meglio che posso e lo ringrazio per tutto.

«Di nulla. Mi spiace vederti così, ma stai tranquilla...lui pagherà.» Afferma facendo intendere che c'è dell'altro nel suo rapporto con Jace.

«Grazie, ma voglio mettere in chiaro le cose. Noi due saremo solo amici, intesi?»

«Per me va più che bene. Almeno così non sceglierò tra te e la mia ragazza.»

«Hai una ragazza? Non lo sapevo! Scusa! Scusa!» Esclamo imbarazzata.

«Sto scherzando.» Ride di gusto, piegandosi in due dalle risate.

«Idiota! Bè...buona notte.»

«Notte.»

Si volta e pochi istanti dopo sparisce dalla mia visuale. Giro la chiave nella serratura e finalmente entro in appartamento. Chiudo la porta alle mie spalle e mi accascio al pavimento con la schiena contro il muro, sospirando stremata, e con la testa che pulsa come non mai. Chiudo gli occhi e ripercorro tutte le tappe della serata, rabbrividendo in alcuni punti. Mi sono comportata come un'immatura più e più volte: la prima è stata quando ho baciato Cris mentre la seconda è quando ho deciso di bere. Riapro di scatto gli occhi, ritrovandomi dinanzi il viso di Clare a pochi centimetri di distanza dal mio.

«Ti sembra ora di tornare? So di non essere tua madre, ma abiti in questo appartamento. Fino a quando ci resterai, dovrai avere rispetto degli orari imposti dalla sottoscritta. Sono le due di notte!» Mi rimprovera con tono affettuoso.

«Scusami! Scusami! Scusami! Non faccio altro che sbagliare nella mia vita! Sono inutile e non combino mai nulla di buono! Ti capisco se sei inquietata con me e mi cacci via da qui.» Ammetto con la testa che va in fiamme.

«Io...cosa?! Non ti caccerò mai da qui! Questo però non significa che tornerai a casa all'orario che t'aggrada di più perché comunque sei sotto la mia custodia.» Sorride bonariamente. «Dai alzati! Che cosa hai fatto per ridurti in questo modo?»

Mi aiuta a sorreggermi in piedi in quanto le mie gambe hanno deciso di prendersi le ferie anticipate. Sospiro per poi decidere di raccontarle tutto per filo e per segno. Fortunatamente Clare ascolta molto attentamente come fa Anastasia senza mai interrompermi. AAAH! Quanto mi manca la mia amica!

«Non ti devi comportare come una bambina o come una ragazza facile. Tu sei Layla Black! Sei combattiva, intelligente e bella. Sei stata una delle studentesse più brillanti del nostro istituto ed ora sei la migliore delle insegnati di chimica.» Mi rincuora, abbracciandomi forte a sé.

«Ti ringrazio, Clare.»

«Sono io a ingraziare te per essere amica di mia figlia.»

«Non capisco il perché continui a ringraziarmi per ciò.» Ammetto sincera e confusa al tempo stesso.

«Noi non facciamo parte di un branco. Per questo Anastasia ha sempre fatto fatica a stringere amicizia ed in parte è stata pure colpa mia. Avevo paura che qualche umano raccontasse in giro il suo segreto e così l'ho costretta ad allontanarsi da tutti...sino all'arrivo di Robert e Jake. Sono stati la mia salvezza! Anastasia però non capiva l'esagerazione della mia apprensione, scansando più che poteva la gente, soprattutto le ragazze.»

«Ad ogni mamma farebbe piacere vedere la figlia felice con le sue amiche fidate.»

«Fortunatamente lei ora ha te.»

Le sorrido sincera e grata delle sue dolci parole. Clare mi accompagna al bagno in quanto da sola probabilmente sarei collassata in salotto.

«Questa è la compressa che devi prendere appena vomiterai. Buona notte.»

Mi bacia la fronte con fare amorevole per poi sorridermi.

«Notte Claire. Grazie ancora di tutto.» Le sussurro con un fil di voce.

Mi chiudo in bagno, guardando poi il mio pessimo aspetto allo specchio: viso pallido, occhiaie ben in vista, labbra rosse e tremanti ed occhi estremamente lucidi. Mi sciacquo il volto, ma il mio malessere non accenna a diminuire. Passo così le ore a seguire a vomitare anche l'anima e in una trance non-vomito riesco persino a fare una doccia calda per poi indossare il mio adoratissimo e profumato pigiama. Ingoio la pillola e solo verso le sei di mattina ritorno in camera, poiché il vomito non mi fa visita da una decina di minuti. Appena collido con il morbido materasso, cado tra le braccia familiari di Morfeo ormai stremata.

Il figlio della luna---La resa dei conti (Da Revisionare)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora