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Eccolo lì il piatto con il boccone desiderato. Anche se lo è, non mi sembra così amaro. Infilzo la forchetta e mi do il colpo di grazia.

"Sono pronta." I due sospirano e tutti e tre ci sediamo su una panchina arrugginita.

"La storia parte da un anno e mezzo fa..."


PICCOLO AVVISO: IL CAPITOLO È NARRATO DA UN NARRATORE ESTERNO E ONNISCIENTE, MEGAN.


"Oh avanti Megan. Fermati! Dove vuoi andare? Non può finire tutto così!" Mi implora lei.

Mi volto incazzata da morire e inizio a gridare.

"VENITE TUTTI QUI! UN ATTIMO DI ATTENZIONE PER FAVORE! PENSATE CHE LA RAGAZZA DI FRONTE A ME È TANTO STUPIDA DA AMARE UN RAGAZZO OMOSESSUALE." Dico per poi iniziare a ridere seguita da tutta la scuola. Amanda si fa piccola piccola e inizia a lacrimare. Me ne fotto di questa bambina. Certo, la bambina con cui sono cresciuta... Oh fanculo ho bisogno di Spencer.

La gonna poco sotto le natiche e i tacchi a spillo altissimi non mi aiutano nei movimenti ma devo correre da quel tipo. È il migliore amico dello stalker. Oddio, lo stalker. Ryan Torey mi ha rotto le palle, seriamente, gli avevo ben detto di non volere nulla di serio ma lui si è innamorato. È ridicolo, oltre che disperato. Finalmente trovo Spencer. È circondato da tutti. Mark e Trisha mi guardano con un'espressione disgustata ma indovinate un po'? Esatto, me ne fotto.

"Ho bisogno di una botta."

"Ieri mi avevi già chiesto tre dosi."

"Le ho finite."

"Bennett non andarci pesante, la cocaina è forte, bambolina."

"Cosa vuoi in cambio senza farmi la predica?" Spencer scuote la testa.

"Nulla. Vai nell' armadietto. Prendi le dosi e lascia i soldi. Prendine solo tre. Ho preso roba nuova. Veramente forte." Mi dice tornando a parlare con i suoi amici. Jess mi guarda anche lei triste. Crede di essere la mia migliore amica. Ma Megan Bennett non ha amici. Forse un po' mi dispiace si sia illusa, ma fino ad un certo punto. Arrivo all'armadietto.

Questo è il paradiso.

Ci saranno una trentina di dosi. Se ne prendo più di tre non se ne accorgerà mai. Giusto? Oh fanculo. Prendo una decina di dosi e vado via. La campanella suona. Ho allenamenti adesso ma non mi va. Avere queste bustine tra le mani non mi fa ragionare. Devo solo andare a casa e farmele. Mi reco in parcheggio ma oggi qualcuno ce l'ha pesantemente con me.

"Meg, non vieni ad allenamento?"

"No Jess, tesoro! Mia madre mi ha chiamata! Avvisa la coach che la prossima volta ci sarò sicuro!" Le sorrido e monto sulla moto. Arrivo finalmente alla mia grande villa. Nell'esatto momento in cui apro la porta, mio padre sta per uscire. Forse va al lavoro, o forse da qualche sua puttana. Me ne fotto.

"Ciao papà." Lo saluto e lui mi lascia un bacio sulla guancia facendomi segno che non può parlare, è al cellulare. Controlla il portafoglio pieno di dollari. È sicuro, sta andando da qualche puttana.

Mamma è in salone. È seduta con un bicchiere di champagne in mano e la sua rivista di gossip preferita in mano.

"Hey pupa! Com'è andata oggi a scuola?"

"Malissimo. Sono andata dal preside. E mi hanno beccata con uno in bagno. Vogliono bocciarmi."

"Perfetto tesoro, la mamma comunque esce tra qualche minuto." Alzo gli occhi al cielo, per l'ennesima volta non mi stava ascoltando.

"Vado in camera."

"Vai pure. Comunque preparati. Questa sera dovrebbe arrivare tua sorella da Sydney."

"Me lo ricordo mamma, figurati."

Stephanie Bennett è il mio incubo. La ragazza assolutamente perfetta, la figlia che i miei hanno sempre voluto. L'unica che riesce a superarmi, in tutto. E so che passeremo questo fine settimana a dire:

"Come sei bella Steph! Come sei brava Steph! Come sei intelligente Steph! Sei l'orgoglio della nostra famiglia!"

Mi butto sul letto e quasi mi sto per addormentare. Ma mi ricordo della roba di Spencer. Prendo la prima bustina e ne verso il contenuto sulla scrivania e lentamente sniffo. Aspetto che salga su la botta. Cazzo. È veramente forte questa roba. Spencer sa cosa e come comprare. Un sorriso mi spunta sulle labbra e prendo un'altra bustina. Aspetto che salga la botta. E ne prendo un'altra. Non riesco a fermarmi. Fino a quando arrivo alla quinta. No, forse alla sesta. Mi alzo in piedi per prendere l'ennesima dose, ma appena mi alzo le mie gambe non reggono. Crollo a terra con un tonfo forte e indescrivibile. Inizio a piangere ma non ne so il motivo. Sento solo tanto freddo che mi fa venire i brividi e poi arriva un dolore. Immenso. Inizio a gridare. Ma nessuno mi ascolta. I miei genitori sono usciti. Sento qualcuno che batte la porta d'ingresso, forse qualche vicino, ma non riesco a raggiungerla. Vi prego salvatemi. Grido ancora e il dolore si fa ancora più intenso. No, non posso sopravvivere così. Mi viene improvvisamente tanto sonno. Provo a combattere per aspettare i soccorsi. Ma è così difficile. L'ultima cosa che vedo è il mio armadio. Dove sono attaccate tutte le foto, i poster, i disegni e i miei ricordi più belli. Credo di aver mandato tutto a puttane. Adesso capisco il motivo per cui piango. Perché questa immagine di me, impotente per via della droga, sarà il mio ultimo ricordo. Ed è una sensazione orribile. Sfondano la porta ma io non ce la faccio. Chiudo gli occhi.


Spazio Autrice.

Il capitolo finisce così. Nel prossimo ritorneremo alla panchina dove abbiamo lasciato Mark, Matt e Danny. Non ho altro da dire. Niente domande da fare. Non vi chiedo alcuna visualizzazione, né stelline. Non posso "mercificare" un capitolo così. Che spero solamente vi aiuti a riflettere. Se avete situazioni del genere intorno a voi, denunciate. Potete salvare una vita.

Aiuto! Sono diventata una cheerleader!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora