not you too

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"Allora perché non perdoni Lilith?" Chiesi e distolse lo sguardo dai miei occhi.
"Non è mia moglie" rispose semplicemente facendo spallucce.
"Mi dispiace" disse e corrugai la fronte, lo vidi prendere il panno che prima avevo sulla fronte e la bottiglia di ammoniaca.
"Oh, hey, no!" Scossi la testa ma non mi ascoltò, versò l'ammoniaca sul panno e mi guardò negli occhi.
"Sta zitto, non voglio sentirti urlare, non sono così spietato" roteò gli occhi per poi alzarsi dalla sedia.
"Sono abituato a tutto questo, ti ricordo che l'esercito non ha sempre il sonnifero" gli ricordai.
"Io non lo sono" disse semplicemente.
Kai's p.o.v.
Avevo finito da un bel pezzo, ero seduto sulla sedia con i piedi appoggiati sul letto mentre usavo il telefono, aspettavo che mio fratello si svegliasse e che Gomez tornasse così potevo andarmene.
Mi facevano male le gambe, e la schiena, a dir la verità mi faceva male tutto il corpo ma non mi importava, il dolore fisico diventa gestibile, c'è una parte della tua mente dove sei intoccabile, è un posto dove puoi rifugiarti e non essere ferito da nessuno, non potevi sentire niente, provare niente.
Lo psicologo lo chiama disturbo sociopatico della persona, io lo trovo un modo per sopravvivere in un mondo crudele.
Misi via il telefono per poi guardare mio fratello, presi il pacchetto di sigarette per poi accenderne una, l'ultima, usai il pacchetto come posa cenere mentre continuavo a guardare mio fratello, lo vidi aprire gli occhi lentamente e guardarmi malissimo, incredibile.
"Selena ti ucciderà" disse e feci spallucce.
"Cosa ti fa pensare che sia questa la morte e viviamo dopo che siamo morti, dopo essere stati liberati da questa vita di merda?" Chiesi alzando un sopracciglio e lui roteò gli occhi.
"Tu hai bisogno di aiuto"
"Non sono io quello steso a letto" lo indacai, mi alzai dalla sedia per poi toccare la sua fronte e sospirai sollevato.
"La febbre ti è passata" dissi per poi sedermi di nuovo, lo vidi fare una smorfia di dolore quando cercò di sedersi, era quasi divertente.
"Dov'è Selena?" Chiese e feci spallucce.
"Se n'è andata" risposi e lo vidi sgranare gli occhi.
"Cosa?" Chiese incredulo e risi scuotendo la testa vedendo la sua reazione, l'amore, una cosa sopravvalutata.
"A fare la spesta, è andata a fare la spesa" spiegai e sospirò sollevato per poi guardarmi malissimo.
"Smettila di goderti questo momento così tanto" sbuffó sonoramente e risi facendo spallucce.
"Scusa, fratellino ma mi viene naturale"
"Devo farti una domanda" disse tornando ad essere serio e corrugai la fronte.
"Perché non vai all'ospedale?" Chiese e roteai gli occhi sbuffando sonoramente.
"Più che altro dovresti pensare a tua moglie, non a me" risposi e corrugò la fronte.
"Lo hai notato anche tu" fu tutto ciò che disse.
"Secondo te può essere malata?" Chiese e feci spallucce non sapendo come rispondere.
"Sono un medico dell'esercito, non un dottore" gli ricordai e sospirò pesantemente.
"Falla visitare quando tornate a casa" gli consigliai e mi alzai dalla sedia.
"Dovresti andare all'ospedale anche tu" mi guardò negli occhi e distolsi lo sguardo dal suo.
"Sto bene" indossai la giacca e lui sbuffò sonoramente.
"Malachai" mi richiamò usando il mio nome intero e roteai gli occhi.
"Chi chiama il figlio Malachai? È come de si aspettassero che fossi malvagio"  scherzai facendolo ridere.
"È un bel nome" disse e alzai un sopracciglio guardandolo scettico.
"Chiameresti tuo figlio Malachai?" Chiesi e scoppiò a ridere scuotendo la testa.
"Ecco, non avrebbero dovuto nemmeno mamma e papà"  lo guardai negli occhi e indossai la giacca e lui corrugó la fronte.
"Comunque vado in Jamaica" lo informai e lui annuì semplicemente.
"Non fare casini, l'interpol ti sta già cercando" mi ricordò e presi un grosso respiro per poi scuotere la testa.
"Non più, ho sistemato tutto"
"Comunque non vado in Jamaica per divertimento" aggiunsi e corrugó la fronte.
"C'è la guerra civile, hanno bisogno di rinforzi e di medici competenti"
"No, col cavolo che ci vai" scosse la testa mentre cercava di alzarsi.
"Certo che ci vado" lo guardai negli occhi mentre lui mi guardava male.
"Non sono un bambino, Justin, so badare a me stesso e prendere le mie decisioni"
Sapete cosa fa schifo nell'avere fratelli?
Avere fratelli maggiori, soprattutto quando sono troppo protettivi e non hanno fiducia in te, quando non credono nelle tue abilità, quindo ti fanno sentire inferiore, inutile. Era proprio così che mi sentivo, mi sono sempre sentito così, Justin era il foglio fantastico, andava bene a scuola, lavorava, aiutava papà a mantenere la famiglia, si occupava di noi. Persino Kate era meglio di me anche se era la mia gemella, le piccole pesti erano fantastici e poi c'ero io, andavo malissimo a scuola, litigavo con tutti, avevo rischiato di essere bocciato e espulso spesso, non avevo mai fatto niente di utile, mamma e papà avevano sempre preferito lui, era lui il figlio perfetto.
"Sono un po' troppo grande per dare retta a te" lo indicai e sospirò pesantemente
"Ora vado, ho il volto tra quattro ore"
"Kai" mi chiamò ma lo ignorai semplicemente, come avevo cominciato a fare da un bel po' di tempo.
Selena's p.o.v.
Tornai a casa e sentii la casa stranamente silenziosa, corsi sù per le scale dopo aver lasciato le buste della spesa in cucina e bevuto un po' di acqua, aprii la porta della mia camera e vidi mio marito in piedi mentre si metteva la giacca dandomi le spalle, lo chiamai ma non ricevetti nessuna risposta, corrugai la fronte avvicinandomi a lui e lo chiamai di nuovo ma proprio come prima non mi rispose, cominciai a temere, per una frazione di secondi pensai che fosse l'altro Justin, quello cogliene e antipatico non il Justin di cui mi ero innamorata.
"Stai bene?" Chiesi preoccupata e si girò verso di me quando misi la mia mano sulla spalla.
"Non dovrei?" Chiese a sua volta alzando un sopracciglio e lo guardai seriamente sospirando leggermente.
"Ti conosco, so quando non stai bene" risposi e mi guardò scettico.
"O davvero? Pensavo che non ti ricordassi nulla" disse acidamente e distolsi lo sguardo e feci un passo indietro ma lui afferrò il mio polso delicatamente.
"Scusa, non volevo, sono arrabbiato" chiese perdono e lo guardai teneramente mettendo una mano sulla sua guancia.
"Devo picchiare Kai?" Chiesi e rise leggermente per poi sospirare pesantemente
"Ti prego facciamolo insieme" rispose e risi anche io.
"Cosa ha combinato questa volta?" Chiesi rassegnata, conoscevo Kai, dirgli di non fare cazzate era come dirgli di amputarsi entrambe le gambe.
"Va in missione in Jamaica" rispose e sgranai gli occhi incredula.
"Andiamo a picchiare Kai" confermai la mia decisione.
"Non so che fare, mi sento in colpa" confessò e corrugai la fronte.
"Si è sempre sentito messo in ombra da me, fin da quando eravamo piccoli, nonostante lui stesse quasi sempre male, mamma e papà avevano l'attenzione su di me" sospirò pesantemente e feci lo stesso.
"Jus, non è colpa tua"
"Ma lui non se lo meritava in ogni caso, se non fosse andata così lui non sarebbe come è adesso!" Disse esasperato e afferrai il suo volto con le mani.
"Cosa ne dici se andiamo a salutare Kai e poi torniamo a casa nostra?" Chiesi alzando un sopracciglio e guardandolo negli occhi, lo vidi sorridere ampiamente, i suoi occhi brillavano, era bellisimo e amavo vederlo così felice.
"Vuoi tornare a casa?" Chiese non credendo alle mie parole e io annui debolmente mentre sorridevo proprio come lui.
"Voglio tornare a casa" risposi con gli occhi lucidi dalla felicità e sentii le sue labbra sulle mie per una frazione di secondi.
"Dio, quanto di amo" sorrise prima di superarmi ed uscire dalla stanza, sorrisi scuotendo la testa incredula e andammo di sotto, sembrava come se fossimo una coppia di adolescenti ed era bellissimo ma la verità era mon eravamo degli adolescenti, eravamo marito e moglie con un sacco di problemi e una figlia in un altro paese che viveva con i nostri sosia. Non c'era niente di normale in noi ma era bellissimo comunque.
Salimmo in macchina e mi misi alla guida, mi mancava guidare ma avevo anche il terrore di farlo però non potevo farlo fare a Justin, era sotto un sacco di antidolorifici.
"Jus" lo chiamai prima di mettere la macchina in moto e lui si girò verso di me con la fronte corrugata.
"Ti amo anche io" lo vidi sorridere prima di darmi un bacio più lungo di quello di prima, sorrise sulle labbra e sentii le nostre lingue toccarsi, misi le mani dietro al suo collo e poi appoggiammo le nostre fronti l'una contro l'altra mentre respiravamo affannosamente.
"Io ti amo di più"mi diede un altro bacio e cominciai a guidare verso l'aeroporto.
Il viaggio fu silenzioso ma non era un silenzio imbarazzante, era più che altro un silenzio rilassante. Lo vidi aprire il porta oggetti della macchina e vidi i nostri passaporti, si girò verso di me e sorridermi dolcemente, ricambiai il sorriso e guidai più velocemente.
Pensai che avrei avuto dei flash di ricordi dell'incidente invece niente, sospirai sollevata, ero contenta che non ricordavo niente di quel giorno.
"Cosa è successo all'altro conducente?" Chiesi di punto in bianco e lui si girò verso di me con la fronte corrugata.
"È in prigione" rispose e sospirai sollevata, ero contenta che fosse in prigione, era un pericolo per la comunità quello lì.
Arrivammo all'aeroporto, andammo nel terminal delle partenze, vedemmo molti militari che parlavano tra di loro poi vedemmo Kai mentre parlava con una bambina, indossava la divisa dei militari ma era diversa da quella degli altri, sul braccio sinistro c'era la bandiera Canadese a differenza degli altri che erano americani, in più aveva una fascia bianca con la croce rossa al centro legata al braccio, serviva per distinguerlo dagli altri, non era un militare, era il loro medico.
Mi girai verso di Justin che guardava il fratello da lontano, sorrideva con gli occhi lucidi, era così orgoglioso di lui, sorrisi anche io per mettere una mano sulla spalla.
"Andrà tutto bene, sa badare a sé stesso" lo rassicurai e lui annuì consapevolmente.
"Lo so ma non voglio saperlo così lontano" sospirò pesantemente.
"E cosa mi dici quando era in Russia o in Cina?" Gli chiesi e fece spallucce.
"Era per il suo bene, stava scappando"  rispose semplicemente e cominciammo ad avvicinarci a lui, la bambina andò verso la famiglia dopo aver salutato mio cognato sorridendo felicemente.
"Kai" lo chiamò e lui si girò verso di noi e sbuffò sonoramente.
"Non mi farai cambiare idea" si alzò in piedi e solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse alto.
"Non voglio farlo" scosse la testa e lui lo guardò sorpreso.
"Non ci riuscirà nemmeno lei, in caso abbiate escogitato qualche strano piano" mi indicò e risi scuotendo la testa.
"Se è ciò che vuoi perché dovremmo fermarti?" Chiesi e sospirò pesantemente.
"Ringrazio Dio che tua moglie abbia qualche neurone più di te, fratellino" tornò a guardare Justin che rise.
"Lo sappiamo tutti che dietro a un grande uomo c'è una grande donna"
Kai rise scuotendo la testa.
"Non nel mio caso"
"Promettimi che starai attento" Justin lo guardò seriamente e Kai fece lo stesso.
"Promesso" sorrise debolmente.
"Bene perché voglio vederti tutto intero" sorrise anche Justin per poi abbracciare il fratello che ricambiò l'abbraccio.
"Ti voglio bene" guardò Justin negli occhi mentre io lo guardavo incredula, Kai che lo diceva apertamente?
"Ti voglio bene anche io se vorrei picchiarti brutalmente quasi sempre" scherzò e lui rise per poi girarsi verso di me.
"Tu non guardarmi così, ho un cuore anche io" mi guardò fintamente offeso e risi proprio come lui.
"Voglio bene anche a te, nana" mi guardò sorridendo e roteai gli occhi.
"Ti voglio bene anche io" sorrisi per poi abbracciarlo.
"Tratta bene mio fratello o vengo a spezzarti le ossa, chiaro?" Chiese mentre ci abbracciavamo.
"Tranquillo, lo farò" sorrisi e anche lui, poco dopo chiamarono i militari per imbarcarsi.
"Ci vediamo tra due mesi" ci salutò con un cenno della mano per poi andarsene.
Lo seguimmo con lo sguardo fino a quando ci fu possibile, poi, mano nella mano, andammo a prenotare i biglietti, due ore dopo eravamo a 4 ore di tempo lontano da casa e ha a Dio sa quanti metri lontano da terra.
Justin si era addormentato, non era mai stato un grande fan degli aerei, li odiava da morire.

A: Justin❤
Hai fatto un buon viaggio?

Da: Justin❤
No, lo sai che odio usare l'aereo.

A: Justin❤
Non lo odi, hai paura😂

Da: Justin❤
Sono Justin Bieber! Non ho paura degli aerei!

A: Justin❤
Certo😂

Da: Justin❤
😒❤

A: Justin❤
Ora io vado a scuola, ci sentiamo dopo

Da: Justin❤
Va bene amore❤

Sospirai pesantemente chiudendo gli occhi per poi sorridere debolmente, amavo ricordare, forse c'era una speranza, forse potevo tornare a ricordare tutto.

Arrivammo davanti alla grande casa bianca di legno e con la staccionata di colore nero, vidi mia figlia giocare con il grande pastore tedesco di Jason, Alex era sull'altalena mentre guardava mia figlia attentamente.
"Andiamo" Justin afferrò la mia mano ed entrammo dentro il recinto, nostra figlia si girò verso di noi quando sentì il rumore del cancello, sgranò gli occhi per poi alzarsi e correre verso di noi.
"Mamma! Papà!" Disse felicemente e ci abbassamo al suo livello per poi abbracciarla forte.
"Mi siete mancati" disse singhiozzando e le tolsi le lacrime dagli occhi.
"Non ti lasceremo più da sola, promesso" la rassicurai e sorrise per poi abbracciarmi di nuovo.
"Ti voglio tanto bene" disse e i miei occhi diventarono lucidi, quanto ero stata stupida ad andarmene?
"Te ne voglio anche io, piccola mia" la abbracciai un ultima volta e poi andò da Justin che la prese in braccio.
"Hey, principessa" le diede un bacio sulla guancia e lei scosse la testa.
"Non sono una principessa, io voglio essere un soldato, come te" lo guardò negli occhi e lui rise.
"Ma anche no" scosse la testa e lei mise il broncio.
"Dov'è zio?" Chiese notando che non era con noi.
"In giro, come sempre" rispose Justin e poi vedemmo la porta di casa aprirsi, vidi McCann guardarci, il suo sguardo non esprimeva nessuna emozione, aveva un aspetto terribile, aveva delle occhiaie molto scure, era dimagrito parecchio, si notavano le ossa delle sue guance.
"Che cavolo ti è successo?" Chiese Justin corrugando la fronte e vidi Jason sgranare gli occhi quando mi vide.
"Non anche te"

Marry you again?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora