fuck this shit

1.2K 48 0
                                    

"Justin mi stai ascoltando?" Chiesi mentre passavo l' aspirapolvere ma lui continuava a fissare il vuoto, roteai gli occhi per poi avvicinarmi a lui r sventolare la mano davanti ai suoi occhi.
"Hai detto qualcosa?" Corrugó la fronte guardandomi confuso e sbuffai sonoramente.
"A che stavi pensando?" Chiesi spegnendo l'aspirapolvere e mi sedetti accanto a lui mettendo la mano sulla sua spalla.
"Alla siria" rispose spegnendo la tv dove stava dando il telegiornale, sospirai pesantemente e sorrisi debolmente.
"Il Canada non c'entra niente con quello che sta succedendo, non vi faranno partire" lo rassicurai e spinse la testa all'indietro chiudendo gli occhi.
"Non siamo mai centrati niente" mi ricordò aprendo gli occhi e guardandomi negli ultimi.
"Mamma, papà!" Ci chiamò Florence scendendo dalle scale e si fermò davanti a noi mostrandoci la foto di un cane.
"Scordatelo"
"Andiamo a prenderlo?" Dicemmo all'unisco e fulminai Justin con lo sguardo.
"Justin!" Lo richiamai e lui rise.
"Sii!" Corse di sopra per mettersi le scarpe, incrociai le braccia al petto e guardai Justin che fece spallucce.
"Fatelo entrare dentro casa e vi stronco le braccia" lo minacciai e fece spallucce.
"Sarebbe una tua perdita, amore" ghignó e lo colpii scherzosamente sulla spalla e lui rise facendo ridere anche me.
"Torniamo presto, promesso" mi diede un bacio a stampo e annui, lui porse la mano a lei che la afferrò felicemente.
"Ciao mamma!" Mi salutò e sorrisi per poi salutarla con un cenno con la mano.
Mi affacciai alla finestra e sorrisi guardandoli, la mise nel seggiolino prima di entrare in macchina e cominciare a guidare, allontanandosi da casa.
Sospirai pesantemente e andai di sopra, sistemai i letti, finii di fare quello che avevo interrotto prima e finii di passare l' aspirapolvere, decisi di cominciare a pulire il giardino, a fare un bel posto dove poi Justin avrebbe messo il cucciolo, amavo i cani da morire, avevo sempre voluto uno non dentro casa, Justin e Florence facevano già abbastanza casino, figuriamoci cosa avrebbe fatto il cane.
Tagliai l'erba e poi la buttai via quando vidi Jason e Mia scendere dalla macchina, fui felicissima di vederla, sembrava stare così bene, sorrisi andando verso di loro e la abbracciai.
"Non ci vediamo da ieri" rise ricambiando l'abbraccio e risi anche io per poi guardarla dopo aver rotto l'abbraccio.
"Lo so ma sembri stare benissimo" sorrisi e sorrise anche lei annuendo.
"Le medicine stanno cominciando ad avere effetto finalmente" spiegò sorridendo.
"Esisto anche io, grazie per la considerazione" sentimmo la voce di Jason che roteò gli occhi facendoci ridere.
"Shh, mi sono appena liberata di Justin per un po', ho bisogno di un giorno tra ragazze"
"Peccato perché non la lascio da sola nemmeno per un secondo"
Sorrisi nel guardarlo, era cambiato così tanto, era passato dall'essere il ragazzo che aveva cercato di uccidere me e Lilith a questo, una persona che ama la moglie da morire.
"Ti sei imbambolata, Gomez?" Chiese alzando un sopracciglio e roteai gli occhi.
"Perché sembri più giovane di Justin?" Corrugai la fronte e lui fece spallucce.
Avevano cinque anni di differenza eppure Jason sembrava essere più giovane di lui, non aveva nemmeno una ruga.
"Si chiama essere stress free" rispose semplicemente andando dentro e roteai gli occhi gli occhi di nuovo.
"Non è che non lasciavi Mia?" Lo stuzzicai e lui mi fece il dito medio.
"È tutta tua, ne ho avuto abbastanza"
"¿que acabas de decir?"
"Hijo de puta" lo fulminò con lo sguardo facendolo ridere.
"Non so il spagnolo!" Disse esasperato e lei si tolse una scarpa per poi lanciargliela, cosa che mi fece ridere.
Entrammo dentro tutti quanti, feci una bella cioccolata calda per tutti noi, mi sedetti sul divano e notai le cicatrici sulle caviglie di Jason, aveva i calzini corti e si notavano bene, eppure non avevo idea di come se li avesse fatti, chi sparava alle caviglie?
"Che stai guardando?" Chiese Mia corrugando la fronte e indicai i suoi piedi mentre bevevo un sorso di cioccolata calda.
"È stato Justin" disse Jason semplicemente e sgranai gli occhi incredula.
"Beh, tu avevi rapito lei" mi indicò e annui consapevolmente, quello me lo ricordavo ma non della sparatoria.
"Gomez, calmati, chi se ne frega se non ricordi niente? Hai Justin, Florence, un cane che loro due faranno entrare dentro casa comunque, farete nuovi ricordi" scrollò le spalle mentre prendeva una sigaretta e la accese, io e Mia invece lo guardavamo incredule.
"Ok, tu non sei mio marito" disse e lui rise prima di fare un tiro con la sigaretta.
Continuammo a parlare finché non vidi la porta di casa aprirsi, vidi Florence sconsolata e Justin ancora di più, corrugai la fronte avvicinandomi a loro perplessa.
"Che è successo?" Chiesi confusa e Florence corse di sopra, stavo per seguirla ma Justin mi afferrò il polso e scosse la testa mentre mi guardava negli occhi.
"Justin che succede?" Chiesi confusa e preoccupata proprio come i nostri sosia che erano alle mie spalle.
"Devo partire domani" rispose e sgranai gli occhi scuotendo la testa.
"Cosa? No! Non possono deciderlo così di punto in bianco!" Scossi la testa di nuovo e lui afferrò il mio volto con le sue mani fredde per via del clima freddo del Canada.
"Sì che possono" disse semplicemente per poi andare di sopra.
"Dove vai?" Chiesi e fece spallucce senza rispondere.
"Perché non vai con lui?" Chiese Jason e mi girai verso di lui.
"Perché vorrei crescere mia figlia in un posto sicuro" risposi ovvia e lui si alzò in piedi.
"Non dicevo nello stesso posto, in un paese vicino, così potete vedervi più spesso" spiegò e sospirai pesantemente scrollando le spalle.
"Perché è qui che si sono tutti i parenti di Florence, ci siete voi, Alex" sorrisi debolmente e lui sospirò mettendosi le scarpe.
"Sì, però dall'altra parte del mondo ci sarà suo padre"

Loro andarono via, io andai di sopra, andai prima da mia figlia, sospirai pesantemente quando notai che era addormentata, la coprii la sua coperta di Frozen, le diedi un bacio sulla fronte e uscii dalla sua stanza chiudendo la porta delicatamente una volta fuori dalla camera. Mi fermai davanti alla porta, presi un grosso respiro ed entrai, lo vidi sdraiato con la testa schiacciata sui cuscini, sospirai pesantemente e mi avvicinai a lui, misi la mano sulla sua spalla e si girò verso di me guardandomi con quei occhi che amavo.
"Non è giusto"
"Questa volta ti do ragione" mi diede ragione e appoggiò la sua testa sulla mia coscia.
"Hai un disturbo post traumatico da stress, non dovrebbero farti partire" scossi la testa e lui sospirò facendo spallucce.
"Sono stato dichiarato idoneo, la maggior parte dei soldati ce l'hanno, se fosse per quello non chiamerebbero nessuno" guardò il soffitto e sospirai di nuovo.
"Per quanto starai via?" Chiesi accarezzando i capelli.
"Tre mesi" rispose continuando a guardare il soffitto.
"Che merda" bisbigliai e lui rise.
"Beh, almeno sono un sergente adesso" disse semplicemente e presi un grosso respiro.
"E se partissimo tutti quanti?" Chiesi e corrugó la fronte per poi guardarmi negli occhi.
"Voglio che mia figlia cresca qui in Canada"
"E io vorrei che crescesse accanto al padre" dissi acidamente e mi alzai dal letto facendolo sbuffare.
"Sel, non fare così" si alzò anche lui avvicinandosi a me.
"Non voglio vederti partire" scossi la testa e i miei occhi diventarono lucidi.
"Troverò una soluzione, te lo prometto" afferrò il mio volto con le sue mani e mi diede un bacio soffice.
"Farai meglio a tornare da me tutto intero, Bieber" lo guardai male ma scherzosamente e lui rise alzando un sopracciglio.
"Oppure?" Chiese e lo colpii sulla spalla.
"Ti amo da morire" dissi semplicemente e sorrise.
"Ti amo anche io"

Marry you again?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora