Capitolo 2. Chierico belva

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Guardai dalla finestra mio padre allontanarsi verso la vecchia Yharnam insieme ad Alfred, ero spaventata da tutto questo. La situazione non era delle migliori lì e ero preoccupata per loro. Andai verso la cucina dove mamma stava dividendo, in piccoli sacchettini di stoffa, l'incenso che papà aveva preso per poterlo dare a più persone possibili.
«Mamma, stai tranquilla papà e Alfred se la caveranno. Non ho mai visto nessuno forte come loro!» le dissi per tranquillizzarla.
«Si tesoro lo so, non sono loro che mi preoccupano!» disse alzando lo sguardo da quello che stava facendo per osservarmi.
«Mamma, devi stare tranquilla!» la rassicurai.
«Si Diana, per te questa situazione è nuova. Non hai mai lottato fino ad ora con nessuna belva, ti sei solo allenata con gli altri e ho paura che possa succederti qualcosa!».
«Stai tranquilla ancora a Yharnam ci sono molte più persone che belve e con me verrà Carl è il più forte di noi!» dissi quasi dispiaciuta.
Avrei preferito andare con mio padre ed Alfred, sono sicura che Carl non mi farà uccidere nemmeno una belva e io voglio scoprire la mia runa.
«Dai mamma fatti aiutare!» le disse sedendomi accanto a lei.
«È bella la tua arma Diana! Deve essere molto pesante!» disse lei osservando la spada che ormai avevo sempre appiccicata a me.
«Si è bellissima, e stranamente non è così pesante. Mi piace. Appena l'ho presa ho capito subito che era la mia arma, è come se mi avesse scelto capisci!» le disse elettrizzata. «Non ha la runa però!» continuai.
Proprio mentre stava per dire qualcosa bussarono alla porta.
Mamma andò ad aprire mentre io continuavo a dividere l'incenso nei sacchettini.
«Oh prego Carl entri pure!» sentì dire alla mamma.
«Oh Mary lei è sempre così gentile con me! Ma non importa che mi dia del lei, ci conosciamo da molto tempo ormai!» rispose lui lusingato. «Sono venuto a prendere Diana. La porto con me a distribuire l'incenso e ad avvisare le persone di non uscire di casa dopo il tramonto» continuò lui.
«Si venga Carl è in cucina!».
Mamma e Carl entrarono in cucina e io appena lo vidi mi alzai in piedi. Lo facevo sempre, era il più anziano di noi e gli portavo molto rispetto. Lui mi aveva accettata da subito e ogni volta che mi allenavo veniva sempre a vedermi come se da me si aspettasse molto. Incute terrore a vederlo così ma è la persona più gentile del mondo, un po' insolito per un cacciatore. Era vestito completamente di nero e sul cappello aveva una piuma bianca. Con se aveva la sua mannaia e la sua pistola.
«Allora Diana sei pronta?» mi disse.
«Si certo Carl sono pronta!» persi i sacchettini che avevo riempito con mamma poco prima e li misi dentro un cestino. Presi la pistola, i proiettili e la spada, salutai mamma e mi avviai verso la porta.
«Diana!» mi fermo Carl. «Credo che dovresti metterti la tenuta da cacciatrice» continuò guardandomi.
«Ma non andiamo solo ad avvisare le persone?» risposi un po' preoccupata.
«Si ma un cacciatore è comunque un cacciatore!» replicò.
«Si, giusto! Allora vado subito a metterla!» dissi posando il cestino e le armi vicino alla porta. «Torno subito!».
Corsi subito nella mia camera e nell'armadio presi la mia tenuta da cacciatrice. Era blu scuro quasi nera, la giacca aveva dei bottoni in oro e il pantalone era rifinito di rosso. Gli stivali erano semplici e marroni. Presi la cintola, dove mamma aveva cucito un porta proiettili e un porta pistola e lo legai in vita. Poi presi i miei guanti di pelle che coprivano solo il braccio e infine il cappello e tornai al piano di sotto dove mamma e Carl mi aspettavano.
«Sono pronta!» dissi sistemando pistola e proiettili nella cinta.
«Bene Diana prendi la tua spada!» mi disse Carl. «Ti ringrazio Mary e stai tranquilla è in ottime mani! La proteggerò a costo della vita!» disse rivolgendosi alla mamma.
Non capisco davvero tutta questa preoccupazione, chi pensava che avremmo incontrato lì fuori, dovevamo solo avvertire le persone questo era il nostro compito.
Usciti di casa le strade erano deserte. Tutti sapevano cosa stava succedendo ma speravano che fosse tutto solo un brutto sogno ma avevano comunque paura.
Nella piazza centrale di Yharnam c'era qualche bambino che giocava. Ci guardavano come se non avessero mai visto niente di simile e al nostro passaggio smisero di giocare.
«Andate a casa piccoli è pericoloso fuori!» disse loro Carl.
I bambini lo guardarono per qualche secondo e poi corsero via verso le proprie abitazioni.
Nella piazza c'era qualche casa così io e Carl ci separammo e ognuno di noi andò a bussare alla porta di ogni casa.
Mi avvicinai alla prima casa e bussai.
«Si chi è?» disse da dentro una voce.
«Si salve, scusa se l'ho disturbata! Sono Diana la figlia di Andrey. Dovrei lasciarle una cosa può aprire la porta?» dissi sperando in un'accoglienza.
«Sei pazza! Lo sai cosa succede fuori?» rispose la voce.
«Si lo so è proprio per questo che avrei bisogno che aprisse la porta» dissi quasi pregandola.
Sentii dei passi e qualcuno che si avvicinava alla porta. Tolse i catenacci e aprì.
Una vecchina con il bastone era davanti a me e mi sentivo in colpa ad averle fatto aprire la porta, probabilmente stava riposando.
«Salve mi scusi il disturbo. Volevo sapere se posso lasciarle questo?» le chiesi mostrandole il sacchettino con l'incenso.
«L'incenso dei cacciatori?» disse sgranando gli occhi.
«Si signora lo conosce per caso?» domandai.
«Ma certo si sente parlare molto di voi cacciatori e non pensavo che accettassero ragazzine!» rispose quasi sorridendo.
«Già! Comunque come sa già succedono cose strane qua e la vecchia Yharnam ne ha subito le conseguenze. Posso metterle questo nella lanterna qui fuori?» dissi indicandole la lanterna attaccata vicino la porta.
«Si certo. Speriamo che serva a qualcosa».
«Non si preoccupi finché ci siamo noi non succederà nulla!» la rassicurai.
Misi l'incenso nella lanterna e lo accesi.
«Ecco fatto signora. La ringrazio e scusi ancora il disturbo!» dissi salutandola.
Vidi la signora rientrare in casa e chiudere la porta. Usai lo stesso procedimento per la maggior parte della case di Yharnam. Alcuni accettavano gentilmente, altri erano a favore di quello che la Chiesa stava facendo e vedevano noi cacciatori come dei mostri pronti a tutto per fermarla.
In molte case della città, specialmente quelle più vicine al ponte che portava alla Chiesa, nessuno rispondeva. Erano già stati presi.
Si stava facendo buio e si iniziavano a sentire strani versi e urla provenire dal ponte.
Carl mi guardò.
«Diana vai a casa! Subito!».
Non potevo lasciarlo da solo, non volevo. Sapevo di poter essere d'aiuto, sapevo di riuscire a cavarmela.
«No, non ti lascio solo!» gli urlai.
«No, assolutamente no! Ho promesso a tua madre di proteggerti e questo è il caso! Vai via!» replicò. Sembrava spaventato. Allungò la sua mannaia e si diresse verso il ponte.
«Fa quello che ti dico Diana!» disse mentre caricava la pistola. «Vai!» urlò.
Feci per andarmene ma mentre stavo per scendere le scale ma un lupo abbastanza grande mi sbarrò la strada.
«Carl!» urlai.
Non feci in tempo a gridare che il lupo mi saltò addosso. Scattai indietro e caddi a terra. Avevo sopra di me il lupo. Doveva essere una persona prima di diventare quella belva. Non riuscivo a muovermi. Non sapevo cosa fare. Nella caduta la spada si era allontanata da me, ma non so come mi ricordai che a casa avevo prontamente caricato la pistola come mi aveva insegnato papà in allenamento. Mi divincolai un po' mentre quella belva si avvicinava a me pronta ad uccidermi. Presi la pistola dalla cintura che avevo legato in vita, chiusi gli occhi e sparai.
«Diana!». Carl era vicino a me e temeva già il peggio dopo il mio urlo.
«Sto bene Carl!» dissi spostandomi il cadavere della belva da dosso. «Tranquillo!».
«Ma come hai fatto?» domandò Carl.
«Avevo caricato la pistola prima a casa e me lo sono ricordato ed ho sparato sapendo quale punto dovevo mirare per ucciderlo. Me lo aveva detto papà in allenamento» risposi.
«Sei in gamba Diana!» disse felice che stessi bene.
Raccolsi la mia spada e rigraziai Carl.
«Carl guarda!» dissi richiamando la sua attenzione.
Intorno a noi si erano riuniti dei lupi, come quello che avevo ucciso poco prima, e dei cittadini armati di forche e torce.
«Che cos'hanno! Non sembrano sani di mente!» chiesi a Carl.
«È la malattia Diana!» rispose «Dobbiamo ucciderli prima che loro uccidano noi!» continuò.
Trasformai la mia spada in uno spadone e mi misi in posizione mentre quelle creature si avvicinavano a noi.
Ma quando sia io che Carl eravamo pronti a combattere un urlo straziante fece scappare tutti.
Guardai Carl spaventata.
Qualcosa di molto grande si stava avvicinando a noi. Sentivo i passi sempre più vicini e poi, poco dopo una belva enorme era davanti a noi. Era molto simile ad un lupo ma a tratti sembrava un cervo.
«Che cosa diavolo è!» dissi a Carl.
«È un chierico! I membri della Chiesa so trasformano in queste cose perché sono più alti di grado!» rispose Carl indietreggiando ad ogni passo che la belva faceva verso di noi.
«Hanno sperimentato anche sopra loro stessi?» chiesi.
«Si volevano avvicinarsi a quelli che loro chiamano Grandi Esseri ma non ci sono riusciti, qualcosa è andato storto!» mi rispose caricando la pistola.
Prese dalla sua cintola un pezzo di carta e lo strofinò sulla sua mannaia e quest'ultima prese fuoco. Ero scioccata. Non sapevo che esistessero queste carte speciali.
«Tieni strofinalo sulla tua spada!» disse passandomi la carta.
Feci lo stesso procedimento e anche la mia spada divenne infuocata.
La belva tirò un pugno a terra, Carl mi tirò a se per schivare il colpo. Colpimmo il chierico ormai divenuto belva ripetute volte ma era molto forte non sentiva neanche i nostri colpi.
La belva saltava e tirava colpi. Uno di questi colpi Carl e lo scaraventò addosso al cancello che collegava la nostra Yharnam a quella vecchia, facendogli perdere conoscenza.
Adesso ero sola. Non avevo mai combattuto una belva, avevo paura. La belva si avvicinava a me pronta ad uccidermi così mi feci coraggio e corsi sotto le sue gambe. La creatura mi perse di vista e iniziai a colpirlo rompendogli le gambe e facendolo cadere a terra. Una volta a terra ritrasformai lo spadone in spada e gli infilai la spada in testa uccidendolo.
Finalmente era morta avevo ucciso la mia prima belva.
Corsi da Carl non mi importava vedere che runa appariva sulla mia spada.
«Carl, Carl ti prego!» gli urlai. Non rispondeva. Quando finalmente riprese conoscenza cercò di alzarsi ma era molto debole e aveva sangue ovunque.
«Diana hai ucciso la tua prima vera belva! Brava sono fiero di te!» disse.
«Carl ti prego andiamo, alzati!» gli dissi in lacrime.
«Diana avevo promesso a tua madre che ti avrei protetto a costo della mia vita e così ho fatto, me ne sto andando! Il mio compito è finito!» disse con un filo di fiato.
«No, no, no ti prego devi aiutarmi» dissi mentre non riuscivo a trattenere le lacrime.
«Diana, tu sei destinata! Tu fermerai tutto! Promettimi che lo farai!».
«Si Carl te lo prometto!» dissi.
«Trova il Coro e distruggilo» disse. Quelle furono le ultime parole che Carl pronunciò.
Presi della sua tasca la carta per rendere le armi di fuoco e i proiettili che gli erano rimasti, raccolsi la mia spada e tornai a casa.

«Mamma!» dissi abbracciandola in lacrime.
«Diana! Dov'è Carl?».
«È morto!» le dissi tra le lacrime.
«Cosa? Come?» disse mamma.
«Si una belva ci ha attaccati e lui mi ha protetto ed è morto!» le risposi. «Ma non preoccuparti l'ho uccisa!» continuai.
«Hai ucciso una belva?» disse spaventata.
«Si. Adesso non ucciderà più nessuno. Ma mamma devo andare adesso!» le dissi asciugandomi le lacrime.
«Come devi andare?» rispose.
«Si ho promesso a Carl che avrei trovato il Coro e lo avrei distrutto. Lui ha detto che è il mio destino farlo. Ho promesso!» le spiegai mentre pulivo la spada dal sangue.
«Ma Diana, non sai nemmeno dov'è questo Coro!» replicò.
«No, ma so dove sono gli altri cacciatori!».
Mentre mamma continuava a dire che era pericoloso e che non potevo andare sulla mia spada era spuntata la mia runa. Uno strano simbolo che non avevo mai visto neanche sui libri. La osservai.
«Mamma, sono una cacciatrice ormai devo andare! Tu qui sei al sicuro! Devo porre fine a tutto questo!» dissi prendendo la mappa e avvicinandomi alla porta. «Andrò a cercare papà, Alfred, Fill, Samuel e gli altri cacciatori sparsi nelle città vicine per farmi aiutare. Fermerò tutto questo è il mio destino!» continuai.
«Diana!» mi urlò la mamma sulla soglia della porta.
«Tornerò! Te lo prometto!» dissi allontanandomi.
Fuori era buio pesto ma io sapevo dove andare. La vecchia Yharnam è lì che ero diretta.

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Mi dispiace scrivere sempre così tanto, davvero, spero che i capitoli così lunghi non vi facciano annoiare. Ci tengo molto a questa storia e ogni volta che ho idee scrivo.
Scusate.
Buona lettura♥

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