CAPITOLO 1- ELENA POV

750 18 4
                                    

Sono qui, avanti a questo stadio, sono qui dopo tanto tempo, sono qui tra mille difficoltà, sono qui anche contro la mia stessa volontà.

Mi metto in coda insieme ad una calca di persone euforiche che non vedono l'ora di entrare e prendere posto su quegli spalti; ho il mio biglietto nella mano destra e in quella sinistra impugno quella sciarpa piena di ricordi, che racchiude i colori della mia fede, le gioie e i dolori di un popolo intero.

Ho le gambe che mi tremano, le mani che sudano e la gola secca; sono rinchiusa in un turbine di emozioni che fa vacillare la mia volontà di oltrepassare quei tornelli che mi separano dalla mia seconda casa.

Sono in confusione più totale quando in automatico mostro alla guardia il mio biglietto e mi immetto all'interno di quella bolgia che ancora deve riempirsi; percorrendo quei metri che mi separano dalle gradinate della mia curva, ripenso a tutte le sensazioni che ho abbandonato nel corso di questi ultimi cinque anni, l'adrenalina, la gioia, la fratellanza e il vero gusto delle domeniche pomeriggio, quando era più importante seguire la squadra del cuore, anche sotto la pioggia torrenziale che stare al calduccio sotto le coperte in casa a vedere il pallone rotolare su quel rettangolo di gioco attraverso uno schermo.

È un'emozione unica salire quelle gradinate e sentire i cori, che immancabili, si propagano nell'aria; giro il mio viso a sinistra, dove vedo una coppia che felice fa accomodare il proprio bambino sul seggiolino della tribuna, sono tutti vestii d'azzurro, in moda da far constatare la loro fede a chiunque li veda passeggiare per le strade prima di arrivare in questo posto unico. Negli occhi di quel bambino vedo la gioia e lo stupore, che solo i primi contati con questo mondo a se, possono dare, vedo le sue manine alzarsi mente sente i cori prodotti dai ragazzi presenti nelle due curve, che festosi cantano ancor prima dell'entrata in campo dei giocatori per il riscaldamento.

Continuo a camminare, in automatico, non facendo prevalere quella sensazione di inadeguatezza, di voglia di fuggire da questo luogo tanto amato quanto odiato; continuo il mio percorso fin quando non trovo il posto che stavo cercando. Amo la sensazione unica che può dare la curva B, quella che, grazie a mio fratello, ho scoperto parecchi anni fa, quando ancora ragazzina preferivo seguire lui allo stadio più che uscire con le mie amiche per andare a prendere un gelato al bar. Ho preferito la mia passione per il Napoli a tante altre cose femminili; mentre le miei compagne leggevano le riviste di moda, io leggevo il Corriere dello Sport; mentre loro seguivano uomini e donne io vedevo le conferenze stampa dei giocatori della mia squadra; mentre loro compravano magliette di alta moda io acquistavo la divisa con lo stemma della mia seconda famiglia. Sono stata sempre additata da tutti come quella strana; molti maschi si sentivano addirittura impauriti dalle mie conoscenze calcistiche, che non ho mai nascosto; sono orgogliosa di quello che sono diventata grazie alle orme di mio fratello, che fedelmente ho seguito senza incertezze.

Il posto che ho scelto è lo stesso che ho sempre avuto quando venivo allo stadio; so che qui ci sono gli 'ultras' ma io ero una di loro e quindi non mi fa paura questo mondo, ritenuto da molti pericoloso e inaffidabile. Ora non posso definirmi più così, sono stata lontano per così tanto tempo che sono arrivati nuovi inni che si uniscono di sottofondo. Quando venivo io qui c'era ancora l'usanza di cantare 'O Surdato Nnammurato' mentre ora l'inno più comune è 'Un giorno all'improvviso'. Sono cambiate così tante cose in questo periodo, a partire proprio da me.

Mentre mi accomodo, momentaneamente, dove vedrò in piedi la mia squadra, inizio a riflettere su quanto sono fortunata a trovarmi qui nello stesso posto in cui ha giocato il miglior calciatore della storia, D10S, pensare che abbia calpestato questa stessa erba che ora i miei occhi stanno rivedendo dopo tanto tempo, pensare che abbia baciato quegli stessi colori che ora adornano, in stile più moderno, il mio busto, è tutto un'emozione indescrivibile. Essere tifosa della squadra che ha avuto come protagonista il giocatore più forte mai avuto in Italia, mi rende orgogliosa, non mi importa che il palmares sia scarno di vittorie eclatanti, mi importa soltanto delle emozioni incommensurabili che mi fa vivere.

ULTRAS - L'amore tra gli spalti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora