CAPITOLO 18 - TONY POV

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Le sue braccia attorno al mio torace, il suo profumo unico ed inconfondibile che solo la sua pelle può emanare, le sue mani sulle mie spalle, il suo torace a contatto con la mia schiena. Il calore che emanavano i nostri corpi a contatto l'uno con l'altro sembravano aver eliminato tutti gli strati di abiti che ci riparavano dal vento che si infrange a su di noi mentre percorreva a tutta velocità l'autostrada in direzione casa.
Tutto questo mi sembra così vivido, mi sembra di riviverlo ogni secondo della mia vita, eppure sono passati già due giorni.

Appena partiti si è stretta a me in un modo così forte che credevo di soffocare, ma non perché mi stesse togliendo aria bensì perché il contatto così stresso fra di noi ha portato ogni cellula del mio corpo a scombussolarsi; non so con quale forza sono riuscito a restare concentrato sulla guida. Durante tutto il tragitto mi sono beato del suo aroma, che il movimento dell'aria faceva arrivare perfettamente alle mie normici.

Due giorni erano passati ma il pensiero rimaneva fisso a lei, la mia soglia di concentrazione si era abbassata a dismisura e Rino non perdeva occasione per rimproverarmi ogni due per tre, credo che solo ieri abbia pronunciato il mio nome minimo venti volte in un ora.

Ora sono dietro al bancone del bar che cerco di risistemare tutti i bicchieri e gli alcolici, il locale è chiuso da una mezz'ora buona e quindi per me è arrivato il tempo di riordinare dopo una serata di routine.

"Amico io ho quasi finito tra i tavoli tu a che stai?" mi chiede Salvo, mentre è intento a pulire un tavolino poco lontano dal mio bancone.

"Si ci sono quasi" rispondo cercando di non far trapelare la mia poca attenzione nei confronti delle sue parole.

"Tony?" mi richiama

"Dimmi" rispondo continuando a tenere lo sguardo sugli ultimi dieci bicchieri che ho avanti agli occhi.

"Sai che non mi intrometto mai e amo farmi i fatti miei, ma questa volta una domanda te la devo fare, che ti sta succedendo? Negli ultimi giorni sei un po' strano" ammette fermandosi con il panno intrinseco di bevande cadute sui tavolini, a mezz'aria.

"Sinceramente non lo so neanche io" ammetto le mie insicurezze.

"Se hai bisogno di parlarne sai dove trovarmi" mi dice avvicinandosi al banco ne per sciacquare il suo strofinaccio.

"So che sai tenere la bocca chiusa, se mi servisse un'auto morale mi farò sentire" gli dico mostrando un mezzo sorriso.
Neanche il tempo di sentire le sue parole che il mio telefono interrompe la nostra conversazione di fine turno; appena leggo il mittente capisco che il mio programma di letto tutto il giorno si è andato a far friggere.

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"Tony sei in ritardo" la voce di Giosuè mi riempie le orecchie nonappena metto piede all'ingresso del nostro 'ufficio'.

"Ho fatto il più in fretta possibile, credevo che almeno una doccia rifocillante potevo permettermela dopo una notte di lavoro" dico sbuffando sonoramente.

"Scusa ma abbiamo questioni importanti di qui parlarti e sono molto urgenti" dice con fare preoccupato.

"Hey amico così mi spaventi cos'è successo di così compromettente, fino a ieri mi dicevi che le acque erano calme e non si smuove a nulla" dico iniziato a togliermi il giubbotto di pelle nera che uso quotidianamente quanto prendo la mia ama moto.

"Ci sono stati degli sviluppi ed è una cosa molto urgente a quanto sembra" dice Massimo intervenendo nella discussione.

"È cioè?" chiedo sistemando i cavalcioni alla sedia.

ULTRAS - L'amore tra gli spalti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora