CAPITOLO 12 - TONY POV

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Sono in un fottuto ritardo, questa mattina la sveglia si è rifiutata di suona e mi ritrovo a sfrecciare per le vie della città più del dovuto, penso di aver infarto tutto il codice stradale italiano e inglese insieme. Oggi ho una giornata sfiancato di lavora che mi aspetta e forse la sbornia di ieri sera non ci voleva proprio.

Lascio la mia moto nel parcheggio dedicato ai dipendenti e in fretta mi precipito a scendere gli scalini che mi dividono dal retrobottega, dove sono posizionati i camerini, non ho bisogno di cambiarmi, dato che, visto l'orario, ho preferito indossare direttamente la divisa. Apro il mio armadietto e vi posiziono tutte le mie cose, compresa la giacca, la quale era l'unico indumento a coprire il mio busto tonico.
Farne il barman acrobatico ha i suoi difetti, tipo quello di non conoscere l'esistenza delle magliette in inverno. Il proprietario del locale è sicuro della sua scelta, dice che così facendo aumenta di più il numero di donne, il problema è che qui si presentano più uomini, i quali cercano di provarci spudoratamente con me, e la mia definizione di puttaniere però non comprende notti sotto le lenzuola con uomini.

Mentre richiudo, frettolosamente l'anta cigolosa del mio armadietto, vedo Salvo, il mio collega entrare di soprassalto sbattendo la porta.

"Io in quel manicomio non ci voglio rimettere piede, ma dico io è mai possibile che alle undici di mattina ci sia un gruppo di gay ubriachi che mi chiede uno spogliarello?!" lo sento predicare mentre non si è accorto ancora della mia presenza.

"Salvo dovrai farci l'abitudine, penso che a me sia toccata più di una tastatina al mio culo; all'inizio anche io facevo come te, ma devi far finta di niente tanto un altro paio di bicchieri e crolleranno sul bancone. Il mio consiglio da veterano è chiamare un taxi e rispedirli a casa, ti togli dai pasticci e non hai la coscienza sporca" gli dico sbucano avanti a lui.

"Tony, non sapevo fossi qui, scusa lo sfogo. Forse hai ragione tu, solo che mi devo abituare ad avere avance maschili" dice un po' turbato.

"Ci farai l'abitudine, io fuggo prima che Rino mo licenzi" dico immergendomi nel casino più totale.

Il locale, per essere soltanto mercoledì mattina, è abbastanza affollato, sembra che tutte le persone più importanti della zona abbiamo deciso di incontrarsi qui e bere un drink. Tra un Martini e una Sambuca, la mia giornata lavorativa va avanti. Oggi ho il doppio turno, ciò si può anche tradurre in, ho solo due ore di pausa alle quattro per poi finire in mattinata la giornata.

"Chi dorme non piglia pesci, Tony ti voglio più attivo" la voce di Rino alle mie spalle mi arriva un po' storpiata a causa del volume eccessivo con cui conviviamo in questo locale.

"Sto caricando il cestello del ghiaccio, non sono un nullafacente e credo di avertelo dimostrato negli ultimi anni" Rino mi ha tolto dalla strada sei anni fa, è stato il primo a porgere la mano quando ha capito con quale gente stavo avendo a che fare. Se non fosse arrivata lui, probabilmente ora sarei dentro per spaccio e detenzione di cocaina.

"Tony meno chiacchiere e più fatti, sai di essere il migliore ma ricordati sempre che puoi essere sostituito" mi dice lui con aria arrogante. Mi avrà anche salvato ma mi ha sempre trattato come il suo peggiore dipendente; forse all'inizio veramente lo ero, diciamo che l'unica cosa che potevo fare era pulire i gabinetti e infatti proprio da lì sono partito. Rino mi ha messo sotto e pian piano ho scalato la graduatoria; non dimenticherò mai da dove sono partito e proprio per questo faccio il mio lavoro con dedizione, non vorrei ritrovarmi inginocchiato avanti a dei luridi cessi, utilizzati per fare chi sa cosa durante le serate più movimentate.

"Rino lo so, infatti per questo lavoro e non ti rispondo, non ti alterare" so che non dovrei rispondere così al mio capo, ma la mia testa calda i qualche maniere la devo pur far sbollire.

"Qualcosa mi dice che sei particolarmente nervoso in questo periodo" mi dice sedendosi allo sgabello più vicino alla mia postazione.

"No, tutto nella norma, sono solo un po' stanco" devio il discorso.

Lui di certo non può sapere di quelli che sta uscendo fuori ogni giorno che passa, lui non fa parte degli 'U. N. A. V', non può immaginare in che situazione ci troviamo. A quanto pare queste due ragazze sono irrintracciabili e quindi Massimo si è concentrato nel cercare più informazioni possibili sui nostri avversari, a quanto pare i SIKER, sono un gruppo ben radicato nella costiera salernitana e fonti non poco attendibili ci hanno fatto sapere che stanno facendo anche loro un indagine parallela alla nostra per cercare questa ragazza e zittirla a modo loro. Ora noi abbiamo il vantaggio di conoscere almeno il volto o della ragazza in questione o di una sua conoscente, quindi siamo in allarme, stiamo facendo tutto di corsa e i ragazzi mi potrebbero chiamare da un momento all'altro per informarmi che dobbiamo agire e raggiungere finalmente la persona che è raffigurata in quelle fotografie.

I pensieri mi ribollono nel cervello, ho un tale casino in testa che neanche nei peggio bar di Caracas, voler difendere gli Ultras Napoli si sta rivelando più difficile di quanto potessi mai immaginare, non credevo di dover diventare, addirittura, una spia in incognito; forse potrei cambiare lavoro e andare a collaborare con Charles Stiles per spie al ristorante.

Una risata isterica sfugge al mio controllo e mi ritrovo con gli occhi accusatori di Rino puntati addosso, se mi becca con la testa da un'altra parte sono bello che licenziato.

"Tu non me la conti giusta, qualche cosa mi stai nascondendo, ricordati bene che io sono nato prima di te, e se voglio trovare delle risposte che tu non vuoi fornirmi io le cercherò" mi dice puntandomi il dito contro.

"Rino non preoccuparti non tornerò a maneggiare quella merda, neanche sapevo cosa stavo facendo, ero solo un ragazzino che cercava l'approvazione di chiunque ci fosse in giro" gli rispondo serio. 

"Lo so, ho visto in te del buono in quel marcio, se no non ti avrei mai fatti entrare qui dentro" afferma lui convinto delle sue scelte.

"Sai che non ti ringrazierò mai abbastanza" gli confido.

"Ora mettiti a lavoro, io sono nel mio ufficio se ti serve qualche cosa" dice incamminandosi verso una piccola porta posizionata vicino ai locali bagno della struttura.

Sono stanco, sudato e affaticato, far volteggiare in aria bottiglie di vetro super fragili non è semplice come può sembrare ad uno spettatore poco attento, ed io mi ritrovo ancora incollato dietro questo bancone in uno spazio vitale di un metro per un metro, sono le tre del mattino ma la serata sembra proprio non voler volgere alla conclusione. Alla mia destra due ragazze si stanno ispezionando la bocca come se fossero due dentiste esperte, mentre alla mia sinistra ci sono due ubriachi che barcollanti si reggono ai piccoli braccioli dei sgabelli.

Quando guardo questi spettacoli mi riprometto di non bere più, però poi quando sono in compagnia, per fermare il vorticare del mio cervello e buttarmi nella lussuria, perdo tutti i miei buoni propositi e bevo, bevo come una spugna, bevo come se non ci fosse un domani. 

"Un Mojto, grazie" mi chiede un ragazzo sedendosi su uno dei pochi sgabelli liberi.

"Subito" dico senza neanche guardare chi sia il mio interlocutore, quando lavoro sono così, non esiste vita sociale, sono grato a Rino e non voglio farmi vedere come un ragazzino irresponsabile. 

"Che gentile il mio cuginetto, neanche mi riconosce" non appena sento quelle parole mi volto verso la provenienza della voce. Potevo immaginare chiunque ma non mio cugino Mirko, è stato per diverso tempo fuori città, o almeno così sa la gente, ma mia nonna mi ha confidato che è stato chiuso in un centro per disintossicarsi, diciamo che lui fa parte della parte marcia della mia famiglia. 

"Non dovresti bere" dico secco mentre gli verso il suo cocktail nel bicchiere.

"Non sono affari che ti riguardano, comunque vedo che hai trovato un lavoro" mi dice sarcastico, colui che, da ragazzino, mi stava portando sulla cattiva strada. 

"Non sono affari che ti riguardano" gli rispondo con la sua medesima risposta. Per fortuna il discorso si conclude lì e mio cugino si avvia verso dei tavolini appartati. 

Rivedere quel verme mi ha fatto salire il sangue in testa, se prima ero stanco ora sono incazzato, so già per certo che la sua ricomparsa non porterà a nulla di buono. 



ULTRAS - L'amore tra gli spalti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora