CAPITOLO 11 - ELENA POV

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"Sono quasi sotto casa tua, scendi che abbiamo molto di cui parlare" la voce di Mia mi arriva un po' ovattata a causa del viva voce che ha inserito per poter parlare al telefono e guidare senza problemi.

"Non ti va di entrare? Ai miei farebbe piacere reivederti" le chiedo.

"Scusami Ele ma non me la sento proprio" mi risponde in modo schietto.

"Non preoccuparti, ti capisco e ti capiranno anche loro" dico dolcemente.

"Salutameli tanto ed esci che devo svoltare solo l'ultima curva e sono da te" mi avverte.

"Va bene" dico prima di staccare la telefonata.

Sono passati alcuni giorni dall'ultima partita, devo dire che sarebbe anche andata bene se non fosse stato per Tony, quel ragazzo è bipolare mi sa, prima fa tutto il carino e sembra quasi che ci provi spudoratamente e poi diventa intrattabile e menefreghista. Per fortuna oggi a migliorarmi la giornata c'è l'uscita con la mia più cara amica, mi mancava vederla e devo dire che mi sento pronta ad affrontare questa mia paura di aprirmi di nuovo, so bene che vorrà affrontare argomenti ostici e anche l'argomento Tony; sono giorni che mi chiede com'è andata la serata romantica allo stadio e l'unica risposta che ha ricevuto è stata bella partita.

Velocemente mi avvio all'uscita di casa, conoscendo bene Mia, so per certo che se non mi sbrigo potrebbe far saltare i timpani a tutto il vicinato a furia di suonare insistentemente il clacson della sua auto, quindi per evitare denunce acustiche mi fiondo fuori.

Non appena varco la soglia di uscita del cancelletto, in ferro battuto che divide il giardino anteriore alla mia casa dal marciapiede comunale, vedo fermarsi una Jeep proprio vicino alla mia figura. Neanche il tempo di farmi qualche strano pensiero che il finestrino oscurato del lato del guidatore si apre così da farmi riuscire scorgere i dolci lineamenti della mia vecchia cara amica. 

"Salta a bordo Ele" mi dice lei risvegliandomi dai miei pensieri. 

"Subito" dico facendo il giro dell'auto per poi salire dallo sportello opposto.

"Wow devo dire che sei cambiata, sei proprio wow" dice lei dopo avermi fatto una sanzione accurata. 

"Wow ci sarai tu sorella" le rispondo scherzosamente, mentre le indico la sua figura. Devo dire che è ancora più bella vista da vicino, ricordavo perfettamente il suo colore rosso di capelli, così particolare che si poteva distinguere tra una marea di gente, la differenza essenziale sta nel fato che dal riccio perfetto che aveva ora ha un liscio che Yuko Yamashita e la Sunsilk possono accompagnare solo, sulle sue guance si estendono ancora le sprezzate di lentiggini che però lei tende a coprire con del fondotinta, la cosa rimasta invariata sono i suoi occhi, un verde smeraldo che fa invidia alla gemma rara.

"Direi che i complimenti li abbiamo fatti, ora andiamo al bar e parliamo avanti ad una tazza di caffè fumante, non sai quanto mi manca" dice ingranando la marcia e partendo a tutta velocità.

Il bar che Mia ha scelto per il nostro riavvicinamento è un piccolo locale che si trova nei pressi del lungomare, dire che la vista dall'interno della piccola vetrata sia sensazionale è dire poco; sarà anche un locale piccolo e da quello che riesco a vedere, anche abbastanza vecchiotto, ma incarna tutta la storia del popolo napoletano; bandiere bianco-azzurre sono attaccate ai muri con appositi gancetti e su di un piccolo altarino, ben incorniciata, padroneggia la sala, la maglia autografata di Diego Armando Maradona, posta sotto di essa c'è una pergamena; incuriosita mi avvicino.

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