CAPITOLO 19 - ELENA POV

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La notte ti porta consiglio,
Magari domani stai meglio,
Ed ogni volta che ti sembra cambiata, ma forse tu non l'avevi osservata.
La notte è una cosa da niente, non è come ti fanno credere ed io che non provo emozione ed io che non riesco più a piangere.

Le note della canzone di Alessandra Amoruso riempiono le mie orecchie mentre mi incammino verso l'università.

Per fortuna, alla fine, il viaggio in moto con Tony è andato meglio delle mie più rosee aspettative, tutt'altro che fallimentare.

Sono giorni che ripenso a quei momenti trascorsi con lui e devo dire che ciò mi aiuta molto a controllare il mio stato d'animo. Può sembrare una sciocchezza, una cosa da niente, ma da quando ho conosciuto quel presuntuoso mi sento meglio, più viva. Mia madre si ostina a chiedermi chi sia la persona che mi sta facendo tornare me stessa, quella me stessa che non vedeva da anni ormai, quella che io ho eclissato, mandato a quel paese e abbandonato per immergermi in un turbine di malinconia e grigiore perenne. Inutile dire che lei non sa niente di Tony e dei nostri battibecchi, che per la cronaca mi restano fissi in testa per settimane e a volte mi strappano anche un sorriso; lei alzerebbe un polverone inutile, del tipo 'la mia bambina sta crescendo e ai sta innamorando'.

Nel momento preciso che comprendo cosa ho appena pensato mi fermo nel bel mezzo del marciapiede che sto percorrendo; non posso neanche lontanamente pensare quello che effettivamente ho pensato.
Io innamorata? E per giunta di quel insopportabile, pompato, altezzoto, figo da paura...

Non ci credo l'ho fatto di nuovo, devo assolutamente prenotare una seduta da un esorcista, la psicologa non mi basta più, forse aveva ragione Tony l'altro giorno quando ero immersa nei miei pensieri e ha detto che lo voleva chiamare.

E di nuovo sto pensando a lui, questa cosa mi sta logorando, non voglio pensarlo, non voglio vederlo, non voglio che sia presente nella mia vita e ancor meno nel mio cervello, ma più mi concentro a non pensarlo e più lo penso.
E la cosa che mi manda al manicomio più di tutte è che mi manca, mi manca litigare con lui, mi manca rispondere alle sue battutine, mi manca il nostro modo di punzecchiarci, mi manca addirittura il suo chiamarmi in continuazione, contro la mia volontà, dolcezza.

Tra un pensiero e una mandata a quel paese a me stessa mi ritrovo aventi al maestoso ingresso della mia facoltà, rimettere piede qui dentro è unemozione unica, non credevo che ci sarei mai riuscita, mi immaginavo a marcire in quello stupidissimo letto, e invece.

E invece, il mio stadio, la mia curva, i miei colori, la mia fede, la mia seconda casa, mi hanno fatta rinascere. Gli spalti mi erano mancati come quando ad uno straniero manca l'aria di casa, come quando ad un napoletano gli togli la pizza in favore di un sushi e non gliela fai più provare per molto tempo; i cori, gli abbracci e anche gli insulti più disparati, tutto ad un solo fine quello di sostenere la squadra.

Questi pensieri felici mi fanno sorridere e mi allegeriscono l'ansia mentre varco la porta della mia prima lezione della prima giornata, ma nenache il tempo di entrare che mi ritrovo a terra clcircondata da foglie che io in mano non avevo.

"Scusa non ti avevo vista entrare" sento la voce di un ragazzo che mi sovrasta e intravedo una mano clsporta verso la mia per aiutarmi nel tentativo di rialzo; mano che però io non accetto e mi alzo da sola.

"Non fa niente, ma la prossima volta sta più attento potresti trovare qualcuno che non sia comprensivo come me, buona giornata" dico girando i tacchi per continuare il mio percorso.

ULTRAS - L'amore tra gli spalti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora