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Sole aveva letto quella lettera ogni anno nell’anniversario del giorno in cui aveva conosciuto i suoi papà.

Quando ancora non sapeva leggere, chiedeva a nonno Eros di poterlo fare al posto suo, con la sua voce squillante, il suo sorriso sereno. Si sedeva sulle sue gambe e lo ascoltava incantata. Non si stancava mai di sentire quelle parole, quelle parole che suo papà Claudio aveva scritto prima ancora di conoscerla. Ed erano traboccanti di amore e speranza.

Un giorno, quando Sole stava frequentando la prima elementare, Claudio e Mario sentivano borbottare in modo indeciso e quel borbottio veniva dalla camera della bimba.

Si erano affacciati, curiosi, e la scena che si erano trovati davanti, li aveva emozionati alle lacrime.

Sole, seduta per terra, nella sua cameretta tutta rosa e gialla, piena di farfalle disegnate sui muri, stava provando a leggere quella lettera da sola. La sua unica spettatrice Kimera, che appollaiata al suo fianco la guardava con il musetto di traverso, come a voler capire cose le stesse dicendo quell’angioletto che giocava con lei ogni giorno e che con grande fatica aveva imparato a non tirare per terra, quando iniziava a correre durante le loro passeggiate in collina, tra le vigne con nonna Margherita, nonno Eros e quell’umano rumoroso e ancora piccolino, che chiamavano tutti Riccardino.

Claudio aveva preso la mano di Mario, se l’era appoggiata sul petto e gli aveva fatto sentire il battito del suo cuore…a 7000.

Alla fine erano andati a vivere fuori dal centro, avevano trovato una casetta, con il giardino, il glicine in giardino, la veranda ed avevano iniziato la loro nuova vita senza pensarci un attimo, ma soprattutto senza averci mai ripensato.

Era venuto tutto naturalmente. Si erano incastrati a vicenda come un puzzle perfetto, e bellissimo neanche a dirlo.

Erano passati 20 anni da quel giorno e oggi Sole, stringeva ancora quella lettera tra le mani.

La stava leggendo a voce alta, le mani le tremavano, ma la voce era ferma, lucida, squillante come quella del nonno Eros, che ormai 80enne la teneva ancora sulle sue gambe quando si fermava a salutarlo di ritorno dalle lezioni.

Sole era sul pulpito. Era stata scelta, come miglior studente, per inaugurare le cerimonia di consegna delle pergamene per i neo laureati di quell’anno. Aveva scelto attentamente il suo corso di laurea, anni prima, e aveva conseguito gli esami brillantemente, risultando tra le migliori del corso in Culture e diritti umani.

Quando le era stato proposto di tenere il discorso non aveva esitato un attimo e sapeva esattamente cosa avrebbe detto.

La toga le stava un incanto, la sua pelle creola era perfetta e luminosa, i suoi ricci sempre ribelli oggi erano stati elegantemente lisciati per l’occasione, il suo sorriso incantava, i suoi occhi rapivano.

La platea ascoltava in silenzio, Claudio, Mario, gli amici, gli zii, i nonni e gli altri studenti, pendevano dalle sue labbra. Ciò che narrava era una storia meravigliosa.

Aveva finito di leggere da lettera del padre, l’aveva tenuta sul leggio solo per paura che l’amozione la tradisse, perché in realtà la conosceva a memoria.

Non era tesa per i suoi amici studenti, ma per la sua famiglia. Non avevano idea che fosse stata scelta lei per la cerimonia di consegna delle pergamene e quando il rettore l’aveva introdotta alla platea era riuscita a scorgere per un attimo il sorriso dei suoi padri. I loro occhi si erano incrociati per un istante che sapeva di eternità, lei aveva accennato un sorriso, con la bocca storta come Claudio, aveva abbassato lo sguardo, ma sentiva il loro addosso, pieno di soddisfazione. In quel momento li aveva ripagati della vita meravigliosa che le avevano regalato. Anche se tutti, lei compresa, sapeva che non era necessario.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2018 ⏰

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Per aspera ad astra: attraverso le asperità sino alle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora