18. Finale

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- Sai, è da anni che non parliamo noi due, non ho mai avuto il coraggio di affrontarti dopo quel giorno. So che mi hai salutata con un sorriso, so anche che mi volevi bene, ma non riesco a capire come hai potuto tradirmi così. Mi hai lasciata sola, proprio quando credevo di non doverlo essere più, ma ora non sono arrabbiata, ti vedo raramente e di sfuggita, ma magicamente riesci sempre a strapparmi un sorriso. Non lo sai, ma c’ero quando te ne sei andato, anzi, lo sai benissimo, me lo ha detto Skatch, lui mi ha convinto nel venire qui a parlarti. Non è cambiato affatto, ora siamo grandi amici e mi sono avvicinata molto anche a Sonia, ma non voglio parlarti di cose che già sai. Dicevo, alla tua partenza c’ero anche io, ero nascosta dietro a quel salice laggiù, lo vedi? Ora è ricco di foglie verdi, ma quel giorno era autunno e dai suoi rami piangevano lacrime dai mille colori, mentre sul volto di tutti i tuoi amici, ed anche sul mio, cadevano gocce trasparenti. Tutti loro ti hanno lasciato un piccolo regalo, ma io non avevo la forza di guardarti, di dirti ciao, non sopportavo l’idea di non vedere più questi tuoi occhi gelidi, che ora continuano a fissarmi. Nemmeno adesso sorridi, starai pensando che sono cambiata molto, hai visto i capelli? Sono lunghissimi. Ora anche io ho un pensiero per te, però devi aspettare un po’ prima che ti dica cos’è. Allora volevo farti vedere una cosa, ma ti mostrerò anche quella, però sai mi manchi, tutto intorno a me è uguale, o quasi, ma manchi te, non sei stato il mio primo amore e nemmeno l’ultimo, credo che vedendo il mio anello lo hai intuito, però tu mi hai lasciato un’impronta indelebile… -

I singhiozzi mi fanno prendere una pausa, stare in questo posto non mi rende tranquilla, non dovrei trovarmi qui, Amos non dovrebbe essere qui, eppure ci siamo, dopo cinque anni questo prato ci unisce di nuovo.

- Poco dopo la tua partenza ho conosciuto i tuoi, mi hanno regalato subito un grande sorriso. Come intuivo i tuoi bellissimi occhi li hai presi da tua madre, tuo padre è tutt’ora fiero di te, sai manchi molto anche a loro, lo vedo spesso al bar, ricordi quel bar dove mi hai offerto un drink? Si, quello del papà di Skatch. Ecco, ci sediamo sul bancone ed in ogni occasione mi racconta cose di te che non sapevo, come per esempio che il tuo colore preferito è il verde, sai ho sempre pensato che eri un tipo da blu, comunque io faccio lo stesso con lui, a volte si univa alla chiacchierata anche Clio, ma anche lei ora è partita, per l’Inghilterra, mi ha detto di scusarsi se non è più venuta a trovarti, ma ha detto anche che tu l’avresti capita. Lei è quella che tra di noi è cambiata di più sai, ha smesso di fare la cubista, ed è tornata al suo colore naturale di capelli, e ti dirò che è proprio una bella moretta - mentre dico ciò sorrido, alla fatalità della vita, se cinque anni fa mi avessero detto che sarei diventata amica di Clio sarei scoppiata a ridere per  l’inverosimilità di quell’affermazione -  si è trasferita a Londra con un ragazzo, si ha il ragazzo! è una relazione seria, la vedo contenta con lui… scusami se piango ancora, lo so che ti da fastidio, ma è ora che ti mostri i miei regali -

Con fatica mi alzo da terra, e mi appoggio alla lapide fredda di Amos per mettermi ben dritta, levo goffamente le lacrime dal viso tirando  le maniche del pullover azzurro, rimango in piedi immobile, sorridendo timidamente infilo il girasole che ho portato, nel vasetto di rame, guardo la piccola foto ovale, in cui i suoi occhi non smettono di guardarmi ed ora gli sorrido radiosamente, mi alzo la maglietta,  larga, non perché sento il bisogno di starmene comoda, ma indossata apposta per nascondere il più possibile e gliela mostro, un po’ timidamente…

- Si, sono incinta, sette mesi, sono un po’ ingrassata però sto bene così, lo so che lo hai notato, il piccolo sole sul mio fianco. Ovviamente è più carino del tuo, l’ho fatto la mattina del funerale, ecco perché non sono venuta alla messa, ritenevo che questo fosse più importante, volevo averti accanto dal momento in cui mi avresti lasciata, avevi ragione tu, non mi ha fatto male, solo un leggero fastidio, per farti piacere ho messo anche quel vestito nero aderente che ti piaceva tanto, quello con cui ti ho stretto a me nell‘ospedale. Ogni volta che lo guardo penso a te, lo faccio tutti i giorni, a volte sai ho pensato a cose assurde, per esempio avrei preferito sentirti dire qualcosa del tipo “non ti amo più” piuttosto che vederti morto, almeno anche se il mio cuore avrebbe smesso di battere sarebbe durato solo un istante un pò lungo, poi ti avrei rivisto in giro con i tuoi amici a ridere e scherzare, visto che finalmente tutti avevano capito che persona sei, ma nessuno ha potuto godersi molto quella novità. Solo io ho avuto un po’ di più, anche se sinceramente quel di più era troppo poco.Ora ammetto sono felice, ho un amore saldo, un amore semplice, come direbbe Federico. Si, beh ora stiamo insieme, ma spesso ti penso, perché un amore come il nostro si è estinto con noi, perché non ci sono più persone come te, che riuscivi a dirmi ti amo anche solo accarezzandomi la testa sul divano, ci siamo vissuti per poco più di due mesi, ma sono state le giornate più belle della mia vita, perché mi hai insegnato che l’amore è sempre diverso e che il tuo era semplicemente speciale. Ti ho amato ed avrei dovuto dirtelo più spesso, me ne pento tutti i giorni. Voglio dimenticare Federico un secondo, ti amo Amos, lo farò sempre.-

Non so perché ma i miei occhi hanno smesso di fissare la vecchia fotografia sulla lapide, ora guardano il mio pancione, spero che un giorno la mia bambina possa incontrare un ragazzo come Amos, gli auguro che a differenza mia lei non lo perdi mai. Stupidamente scoppio a ridere ed una signora con una veletta nera, scioccata mi tira un’occhiataccia, io sento le guancie arrossire, così la guardo e le sorrido, ma lei come indignata mi fa spallucce e se ne va.

Do un bacio sulla lapide di Amos prima di andarmene e raggiungere Federico al parcheggio del cimitero. Se non ci fosse stato lui non credo che ce l’avrei fatta a superare la morte di Amos, dopo un anno dal suo incidente, ero ancora in lutto, oltre che per andare a lavoro non uscivo di casa e l’unica persona con cui ne parlavo era lui, non l’ho mai invitato in casa, ci incontravamo solo casualmente su quel pianerottolo, pian piano ho iniziato ad essere consapevole dei suoi sentimenti, ma non ero pronta per considerare qualcuno, tanto meno amarlo. Poi dopo un anno e mezzo è successo, guardando il cielo ho capito che il sole è uno solo, e che quel genere di dolore non passa con il tempo ma ci si abitua soltanto, quello fu il giorno in cui ho bussato alla sua porta e lui mi accolse con un pacchetto di caramelle gommose alla ciliegia in mano, in quell’istante ho capito di amarlo, ho compreso tristemente che il mio mondo stava andando avanti anche senza di Amos, da quel giorno sono rinata. 

20 anni dopo.

- Amos, perché siamo in un cimitero? - 

Questo non è esattamente il posto migliore per un appuntamento. 

- Voglio raccontarti di una storia d’amore, che riguarda i nostri genitori - 

Serena mi guarda ancora scettica ma so che presto sorriderà. 

- Sai come Ivan tuo padre, e mia madre sono diventati amici? - 

- No - 

- Immaginavo, si sono conosciuti grazie al cugino di tua Madre, Amos, l’uomo da cui ho preso il nome. Mio padre mi ha detto che tuo zio è stato il vero amore di mamma, lei non ne parla mai, ma sia io che papà sappiamo che la sua è una ferita ancora aperta, nonostante gli anni, lo sento da come pronuncia il mio nome che per lei tuo zio è importante. Amos è morto il giorno in cui lei doveva conoscere i tuoi nonni, a causa di un incidente stradale, ad un paio di chilometri da casa di mamma, il papà aveva saputo dell’incidente e quindi decise di portare mamma nell’incrocio in cui è successo giusto un attimo prima dell’arrivo dell’ambulanza, ma la sua presenza non lo salvò, è morto nelle sue braccia. - 

- è terribile - 

Abbraccio Serena baciandola. 

- è magnifico invece, so che mamma ama papà, si sarebbero messi insieme anche se Amos non fosse morto, tra di loro c’è un legame unico, lui l’ha amata dal primo istante in cui l’ha vista ed ha fatto si che lei imparasse ad amarlo. Ricordati che è diventato ricco scrivendo di lei nei suoi libri. Quello che trovo magnifico è che mia madre continua ad amare Amos anche se non è più vivo, un amore eterno, lo stesso amore che provo per te Serena. Tu sei per me quello che Amos era per mamma. Vorrei stare nel tuo cuore per sempre e far si che io rimanga nel tuo fino all’eternità. -  

Dietro le ombre dei lampioni, un cielo cangiante viene reciso da due scie di condensazione, apparentemente distanti ma unite dallo stesso spazio, con lo stesso scopo, volare in alto, lontano, assieme, per raggiungere quello spicchio di luna che li guarda solitaria in attesa di essere raggiunta.

AmosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora