13.

127 3 0
                                    

Come mai le caramelle? -

- Quando sono triste mangio sempre le caramelle, mi danno la dolcezza di cui ho bisogno - rispondo porgendogli il pacchettto.

- Mi farai ingrassare, Dafne! -

Immergendo la mano nel pacchetto, Federico ridacchia e come l’altra volta rimango ipnotizzata dalle sue labbra e dal suono vivace della sua risata.

- Quando ho aperto la porta sono rimasto stupito nel vederti. Cos’è ti sei resa conto di amarmi?- 

Mi volto per guardare la sua espressione e rimango sorpresa nel vederlo sorridere. Un sorriso diverso da quello che ha quando legge o che mi rivolge quando fa l’arrogante, lo guardo sbigottita con il volto in fiamme, credo di essere arrossita.

- Stavo scherzando, scherzavo - 

Con gli occhi stretti in due fessure lo scruto - Sei tu che ami me! - scoppio a ridere.

Guardando il ragazzo al mio fianco, non mi stupisco dell’affermazione di Clio sul suo conto, com’è che diceva? “ Da strapparsi le mutande”, beh si ha ragione, alto circa un metro ed ottanta, ha il fisico muscoloso ma non esagerato, di chi va in palestra solo per hobby, pelle olivastra, capelli biondi schiariti dal sole, occhi grigi ma io li descriverei argento puro e il sorriso spigoloso verso destra,  da cattivo ragazzo con fossetta inclusa, il tipico ghigno che fa impazzire le ragazze. Quando lo guardo spesso lo paragono ad una volpe, con il muso furbo, vispo ma dolce.

- Sei triste perché il tuo amico se n’è andato ed il tuo fidanzato ti ha lasciato?- Scuoto la testa, per cancellare i pensieri carini nei suoi confronti, ma Federico è così, marcio fino al midollo.

-Io ho lasciato lui-  Gli rispondo secca, sperando di chiudere la conversazione.

-Interessante, quindi per risolvere i tuoi problemi bussi alla porta di qualsiasi ragazzo? -

- Non è…-

- Non è vero? Pensaci su ragazzina, prima stavi con il tipo riccio, poi andavi in giro con il tatuato, dopo di lui il ragazzo con la Leon bianca ed infine il gigante mulatto, anzi no, nel cerchio ci sono anche io…-

Mi alzo dal divano bordeaux, volo alla porta di un tono più scuro, prima di chiuderla lo guardo per un ultima volta e mi arrabbio ancora di più vedendolo sogghignare soddisfatto.

 - Fottiti! - 

Ha ragione e fa dannatamente male, non ho mai avuto il bisogno di risolvere i miei problemi, perché mi sono sempre affidata agli altri, ricevo continuamente aiuto perché continuo a chiederlo, Bruno mi ha mentito, non sto crescendo affatto, gli ho creduto perché mi faceva comodo pensarla così, lui lo sapeva, come mi fa comodo aspettare che sia Amos a tornare da me senza che io muova un dito. Mordo così forte il labbro inferiore che sento il sapore metallico del sangue sulla lingua, con la mano cerco di chiudere la porta ma con un movimento agile ed aggraziato, Federico mi abbraccia stringendomi dentro di se,

- Cos’hai intenzione di fare ora?-

Aroma di caffè del fiato ed un abbraccio che sa di suporto.

Dentro il pub è più grande che fuori, dall’arredamento credo che si possa definire Lounge bar, tavoli bianchi laccati, lampade a sospensione a forma di cilindro in vetro, sedie design in plastica trasparente, tutto è molto neutro, tranne per lo spiccato rosa shocking  della peonia gigante disegnata sul muro più lungo del locale. Dietro il bancone la prorompente figura di Ambra spicca di fronte ad una parete di bottiglie. Mentre mi avvicino, lei sembra diventare sempre più alta, mentre io invece ho la sensazione di rimpicciolirmi passo dopo passo. 

AmosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora