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Prendo il telefono e mi trascino sul letto, dove mi abbandono nell' abbraccio caloroso delle coperte, fuori ci saranno una trentina di gradi, nonostante la pioggia del primo pomeriggio, ma io sento un brivido freddo nelle spalle. Controllo i messaggi e rimango stupita nel vedere che ho Wapp inondato, ci sono un paio di messaggi di Natasha, 5 di Amos, 12 e rimango seccata, di Davide, ed un messaggio di un numero sconosciuto, decido di leggere prima quello. Quando con il dito premo il numero sullo schermo touch, mi prendo uno spavento al suono di una chiamata, 

- Dimmi !- rispondo secca a Davide

- Perché CAZZO NON RISPONDI AL TELEFONO? SEI LA MIA RAGAZZA E SEMBRA CHE TU MI STIA EVITANDO, NON è POSSIBILE, SEI STRANA, NON SEI Più QUELLA CHE CONOSCEVO -

Mi sale la rabbia a sentirlo parlare così, ma non ho la forza di rispondergli. Con la testa sono ancora intrappolata nel turbinio delle emozioni della giornata. Mi ha chiamato per urlarmi contro il suo malessere, ma sono sicura che non si aspetta una risposta.

-... DAFNE CI SEI? NON SO CHE FARE CON TE, TI AMO E NON TI VOGLIO PERDERE ANCORA, DIMMI CHE CI SARAI SEMPRE PER ME.-

- si, Davide, ci sono e ci sarò, scusa ma sono stanca ora, ho solo voglia di dormire -

Chiudo rapidamente la telefonata, e mi sento in colpa per la bugia che ho detto. Presa dai miei pensieri mi sdraio pesantemente sul letto e mi addormento immediatamente, dimenticandomi completamente dei messaggi.

Il mio pisolino pomeridiano viene interrotto dal continuo ed irritante suono del campanello. Apro gli occhi e la luce che penetra diagonale in camera è splendida, il grigio perla lucido delle mie lenzuola, prende ancora più lucentezza grazie ai lievi raggi del sole che tramonta. Il campanello continua a suonare, rapidamente mi lancio verso la porta di casa, aprendo il cancello, senza nemmeno controllare. Rimango in piedi ancora assonnata di fronte alla grande tavola di legno col pomello tondo in ottone e quando sento bussare apro velocemente, accolgo l'ospite con uno sguardo parecchio irascibile, col quale spavento il povero Skatch, socchiudo gli occhi per cercare di mettere a fuoco l'immagine della persona che ho di fronte. 

Chino leggermente la testa verso sinistra, inarcando il sopracciglio, come per chiedergli del perché è qui. I suoi occhi evitano i miei, sembra intimidito, immediatamente aldolcisco lo sguardo, infondo non sono arrabbiata con lui, non lo capisco e basta. Con un cenno della testa lo invito ad entrare, si accomoda timidamente sul divano, col le gambe aperte, mani appoggiate sulle ginocchia, braccia tese e lo sguardo nervoso indirizzato verso terra. Gli verso una birra dentro una tazza trasparente da tè, il primo bicchiere che ho trovato nella mensola, sgignazzando sotto i baffi divertita dal suo atteggiamento glielo porgo.

- Grazie! - mi dice con il tono della voce troppo acuto, è nervosissimo, chissà cosa deve dirmi.

Mi siedo alla sua destra, con la mano gli sfioro la spalla, al mio tocco, salta e mi guarda con gli occhi di un bambino che ha rotto qualcosa, ritraggo subito le dita ed inizio ad essere nervosa anche io. Rimaniamo 10 minuti buoni, a guardare il vaso contenente delle rose color pesca, senza dire una parola. Faccio un lungo respiro e Skatch mi spaventa facendo un balzo dritto di fronte a me

- Scusami, non volevo reagire così oggi - dice a bassissima voce - è che odio sopra ogni cosa i traditori, e non voglio che tu prenda in giro il mio amico - .

Lo guardo sorpresa, ora mi sembra di comprendere meglio il suo strano atteggiamento, sto per rispondergli ma guardandolo mi blocco, ha uno sguardo così ferito, il viso di chi non mi ha detto tutto. Alzandomi apro le braccia verso di lui, mi sorride docilmente e si butta dentro il mio abbraccio, gli accarezzo i capelli cortissimi, - Ha sofferto abbastanza Dafne, lui odia i rapporti - per un istante smetto di toccarlo, in che senso ha sofferto abbastanza? In amore?

AmosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora