Ale.

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Quando Sole esce dall'università con un sorriso raggiante degno del suo nome, per poco non mi sciolgo come un patetico personaggio di un patetico film d'amore da quattro soldi. "Finalmente comincia la mia estate!" Dice tutta contenta e mi si tuffa tra le braccia, gettandomi le braccia al collo.
Quasi autonomamente, le mie braccia la stringono a me. "Suppongo che sia andata bene." Le dico, senza poter evitare un tono eccessivamente allegro.
Lei mi lascia andare e mi guarda. "Indovina?"
"Non dirmi che hai preso la lode anche questa volta."
Lei fa un sorriso divertito.
"Non dovrei frequentare una secchiona." La prendo in giro, ma sono davvero felice per lei.
Sole non mi ha mai parlato dell'incidente, ma immagino che concludere la sessione di esami con il massimo dei voti dopo tutto quello che ha passato sia un gran risultato.
Non che ci si potesse aspettare di meno da una come Sole. Cazzo, Ale, smetti di lodarla e di guardarla nel modo in cui sai di guardarla, sei ridicolo.
"Dici così solo perché ti faccio sfigurare." Ride lei. "Avevi promesso che stasera mi avresti portato a festeggiare."
"Io mantengo sempre le promesse, tesoro." Le dico, prendendole lo zaino e mettendomelo in spalla, in un gesto quasi naturale. Sole sembra rimanere un po' sorpresa e in effetti lo sono anch'io. "Ho solo paura che la mia idea di festeggiamenti potrebbe non coincidere con la tua." Dico, per smorzare l'aria leggermente imbarazzata che ho creato senza neanche volerlo.
"E che cosa comprenderebbe la tua idea di festeggiamenti?" "Partirebbe da fiumi di alcol per arrivare ad una stanza, un letto, hai presente?" Ammicco maliziosamente, prendendola in giro.
"E te svenuto per aver ingurgitato troppo alcol? Sì, ho presente, e non è un'immagine molto carina." Ribatte prontamente.
"Ti assicuro che sono molto attivo anche dopo aver bevuto." "Peccato che a me non interessi e che, dato che sono io ad aver concluso i miei esami con un trenta e lode, i festeggiamenti si fanno a modo mio." Dice e mi dà un bacio sulla guancia.
"E che cosa vorresti fare, sentiamo?"
Lei ci pensa un attimo. "Vorrei andare a ballare."
Rimango un po' sorpreso. Musica assordante e corpi sudati e appiccicaticci non sono mai stati tra i suoi passatempi preferiti. "Cos'è quella faccia? Pensi che non sarei capace di andare in discoteca?"
"Immaginavo più una richiesta che comprendesse uno dei tuoi amati film romantici e una buona dose di gelato e patatine." "Ti sei sbagliato. Allora, mi ci porti, o devo cercarmi un altro accompagnatore?"
Nonostante io sia consapevole di non averne alcun diritto, lo stomaco mi si stringe al pensiero di Sole con un altro ragazzo, anche solo per una serata. "Ti ci porto più che volentieri, tesoro." Le dico e lei mi rivolge un altro di quei sorrisi capaci di stordirti per un mese.
                                    ****

Quando salgo in auto per andare da Sole, la parte razionale di me preme per venire a galla. Non faccio che rimandare le domande a cui dovrei dare risposta, ma diventa ogni giorno più difficile.
Che cosa sto facendo?
Sole non è più la ragazza triste e sola che piangeva cercando di fuggire dall'università. Ora è diversa, più felice, pronta a ricominciare la sua vita anche senza di me.
E io sono ancora qui.
Non le ho detto la verità, non l'ho lasciata andare come mi ero promesso, non faccio che illuderla che potremmo quasi essere una coppia, ben sapendo che se solo sapesse chi sono e tutto quello che le ho fatto mi prenderebbe a calci in culo e avrebbe ragione da vendere.
Non è giusto quello che sto facendo.
Chiuso nell'abitacolo della mia auto la consapevolezza di quanto il mio atteggiamento sia viscido prende il sopravvento e mi si chiude la gola, perché so che il prima possibile dovrei dirle la verità e lasciare che decida di non vedermi mai più in vita sua, se lo ritiene giusto, ma al tempo stesso il solo pensiero di ricominciare a vivere senza di lei mi colpisce come una coltellata nel petto.
Il cellulare che squilla mi riporta alla realtà e, nonostante i lugubri pensieri che mi stavano soffocando, quando leggo il nome sul display non riesco ad evitarmi di sorridere. "Dimmi, tesoro." Dico, aprendo la comunicazione.
"Dovevi essere qui mezz'ora fa e non ci sei." Dice una Sole un po' seccata, ma non eccessivamente.
"Sto arrivando, principessa."
"Ti converrà provare a volare." Ribatte e chiude la comunicazione, facendomi ridere.
Metto in moto e mi dirigo verso casa sua. Sole mi aspetta già fuori di casa e appena la vedo mi si secca la gola.
Indossa dei pantaloncini un po' troppo corti, anche se per niente volgari, che mettono in bella mostra le gambe magre e abbronzate. Il top di pizzo nero che ha abbinato sopra lascia scoperto l'ombelico e una fascia di pelle che mi fa prudere le mani per la voglia di toccarla.
Deglutisco più volte. "Ripetimi il motivo per cui dovrei portarti a ballare e non concederci una serata di divertimento a modo mio." Le dico, appena sale in macchina.
"Perché ho appena dato il mio ultimo esame e ho voglia di andare a ballare e tu, da bravo ragazzo, accontenterai i miei desideri." Risponde prontamente lei, avvicinandosi per darmi un bacio.
"Ti posso assicurare che i tuoi desideri sarebbero ampiamente soddisfatti..." Borbotto, mettendo in moto.
Lei mi dà uno schiaffo sul braccio e ridacchia, senza sapere che sono mortalmente serio.
In questo momento, solo a guardarla, mi viene voglia di baciarla fino a domattina. E non nel modo più casto che ci sia.
Reprimo i miei istinti e mi dirigo verso dove lei vuole che io mi diriga, proponendomi solo di renderla felice.
La discoteca è affollata e la musica rimbomba nelle orecchie. Sole non doveva ricordare quanto odiasse quest'aria, ma io sì, perciò non sono stupito quando, dopo a malapena un'ora trascorsa a ballare, mi chiede di accompagnarla fuori a prendere un po' d'aria. A dire la verità, non sono neanche dispiaciuto. Sta diventando difficile resistere all'impulso di spaccare la faccia a tutti quelli che guardano Sole con uno sguardo che non lascia molto spazio all'immaginazione, o che la sfiorano continuamente.
Appena siamo fuori, Sole fa un respiro profondo e si siede ad una delle poltroncine in vimini del locale.
"Tutto okay?" Le chiedo, cercando di decifrare la sua espressione.
"Mi sa che avevi ragione tu, non sono il tipo da questo posto." Ha l'aria abbattuta, mentre lo dice.
"E perché questo sarebbe un problema?"
Alza le spalle, ma non risponde. Le prendo il mento tra il pollice e l'indice e le alzo il viso in modo da poterla guardare negli occhi.
"I miei sono fuori per qualche giorno, e da qualche parte nella libreria di mia sorella dovrebbero esserci un po' di polpettoni romantici, oltre alle riserve di gelato nascoste nel mio freezer. Dici che può andar bene come serata?"
Vedo i suoi occhi che tornano a brillare e per un attimo mi sento un dio.
Ma poi il luccichio si spegne. "Non è giusto che tu debba passare una serata a guardare film che odi solo perché io non sono in grado di adattarmi. Andiamo, torniamo dentro." Dice, alzandosi.
Le afferro un braccio e la attiro a me.
"Magari non li odio così tanto." Mormoro, dandole un bacio veloce. "E magari non impazzisco di gioia a stare qui e a guardare come tutti gli altri ragazzi presenti non ti staccano gli occhi di dosso."
Sole sorride. "Tu sei geloso? Sul serio?"
"Ora non montarti la testa, signorina. Andiamo?"
Lei non si stacca dal viso quel sorriso stupendo. "Andiamo." E mi prende per mano.
Mentre stiamo uscendo, Serena va incontro a Sole e le dà un bacio sulla guancia. "Ciao, tesoro. Dove andate?"
"Tutta questa musica è fastidiosa, stiamo andando via. Ti dispiace se rimandiamo la serata insieme a un altro giorno?" Le chiede Sole, con un tono dispiaciuto.
"Ma certo, non c'è problema. Ci vediamo domani?"
Sole annuisce.
Gli amici di Serena raggiungono la ragazza e un ragazzo con cui Sole ha stretto una bella amicizia nell'ultimo periodo si avvicina ad abbracciarla.
Il modo in cui la guarda non mi fa impazzire, ma tengo a bada i miei istinti da cavernicolo. Sole ha bisogno di amici.
"Sei così bella da far male agli occhi." Le dice con un sorriso che mi sembra un po' esagerato.
Sole arrossisce appena e fa un sorriso gentile. "Non esagerare." Mentre il ragazzo le rivolge un'altra delle sue frasi sdolcinate, Serena si avvicina a me.
"Smettila di guardarla in quel modo. Hai la gelosia stampata negli occhi." Mormora.
Abbasso gli occhi. "Hai ragione, non dovrei."
Lei alza le spalle. "Andrea è un ragazzo tranquillo ed è fidanzato almeno da qualche mese con quel ragazzo lì." E mi indica un tipo bruno, che effettivamente non ha staccato gli occhi dal suo uomo neanche per un attimo. "Non è di lui che dovresti preoccuparti."
Il suo tono mi insospettisce. "E di chi dovrei preoccuparmi?" "Ho parlato con Luca, qualche giorno fa. Dice che non gli piace il modo in cui ti stai comportando con Sole. Avevi promesso che le avresti detto la verità, dovresti farlo, prima che lo faccia qualcun altro." E si allontana, mentre Sole si riavvicina a me. "Allora, andiamo?" Mi chiede, con quegli occhi che amo tanto pieni di entusiasmo.
Per quanto le parole di Serena mi ronzino nella testa, decido che rimanderò tutto a domani. Stasera è la serata di Sole, e non ho intenzione di rovinargliela.
"A tua completa disposizione, tesoro."
Lei fa una smorfia e saliamo in auto.
Quando arriviamo a casa, Sole non esita a sedersi sul divano e a mettersi comoda.
"Io resto qui per sempre." Dice.
Non potresti farmi favore più grande.
"Mi dispiace, ma quel divano è del sottoscritto."
"Al momento è mio."
"Solo per dieci minuti." Le dico e vado in cucina a prendere una vaschetta di gelato al cioccolato.
Prendo due cucchiaini e torno da Sole.
Potrei giurare che la sua espressione in questo momento è la cosa più bella che io abbia mai visto, prima di darmi del coglione da solo e ritirare tutto.
"Mi hai resa felice."
"E farò di più. Andrò subito a cercarti un bel polpettone romantico."
Sole ride. "Quello può aspettare." Picchietta con la mano accanto a lei. "Vieni qui."
Mi siedo al suo fianco e scruto il suo viso, su cui sta apparendo un'espressione strana.
"Che c'è?" Le chiedo.
Lei fa un sorriso dolce e alza le spalle. "Sto bene, quando sto con te."
Cerco di riprendere fiato e mi chino a baciarle le labbra.
Lei mi abbraccia e ricambia il bacio con tenerezza.
"C'è una cosa che devo dirti."
"Sei sposata e hai dei figli nascosti da qualche parte?"
"Non mi hai fatto una domanda simile il giorno in cui ci siamo incontrati?" Ride, ma poi si fa seria. "Comunque no, niente marito e bambini, ma è una cosa ugualmente importante. Non te l'ho mai detto perché avevo paura che tu potessi guardarmi in modo diverso, ma ora... " Alza le spalle. "Mi fido di te." Dice e le sue parole mi colpiscono come un pugno in piena faccia. Perché mi sono guadagnato la sua fiducia una seconda volta, e la tradirò inevitabilmente una seconda volta.
Stringo i denti per contenere il dolore. "Se è la storia dell'incidente, l'ho già sentita, anche se vorrei sentire da te com'è andata davvero, se hai voglia di parlarne."
Lei sembra quasi sollevata. "Lo sapevi?"
Alzo le spalle. "Le voci corrono in una città piccola come la nostra." Mento, sentendomi sempre più viscido.
"E ti sei avvicinato comunque a me? Perché? Metà della nostra università pensa che io sia una pazza psicopatica."
"Metà della nostra università è idiota." Sorrido. "Sei bella da togliere il fiato, Sole. E hai una personalità ancora più sorprendente. Quello che ti è successo non influisce su questo" Le dico, sincero, facendole una carezza sulla guancia.
Lei alza gli occhi e li fissa nei miei. "Potrei dire qualcosa di molto stupido in questo momento." Dice, con un sorriso.
"Come per esempio che sono il ragazzo migliore del mondo? Lo so già, tesoro." Le dico, facendola ridere, poi non riesco a trattenermi e la bacio, dapprima con tenerezza, poi sempre con più passione.
La stringo a me, tenendola il più vicino possibile e lei fa la stessa cosa, baciandomi come se fosse lo scopo della sua vita.
Non ricordo un momento in cui mi sono sentito così bene, così intero.
Prima che me ne possa rendere conto siamo avvinghiati l'uno all'altra e metà dei nostri vestiti giace abbandonata sul pavimento.
L'unica cosa che sento sono le mani di Sole che mi accarezzano teneramente e le sue labbra dolcissime che si poggiano su milioni di punti del mio viso.
Cerco di riacquistare lucidità, ma Sole è così bella, le sue labbra sono così morbide e io sono così dannatamente debole quando si tratta di lei...
La parte di me che sa perfettamente quanto io stia sbagliando, però, non accenna a farsi da parte. Non posso continuare così, non posso fare l'amore con lei senza che sappia la verità. Sono un vigliacco, ma questa ragazza è Sole, è la ragazza che amo più di qualunque altra cosa, e io le ho già fatto male abbastanza. "Sole, ascolta..."
"Shhh." Mormora lei guardandomi negli occhi per un attimo, prima di riprendere a baciarmi con una tenerezza che per qualche momento mi fa del tutto dimenticare perché volessi fermarmi.
Ma solo per qualche momento, purtroppo o per fortuna. "Sole, non.. Non posso farlo." Mormoro e, trovando la forza in qualche parte sconosciuta di me, la lascio andare e mi rimetto seduto, allontanandomi da lei.
Lei rimane immobile per un attimo, poi si alza e raccoglie la sua maglietta dal pavimento, infilandosela, in silenzio.
Ha un'espressione indecifrabile, e non sembra aver intenzione di parlare.
Recupera tutte le sue cose e si sistema i capelli che le mie mani hanno scompigliato.
"Mi accompagneresti a casa?" Mi chiede, con un tono impassibile.
Vorrei tanto parlarle, dirle tutta la verità, ma qualcosa si blocca dentro di me e l'unica cosa che riesco a fare è annuire.
Il viaggio fino a casa sua è così silenzioso da far male.
Fin'ora non avevo mai compreso appieno il detto 'Il silenzio vale più di mille parole."
Sole guarda dritto davanti a sé, gli occhi spenti.
E io realizzo che l'ho ferita un'altra volta.
Quando fermo l'auto, trovo da qualche parte il coraggio di parlarle prima che se ne vada.
"Senti, Sole..."
"No, lascia stare. Non devi spiegarmi il perché un ragazzo che è andato a letto con chissà quante ragazze non è riuscito a farlo con me. E' abbastanza chiaro."
"No che non è chiaro, Sole, non lo è per niente. Non è come pensi tu."
"Non mi interessa com'è. L'unica cosa che mi interessa è che io ti ho aperto il mio cuore, ti ho confidato l'esperienza più brutta della mia vita e stavo persino per venire a letto con te, senza che tu mi abbia neanche mai precisato che cosa sono io per te.. E tu mi hai respinto, mi hai lasciata rivestire e mi hai accompagnata a casa, senza dire una parola. Lascia perdere le spiegazioni, Ale."
E se ne va prima che io abbia il tempo, o il coraggio, di parlare. Il dolore mi offusca la vista e do un pugno al volante, consapevole di aver rovinato tutto, di nuovo.

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