Ale.

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Sono ben trecentosessanta ore che non la vedo.
E ho passato due abbondanti terzi di queste ore con abbastanza alcol in corpo da trovare accettabile ogni ragazza che mi facesse gli occhi dolci.
Per esempio, sono abbastanza sicuro che senza l'ingente quantità di vodka che ho nello stomaco, non troverei la rossa che sto baciando anche piuttosto appassionatamente chissà quanto attraente.
Anzi, direi che sono abbastanza sicuro che da sobrio non troverei attraente neanche la mia amata Angelina, per quanto sono diventato patetico.
Per questo è meglio tenere lontano il me patetico e sostituirlo con il me divertente e simpatico. Il metodo varia di giorno in giorno... Vodka, Rum, Gin... penso che entro la fine del mese avrò provato almeno una volta ogni superalcolico presente sul pianeta.
Ma quando la ragazza che mi sta appiccicata si scansa e, prendendo fiato, dice: "Wow. Com'è possibile che tu non abbia la ragazza?", neanche la Vodka è sufficiente a tenere lontano il dolore e i pensieri.
L'allontano senza troppe spiegazioni. "Devo andare." Biascico, senza neanche guardare la sua reazione.
Cerco Marco con lo sguardo e, se riesco a trovarlo in questo mare di gente, devo ringraziare il fatto che non si allontana mai troppo da me.
"Possiamo andare." Gli dico, appoggiandomi a uno degli sgabelli del bar per non cadere.
"Addirittura, prima di aver completato l'opera?" Mi prende in giro amaramente.
"Non rompere le palle."
Lui si limita a scuotere la testa e io lo seguo fuori facendomi largo tra i corpi sudati che ballano attaccati gli uni agli altri. Come facevano a piacermi sul serio questi posti, un tempo? Quando siamo fuori, sebbene l'aria sia afosa, è sempre un sollievo rispetto all'aria soffocante della discoteca.
"Amico, non dirmi che sei di nuovo incazzato con me." Borbotto, lanciando un'occhiata all'espressione di Marco.
"Se vuoi diventare un alcolizzato, fa' pure, ma da oggi smetto di esserti complice." Dice, aiutandomi a salire in macchina senza che mi spezzi una gamba.
"Non puoi abbandonarmi così."
"Ale, sei ubriaco fradicio una sera sì e l'altra pure. Sono passati quindici giorni e la situazione non accenna a migliorare. Non ho intenzione di vederti finire in un centro di disintossicazione perché sei troppo codardo per andare a parlarle."
Deglutisco per mandare via il dolore causato dalle sue ultime parole.
Non praticano ancora il trapianto di cervello? Perché penso che il mio sia abbastanza fuso, al momento.
"Lo sappiamo tutti e due che non servirebbe, perciò smetti di fare lo stronzo."
"Perché, questo serve invece? Pensi che una bottiglia di Vodka al giorno ti farà riavere Sole?"
Stringo la mascella. "Nessuno ti ha chiesto di starmi vicino, ti sei offerto spontaneamente. Se hai cambiato idea basta dirlo, non serve fare il coglione."
"Sei come un fratello per me, non ti avrei mai lasciato da solo ad autocommiserarti." Ribatte subito lui. "Ma l'autocommiserazione può andar bene la prima settimana, poi devi reagire."
La mia risata dev'essere una conseguenza dell'alcol, perché in questo momento non ho nessuna voglia di ridere. "Parli come una brava mamma."
"Smettila di fare il coglione, Ale. Quella ragazza starà soffrendo e si sentirà sola, e tu sei qui a bere e a cercare ragazze di cui non ti frega niente con cui pomiciare o altro."
Ogni volta che allude a Sole mi sembra di ricevere una coltellata al petto. "Lei sa tutto."
"Questo lo so, immagino che l'alcol ti abbia fatto dimenticare che ero con te quando Serena ti ha chiamato e tu hai deciso che la sobrietà non ti si s'addiceva più."
"Ecco appunto. Perciò non starà soffrendo, mi starà solo odiando e starà cercando qualcuno che la meriti più di me."
"E' questo che vuoi fare? Dire che non la meriti e tirarti indietro?"
Il dolore che sta riaffiorando mi fa serrare i denti. "Che altro posso fare? Hai dimenticato che ho fatto una scommessa per portarmela a letto? O che l'ho presa per il culo un'altra volta, sfruttando il fatto che non si ricordasse di me? Sono uno stronzo, un coglione, e sì, si merita qualcuno di gran lunga migliore di me. Lei si merita il principe azzurro o una cosa del genere, perché è straordinaria, e io non faccio che farle del male."
La mia voce si incrina, e cerco di inspirare e di non mettermi a frignare come un bambino.
Marco mi guarda con un lampo di comprensione. "La ami così tanto che non potrai mai perdonarti, se la perdi per sempre." "L'ho già persa." Mormoro. "E ora portami a casa, per favore."
                                       ****
Essere sobrio è persino peggio di quello che ricordassi, ma se c'è una cosa su cui Marco aveva ragione è che tutto quest'alcol non mi porterà da nessuna parte che non sia un centro di disintossicazione per alcolizzati.
E io aspiro a qualcosa di più per la mia vita.
Immagino sia questo il motivo per cui nonostante i postumi della sbronza colossale, sono solo le sette di mattina e sto già correndo.
L'aria è così calda e afosa che questo è l'unico momento della giornata in cui si riesce a respirare decentemente.
Si può persino pensare di fare sport.
Peccato che per quanto io sperassi che il bruciore ai muscoli dovuto alla corsa potesse alleviare quello della ferita costantemente aperta che sento proprio al centro del petto, il dolore sia ancora terribilmente in superficie.
Come mi sono ridotto così?
Quando Sole mi ha lasciato, cinque mesi fa, dopo aver cercato di fare qualunque cosa per riaverla e averne ricavato solo altro dolore di cui non avevo bisogno, mi sono ripromesso che io e l'amore avevamo chiuso.
Non mi importava che in quel modo avrei rinunciato a una parte della vita che tutti, anche i più stronzi, infondo infondo desiderano, purché non corressi il rischio di soffrire di nuovo. L'amore è una cosa per i forti, per quelli che sono in grado di affrontare il dolore a testa alta, non per me. Le avventure da una notte fanno per me.
Niente aspettative, niente promesse, niente bugie.
Piacere, divertimento, e nient'altro.
Quando ho saputo dell'incidente ho pregato tutta la notte che lei ce la facesse, sebbene non mi sia mai stato insegnato a credere in qualcosa di soprannaturale come un dio.
E quando finalmente ho saputo che ce l'aveva fatta, seppure con qualche grosso danno collaterale, il sollievo iniziale si è pian piano trasformato in una sorta di arrendevolezza.
Sole mi aveva dimenticato, perciò potevo gettare la spugna e ricominciare a divertirmi, augurandomi solo che lei incontrasse qualcuno migliore di me.
Ma non mi ero accorto di quanto la mia vita fosse vuota, fino a quando i miei occhi non hanno incrociato di nuovo i suoi. Parlarle, farla ridere, sorprenderla, è diventato di nuovo lo scopo della mia vita.
Non solo mi sono innamorato un'altra volta, ma sempre della stessa persona.
La persona a cui avevo già spezzato il cuore e l'unica persona capace di ridurre in poltiglia anche quel po' di cuore che mi era rimasto.
Ed ero persino convinto che al momento giusto sarei riuscito ad lasciarla andare, che avrei sopportato di perderla di nuovo. Quanto sono stato stupido?
Cerco di accantonare i pensieri e guardo, intorno a me, la città che si sta risvegliando. Le prime auto che passano, i primi pedoni per strada.
Mi fermo in un bar per far riposare i muscoli e fare colazione. Si spera che una buona dose di zuccheri possa aiutarmi con il mal di testa da dopo sbronza.
La ragazza del bar mi fa un enorme sorriso, come se fossi la prima cosa piacevole che vede questa mattina.
"Buongiorno. Cosa posso portarti?" Mi chiede, avvicinandosi al mio tavolino.
Sono quasi tentato di chiederle dell'alcol, ma, purtroppo o per fortuna, stamattina sono fin troppo lucido.
"Un caffè e una ciambella al cioccolato."
"Certo. Arrivano subito. Davvero esiste ancora qualcuno che va a correre a quest'ora di mattina?" Dice ancora col sorriso, tornando dietro il bancone.
"E' l'unico rimedio che conosco contro una sbronza epocale." La ragazza ride. Mi fermo per un attimo ad osservare i lineamenti dolci e delicati del viso. Sarebbe carina, se non fosse che gli occhi azzurri sono troppo chiari e le labbra troppo sottili e... se non fosse che non è Sole.
"E la ragazza per cui ti sei sbronzato lo sa?" Mi chiede.
"Cosa?"
"Hai il tipico sguardo da cuore spezzato. Lo so perché il mio ragazzo ne aveva uno simile quando lo lasciai perché aveva fatto il coglione con un'altra, e anch'io lo vedevo riflesso nello specchio ogni giorno, in realtà." Dice, portandomi la mia ordinazione.
Faccio un mezzo sorriso. "E' proprio una prerogativa di noi maschi comportarci da coglioni, eh?"
"Già. Ed è una prerogativa di noi ragazze affezionarci talmente tanto da non essere capace di mandarvi a quel paese una volta per tutte. Vi facciamo credere di essere forti e di odiarvi e poi ci ritroviamo a piangere come delle sceme al buio della nostra camera." Alza le spalle. "E' così, siamo sempre troppo buone, quando ci teniamo davvero."
Le sue parole sarebbero confortanti, se non conoscessi Sole abbastanza bene da sapere che niente di quello che farò o dirò le farebbe mai cambiare idea. Prendo fiato.
"Perciò tu l'hai perdonato?"
Alza le spalle. "Ho provato ad odiarlo e non ci sono riuscita. E lui ha continuato a farmi sorprese per almeno due mesi. Preferisco pensare di essermi comportata da ragazza innamorata invece che da stupida."
Sorrido. "Tutti possono sbagliare. Non sei una stupida se gli hai dato una seconda possibilità."
"Però pensi che la tua ragazza non te la darebbe mai." Nonostante sia la cosa più stupida e irrazionale del mondo, l'espressione la tua ragazza quasi mi fa sorridere.
"Lei è diversa. E non è la prima volta che la ferisco."
"Non ho dubbi che sia diversa, non sembri uno che parla di una ragazza con gli occhi a forma di cuore facilmente."
Un uomo entra nel bar e si avvicina al bancone. "Prova a chiederle scusa come si deve, se non ti perdonerà ci avrai almeno provato." Conclude la ragazza a bassa voce, e si dirige verso il bancone.
Non so se sia per le parole della ragazza del bar o perché senza una buona dose di alcol in corpo tollerare la mancanza di Sole è ancora più difficile, ma appena esco dal locale, compongo il suo numero di telefono e mi porto il cellulare all'orecchio. Naturalmente non mi aspetto che risponda, perciò, oltre a telefonarla, sto anche andando a trovarla personalmente. Quando arrivo a casa sua, prendo fiato e raggiungo il portone. Faccio un respiro profondo e suono il citofono.
Sono pronto a dire a sua madre o a suo padre che ho bisogno di vedere Sole, quando è proprio la sua voce a rispondermi.
"Chi è?"
Deglutisco e per qualche istante non riesco a parlare.
"Chi è?" Ripete Sole.
"Sole, sono io.. Ale. Ti prego, ho bisogno di parlarti."
Sento il rumore del portone che si apre e una sorta di gioia mi riscalda il cuore. Entro nel portone e mi trovo faccia a faccia con Sole, pronta per la spiaggia e con gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole.
"Per favore, Ale, smetti di telefonarmi, e di pensarmi, e di fare qualunque cosa, okay?"
"Sole, ascolta, io..."
"Tu sei un bugiardo e uno stronzo. Ma immagino che capiti a tutti di incontrare gente del genere, no? Perciò ho deciso di accettarlo e di andare avanti. Solo, lasciami in pace."
Sento il cuore che sta affondando. Sole fa per andarsene, ma io la afferro per un braccio.
"E se ti dicessi che io.."
"Ti prego, non dirlo. Non dire che mi ami, perché non solo mi sembreresti ancora più falso e infido, ma ti umilieresti soltanto. Sto uscendo con un'altra persona.
Perciò, ti prego, vattene."
Sto per ribattere, perché non mi è sfuggito il lampo di tristezza nei suoi occhi, quando un auto si affianca al marciapiede e il ragazzo alla guida saluta Sole con la mano.
Quando lo riconosco, il mio primo desiderio è quello di ammazzarlo o di riempire Sole di insulti perché si sta facendo abbindolare da un idiota.
Ma poi ci ripenso, e rimango in silenzio, lasciandola andare.
Che senso ha lottare, se lei preferisce uno come Luca a me? Che senso ha dirle che sono diventato un perfetto coglione per quanto la amo se lei non vuole sentirlo? Che senso ha prendere a pugni quel coglione, se il primo responsabile della loro relazione sono io?
Sono io che l'ho ferita, sono io che l'ho persa.
E sono io che devo pagarne le conseguenze un'altra volta.

Ricordami di amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora