Capitale dei sette regni

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Arrivammo ad Approdo del Re dopo appena due giorni; e io che speravo non arrivassimo mai..Per tutto il viaggio ero rimasto nella carrozza a sonnecchiare o a chiacchierare con Penguin nella speranza di non pensare troppo alla mia condann-..al mio incontro con quella che sarebbe diventata mia moglie. Speravo almeno in una imboscata da parte di un gruppo di banditi, ma la calma aveva regnato indiscussa in quei giorni. Come se non bastasse Penguin si divertiva a stuzzicarmi; continuava a parlare di quando si sarebbe tenuta la cerimonia al Grande Tempio, del banchetto che sarebbe seguito e infine...della prima notte di nozze. " Penguin, perchè non vai a giocare a mosca-cieca con gli estranei invece di scassarmi"? Lui per tutta risposta aveva riso ancora di più, non c'era modo di farlo stare zitto, o di offenderlo veramente: prendeva tutto alla leggera, che ragazzo spensierato..ma non lo invidiavo per nulla. Dopo nemmeno 15 minuti tornò a premere su quello stupido argomento;   

<< Non siete nemmeno un pò agitato per la vostra imminente notte di nozze? io al vostro posto sarei emozionato! >>

<< Allora perchè non prendi il mio posto? te ne sarei molto grato. >> Non era impaziente per quello, anzi, se avesse potuto lo avrebbe evitato: detestava le donne, e ancor di più il contatto fisico..ma suo padre era stato chiaro anche su questo; era necessario per poter dare a sua moglie e alla sua casata un erede che avrebbe regnato dopo di lui. Un argomento che lo annoiava terribilmente. C'era anche sua sorella Lamy, anche lei avrebbe avuto dei figli dall'uomo che aveva sposato un paio di anni fa, quindi...perchè rompere le palle solo a lui? semplice: essendo il primogenito, oltre che maschio, lui aveva più responsabilità..tra cui quella di avere dei discendenti che avrebbero ereditato Grande Inverno alla sua morte. Meglio tirare le cuoia sulla barriera, sarebbe stato un destino più magnanimo. Notò solo ora che Penguin aveva la testa fuori dalla carrozza, forse stava parlando con chi guidava i cavalli, infatti rientrò dentro in un istante, con un volto che esprimeva sia gioia e che...compatimento? sapeva già cosa stava per dirgli...ebbe la tentazione di tapparsi le orecchie per non udire quelle parole che mai avrebbe voluto sentire, specie negli ultimi giorni.

<< Siamo giunti a destinazione! siamo arrivati nella capitale dei sette regni, non siete felice? >> "che stronzetto" pensò Law.

<< Penguin...se non la pianti giuro che stanotte ti faccio dormire nelle stalle...e non sto scherzando. >> Il servitore a quelle parole sudò freddo: quando il suo amico assumeva quello sguardo da "ti apro in due mentre sei cosciente" non c'era da scherzare...si rischiava la vita. Appena la carrozza si fermò i due passeggeri uscirono, venendo investiti dalla fioca luce del tramonto, che donava al cielo sfumature arancioni e rosse, con qualche nuvola sparsa qua e là; erano arrivati nel tardo pomeriggio, e molto presto la sera sarebbe arrivata, senza che loro se ne accorgessero. Vennero accolti da un soldato della guardia cittadina, che dopo un breve inchino in direzione del moro parlò:

<< Lord Stark, è un onore avervi qui! vi do il benvenuto ad Approdo del Re; spero che il viaggio sia stato gradevole, il nostro sovrano vi attendeva con ansia. >> chi? quel maniaco vestito di rosa? che andasse pure al diavolo, pensò il ragazzo. Dopo il "caloroso benvenuto" furono accompagnati al castello, scortati dalle guardie del re; la mattina seguente, dopo aver fatto colazione, si sarebbero diretti alla sala del trono. Penguin fu spedito negli alloggi dei servitori, mentre a lui toccò una stanza destinata agli ospiti "importanti", si notava dal lusso che lo circondava. Non era mai stato un grande amante della ricchezza e degli eccessi, casa sua era modesta e lui era cresciuto, per quanto fosse stato possibile, nella convinzione che i soldi non ti rendevano diverso dalla gente comune. Si buttò nel letto a baldacchino, nella speranza di prendere subito sonno, cosa ardua visto che solitamente verso quell'ora era solito leggere o chiacchierare con il suo amico. Domani sarebbe stata una giornata di merda, se lo sentiva, ma, per il bene della casata doveva apparire al meglio...quindi...si mise a contare le pecore fino a quando il sonno non arrivò. 5871 pecore. Fu svegliato da un raggio di sole che penetrò attraverso la tenda color porpora della stanza, che gli arrivò esattamente in mezzo agli occhi. Sbuffò infastidito, mettendosi lentamente a sedere. Che ore erano? non ebbe tempo di capirlo in quanto sentì bussare alla sua porta. Penguin entrò dopo il suo consenso; sfoggiò un largo sorriso a trentadue denti, che Law aveva imparato a riconoscere nel corso degli anni. Aveva voglia di sfottere, il bastardo. Infatti non gli diede tempo di aprire la bocca:

<< Giuro sui sette Dei, che se provi a dire qualcosa di stupido ti faccio decapitare davanti al Tempio. >> Il suo amico recepì il messaggio, ma non perse il suo sorriso. Gli aveva portato la colazione, anche se aveva lo stomaco chiuso; mangiò qualche frutto e bevve un sorso di latte. Intanto fu aiutato a vestirsi, anche se preferiva farlo da solo, ma il suo amico era testardo, quindi niente da fare. Finalmente era pronto: fu accompagnato da una guardia nella sala del trono, con Penguin che lo seguiva. L'agitazione iniziò a farsi sentire..non si capacitava ancora della situazione in cui si trovava, e fu tentato di voltarsi e correre verso le stalle, prendere un cavallo e tornare a casa. E poi, solo poi subire l'ira di suo padre. Arrivarono davanti a un enorme portone, decorato interamente di oro e argento, che fu spalancato da due guardie.  

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