Prologo

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26 giugno 2015, Miami.

Lauren esce dal backstage. Ha appena  concluso la quinta tappa del suo primo tour mondiale e Mike Jauregui, padre e uno dei manager della cantante, le va incontro con espressione preoccupata.
«Hija, mi dispiace, la macchina non parte»
«Mierda.» distorce la bocca «Dobbiamo essere a Orlando entro domani.. Come facciamo?»
Al suo fianco c'è Lucy, una delle sue mie migliori amiche, o probabilmente l'unica amica leale e fedele che le sia rimasta.
«Che problema c'è Laur? Andiamo con la mia» la tranquillizza «Ora andiamo, sto letteralmente morendo di fame!»
Le due ragazze vanno a mangiare insieme ad altri musicisti. Lauren è nervosa, cerca di sorridere ma la rabbia inizia a salire perché il concerto sarebbe dovuto essere perfetto con la P maiuscola!
Ma invece è stato un susseguirsi di problemi, limitazioni, errori. Insomma è andato tutto storto.
Dopo cena, i ragazzi accompagnano la cantante all'albergo e si fermano per qualche bicchierino. Sono già le tre di notte, Lauren ha un margarita tra le mani e sente il suo iPhone squillare a gran voce.
È Simon Cowell, il produttore della sua casa discografica.
«Lauren, va tutto bene?» le chiede
«Tutto bene un cavolo!» ringhia «Il fonico non si è presentato perché l'hai mandato a fare un altro concerto e mio padre ha sgobbato fino ad ora per smontare il palco. Poi, come se non fosse già abbastanza, la macchina è guasta!»
Lui sembra ignorare le sue lamentele e cambia discorso andando dritto al punto.
«Ho solo chiamato perché mi hanno detto che hai avuto un incidente!»
«Un incidente» sbotta «Ci manca solo quello. Ma chi ti ha detto questa stronzata?»
«Mi hanno chiamato quelli del concerto di domani a Orlando. Sai che io non credo a nessuno, ma stavolta mi sono preoccupato... Non so perché...»
Lauren butta un sospiro di frustazione mentre alza gli occhi al cielo implorando di non sentire altre cazzate.
«Senti, non voglio ascoltare queste storie!» sta per perdere la pazienza «Ne ho abbastanza per oggi. Cerca di risolvere tutti i problemi e domani, gentilmente, fammi trovare il fonico, il mio fonico, pronto per le prove. Ti saluto!»
Nel frattempo si sono fatte le quattro del mattino. Ormai le è passato il sonno e la latina è più incazzata di prima, ma decide comunque di andare nella sua stanza. Immagina già la fatica del viaggio di domani, vorrebbe solo provare a dormire ma sembra impossibile.
Si sveglia stanca verso mezzogiorno, dopo una notte piena di incubi. Doccia, colazione in camera, infila un vestitino corto e nero, gli anfibi e scende nella hall. Mike ha già caricato i bagagli nella macchina di Lucy, una Mustang rossa, nuova di zecca.
Mentre prendono il caffè, vedono un uomo alto, che indossa una specie di soprabito scuro, fare tre giri intorno all'auto per poi andarsene. Un minuto dopo due poliziotti chiedono di chi sia la Mustang. Lauren è infastidita da tutte queste sospettose attenzioni, quindi fa cenno a Lucy di salire in macchina mentre suo padre, malinconico, saluta la sua primogenita.

Sono le tre di sabato del 27 giugno, giorno del suo diciannovesimo. Lauren è al volante e le aspettano quattro ore di viaggio. Sicura di sé, guida con una mano sola e nel frattempo risponde praticamente a tutti i parenti e che la chiamano per augurarle un buon compleanno, ma lei vorrebbe solo mandarli a quel paese. Si sente presa in giro dopo la tensione della notte precendente e della mattinata passata a ripetersi che tutto andrà bene.
Giunti quasi a fine viaggio, dopo una piccola sosta, cerca di riaccendere la macchina ma non si mette in moto.
«No. No. No!» tira un pugno sul volante «Merda, no!»
Comincia a domandarsi perché stia accadendo tutto questo e, mentre cerca un risposta, vede alla sue spalle quanto persone che stanno spingendo l'auto per farla ripartire.
Dopo duecentocinquanta chilometri di autostrada, sente un rumore minaccioso provenire da sotto l'auto. Ha paura possa trattarsi di un guasto all'albero del motore, allora decide di fermarsi a farlo controllare. Passa un quarto d'ora e nota un cartello che dice: AREA DI SERVIZIO- DUE CHILOMETRI. Successivamente trova quello da settecento metri, quello di cinquecento e.. ad un certo punto si rende conto di aver superato l'aerea di sosta
«Lucy, dov'era il segnale dei centocinquanta metri?»
Inchioda nell'autostrada deserta e, senza pensarci due volte ingrana la retromarcia.
Si ferma al distributore. Prova a premere il bottone alla sua destra ed ecco che la capote si apre. Lo schiaccia nuovamente e mentre richiude Lucy butta un urlo: aveva la mano poggiato sul parabrezza e per poco non è stata tranciata.
Lauren è tesa, nevrotica e aggressiva.
«Cosa diamine deve succedere ancora, oggi?! Cosa!»
Il meccanico si mette a controllare velocemente, lubrifica un paio di ingranaggi e dopo un paio di minuti afferma che il motore è apposto.
Le due ragazze ripartano. Percorrono una trentina di chilometri e la cantante si china per spingere nel portasigari il cavetto per caricare il suo cellulare che continua a sganciarsi.
«Attenta!» urla Lucy
«Che c'è?»
Ha oltrepassato la corsia di sorpasso, è praticamente a cinque metri dal guardrail. Il tachimetro segna centoventi chilometri all'ora. La giovane Lauren Jauregui sterza verso destra, ma il volante è di burro: in un attimo si ritrova nella corsia di emergenza. Ha meno di un secondo per rendersi conto che da quel lato non c'è alcuna protezione. Abbastanza per pensare: '"Rischio di finire nel fosso e, se ci finisco dentro, non arriverò mai a Orlando."
Controsterza a sinistra. Se va a sbattere da questa parte, infatti, è meglio, perché ammaccherá la macchina contro il guardrail, ma almeno potrá continuare il viaggio. No ABS, no airbag, no cintura di sicurezza. La macchina sta rallentando: è sicura di fermarsi non appena tocca la barriera. Chiude gli occhi. Una randellata all'altezza del sopracciglio destro, lo schianto del cofano che si accartoccia, il fracasso del parabrezza che si frantuma. Tiene le mani fisse sul volante: è magra, si sento fisicamente in grado di sopportare le botte e assecondare ogni movimento dell'auto. Prende un sacco di colpi in ogni parte del corpo, ma è invincibile. Lo stridio continuo del metallo che ha agganciato la fiancata l'assorda. Non ha idea di quanto tempo duri. Il rumore del botto scema. L'auto adesso è ferma.
Lauren sente caldo. Sente freddo. Sente zampilli di sangue scorrere sul suo candido viso, continui e regolari. Sembra di essere una doccia da cui esce acqua. La bocca è piena di detriti: "Cazzo, i denti." urla mentalmente.
Passa la lingua sulle due arcate, per fortuna li ritrova tutti al loro posto. Ha la bocca piena di vetri. No, non sta succedendo a lei. Sta solo assistendo a una tragedia, la vive addosso.
Tiene le mani immobili. Sputa i vetri uno per uno, con molta cautela. Ne sente uno conficcato in gola.
"Stai calma, Lauren" pensa
Questo è il momento peggiore. Ormai è una fontanella, una pioggia torrenziale di sangue ed ha il terrore di mettersi a vomitare. Se non associasse il vomito alla morte, forse scoppierebbe a ridere. Tossisce e riesce a sputare il vetro. Ora c'è silenzio. Le cicale friniscono.
"Cosa mi sta succedendo?"
Si accorge all'improvviso di essere a carponi, è stata sbalzata dal sedile. Sopra di lei non c'è il volante, per cui deve essere nel lato del passeggero. Gli occhi sono ancora chiusi. Dall'esterno dell'abitacolo le arriva la voce tremante di Lucy.
«Stai ferma. Ora ti aiuto ad uscire»
Lei e altre persone tentano di forzare la portiera bloccata, poi l'afferanno e la tirano fuori dal finestrino. Non riesce ad aprire gli occhi. Tutto è nero,  ma sente i raggi del sole colpirle le palpebre.
La spostano perché l'auto fuma e hanno paura che possa prendere fuoco.
Con il pollice sfiora l'anello che porta sull'anulare sinistro, la fedina del suo fidanzato Ty Dolla Sign o meglio Tyrone Griffin, un famoso rapper. Muove le braccia. Ha la faccia imbrattata e le fa male la gamba sinistra. Tutto inizia a defluire dolcemente, lasciandole solo una sensazione di leggerezza. Ecco, ora vede tutto bianco. Inizia a sentirsi bene, il corpo pian piano si solleva da terra.
Avverte finalmente un po' di pace, quando da molto lontano sente il suono di una voce che chiama il suo nome.
«Lauren! Lauren! Lauren!»
È Lucy. Si fa sempre più vicina. Ora è accanto a lei
«Eccomi» biascica
«Abbiamo chiamato l'ambulanza. Cerca di resistere, sta arrivando»
Parla in fretta, il suo tono è concitato. Le dice che è distesa sul ciglio della strada e Lauren resta zitta, senza fare il minimo movimento.
Tre quarti d'ora dopo sente lo stridore delle ruote che inchiodano. Una portiera si apre. Altri pneumatici, altre portiere. Voci indistinte, confuse, prima lontane poi vicine.
«Lauren Jauregui! Lauren Jauregui»
«Lucy, ti prego, falli tacere» sussurra con un filo di voce.
I paramedici la sollevano e la fanno stradiare su una barella. Sono quasi le sette di sera.
«Apri gli occhi» insiste uno di loro «Mi apri gli occhi?»
Spalanca le palpebre e scorge il viso di un ragazzo rosso con i baffi. Le richiude subito. Ha paura, non riesce a tenere gli occhi aperti.

In ospedale, un dottore dalla voce grave la tratta con sufficienza. I suoi modi non le piacciono, sembra avere fretta. Comincia a spazientirsi sul serio.
«Ascolti, mi vuole togliere questo vestito? Per favore, mi sento i vetri dappertutto e mi faccia dormire, non ce la faccio più!»
«Un attimo, dobbiamo compilare le carte. Allora dimmi come ti chiami, qual è il tuo nome?»
«Sono Lauren Jauregui, l'ex cantante» risponde d'istinto

Grahana ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora