Capitolo17

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11 Luglio 2016, 7/27 tour
Destinazione: Ontario

«Eccovi! Finalmente!» urla Simon «Allora? Che avete da dire?»
«Di.. che.. di che stiamo parlando?» balbetta Camila «Io non...»
«Di questo parlo!»
Lancia sul tavolo delle foto di lei e Lauren in spiaggia che si baciano e giocano con la bambina come se fossero una famiglia.
Le due latine deglutiscono rumorosamente e si guardano con la coda dell'occhio mentre tutti gli sguardi sono puntati su di loro.
«Andate tutte fuori, io e Camila dobbiamo discutere. E invece tu, Jauregui cara, fai le valigie o ti tolgo io a calci!»

Le quattro ragazze escono dalla stanza, Lauren è la prima ad andare via con passo pesante e invece di seguire le altre nei camerini per cambiarsi, corre fuori uscendo dal retro della struttura.
Sferra qualche pugno al muro e lo prende a calci mentre, mordendosi il labbro, farfuglia qualcosa di incomprensibile.
«Laur» la chiama Dinah «Basta! Ehi!»
L'abbraccia da dietro bloccandole mani e braccia, poggiando il mento sulla spalla. Passa qualche secondo prima che i singhiozzi della latina riempiono l'atrio.
Lauren si volta e stringe forte la sua collega allacciando le braccia al collo mentre le lacrime rigano il suo volto, cadendo sulla spalla di Dinah.
«Tesoro» sussurra baciandole la testa «Tesoro mio»
«I-io la amo» balbetta sciogliendo l'abbraccio «Dinah, la amo. La amo più della mia stessa vita, capisci? Non posso andare via! Non posso stare lontana da voi, da lei. Ho passato due giorni bellissimi con lei, insieme alla mia bambina. Abbiamo fatto l'amore, le ho tolto la verginità, perché a quanto pare con Kehlani non era andata oltre ed è stato un onore. Era il paradiso, Camila è il mio paradiso e non posso lasciarla ora, dopo tutto quello che abbiamo vissuto. I-io.. Non...»
«Lauren» la interrompe abbracciandola nuovamente per farla calmare «Se davvero ti ama tutto questo non finirà. Qualunque cosa dirà Simon, io mi opporrò e sarò la tua spalla di supporto. Non andrai via tesoro, pure al costo di perdere il mio di posto!» afferma con tono rigido «Sei una delle mie migliori amiche e senza di te non vado da nessuna parte»
                            ***
Dopo un'ora di urla in quella stanza, Camila finalmente esce e viene scortata dai manager fino al bus, dove l'attendono le ragazze preoccupate è una Lauren in lacrime che fa avanti e dietro mordendosi l'interno guancia per trattenersi.
Nella sua mente c'è solo confusione e rabbia. Tanta rabbia.
Insomma siamo nel ventunesimo secolo cosa cambia? L'amore è amore. E poi perché Lauren deve subire tutto questo e Kehlani no? Cosa cambia tra le due? Entrambe lesbiche, entrambe la stessa donna.
Oltre tutte queste domande, ci sono altre che martellano la latina, ma quella che è al centro di tutte è "Perché a me? Perché sono in questa gabbia? Cosa cambia tra un fiore rosso in mezzo ad un campo di fiori neri? Sono sempre fiori, no?"

«Camila!»
«Chancho, quindi? Dicci tutto»
«Zitte» sbotta buttando il suo zainetto dove capita «Lauren non sei fuori, sono scesa a compromessi con Simon, puoi restare fino alla fine del tour»
«Ca-Camz, grazie»
Le va incontro per abbracciarla ma lei si allontana, spingendola bruscamente.
«Da oggi sono ufficialmente fidanzata con Austin Mahone. Mi hai messa solo in un mare di merda. Stammi lontana, Jauregui!» finisce urlando le ultime parole
Lauren boccheggia e stordita guarda la ragazza che ama trattarla da schifo.
Deglutisce rumorosamente prima di avere il coraggio di controbatte con voce appena udibile e stridula.
«Non chiamare errore ciò che ti ha fatto bene»
Dalla bocca della cubana esce una risata amara e con sguardo di sfida penetra gli occhi della latina prima di cambiare scompartimento sbattendo forte la porta scorrevole.
«Laur.. vuoi..?»
«Andate a fanculo, tutti. Una per una.»
                       
Passano ore da quella piccola discussione, tutti dormo, pure Camila che è serena e tranquilla, eccetto Lauren.
Lei è al solito posto, quel posto che l'è tanto mancato.
Fuma un po', ascolta della musica triste e depressa mentre guarda le stelle e la magnifica luna che illumina ciò che è intorno.
Quattro del mattino. Quinta sigaretta in bocca. Le lacrime riempiono due enormi occhi verdi che fissano la tastiera del telefono mentre i pollici scorrono velocemente su di essa.
È sulla chat di WhatsApp di Camila, le sta scrivendo un lunghissimo messaggio nel quale apre se stessa e spera, con tutto il cuore, che la cubana capisca, che legga tra le righe, che apprezzi.
Non si può trattare così una persona. Che razza di gioco è?

Lauren:
Di solito certe cose le dico in faccia, perché sono convinta che guardando una persona negli occhi tutto è diverso.
Ho passato tutto questo tempo a piangere, ma non ero io a volerlo, piangevo e basta, le lacrime scendevano sole.
Sono una persona che è tutto bianco o tutto nero: io non ho vie di mezzo o mi piaci/ti amo o ti odio da morire ed io so provare odio.
E tra tutto quell'odio in questi giorni tu sei riuscita a farmi provare un sentimento diverso, a farmi sorridere nuovamente e avere un motivo per alzarmi la mattina dal letto.
Sì, mi piaci, e non poco. Così tanto da essere arrivata ad amarti. Ad innamorarmi di te.
Ed ho paura, paura di non essere all'altezza, paura che andrai via. Paura di stare male ancora. Alla fine non ho nessuno al mio fianco, nessuno mi conosce davvero, tengo sempre tutto nascosto e quando ho bisogno le persone non ci sono mai. In un tuo abbraccio sento che qualcuno, forse qualcuno, mi vede e non sono più così trasparente.
Io non mi faccio toccare da nessuno, odio quando le persone mi toccano, invadono i miei spazi, marcano il mio territorio. Voglio e pretendo il mio spazio vitale ma ho lasciato che tu mi sfiorassi. Che tu mi spogliassi. Mi desiderassi.
Non riesco a stare con una persona vicino, la sento come una minaccia, ma, dopo tanto tempo, ho lasciato che qualcuno entrasse nel mio cuore prendendolo tra le sue mani, rubandolo.
Ci sono altre, tante cose che è difficile da spiegare e mi vergogno pure a dire, perché di normale non ho nulla e non so più cosa voglia di essere normale e la mia vita è un bordello, ma perché sono io a creare il caos che non c'è e raggiungo certi limiti fino a diventare pazza, totalmente, e nessuno può starmi vicina, eppure voglio che tu sia vicino a me, anche in quel momento, perché nonostante io abbia problema a fidarmi, abbandonarmi, io di te mi fido anche se oggi mi sono sentita presa il culo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto in così poco tempo.
E ci sto davvero male perché di te mi importa molto, ma io so che di me non è mai importato nulla a nessuno e non voglio ritrovarmi sempre nelle stesse situazioni e peggiorare sempre più, fino a chiudermi in casa e isolarmi.
Sono misantropa, odio l'uomo, odio l'umanità, davvero, odio tutti, ma  anche se vedo sempre tutto grigio, riesco a vedere qualcuno in bianco e nero e tu sei quel qualcuno e, per una come me, non è una cosa da poco.
E ti sembrerò pazza, sì, stupida, anormale, ma nel mio modo di essere, nelle mie fobie enormi, nel mio non riuscire ad attraversare una strada molto spesso, nei miei attacchi di panico, di rabbia, nel mio io, ho qualcosa di diverso dagli altri..
Camila, non mi lasciare così. Pensaci te ne prego perché so che anche tu mi ami e la bella favola che abbiamo scritto nella tua baita non l'ho vissuta solo io. Eravamo io e te e quella era il nostro "C'era una volta"!

Grahana ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora