_Primo Giorno a Valencia_

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ALEC

Undici dannate ore di volo con scalo a Madrid... sarebbe una tortura, se Dio non stesse dormendo accanto a me con la testa poggiata sulla mia spalla. So che può sembrare strano e un po' inquietante ma non è la prima volta che lo vedo dormire, a volte, quando non riesco a prendere sonno, sgattaiolo in camera sua e lo guardo. Si, lo so... mi sto ammalando... de amor (tanto per restare in tema). Ma non ho abbastanza coraggio per dirglielo, nè a lui nè alla mia famiglia. Lo guardo sospirando e gli accarezzo la mano che non mi aveva mai lasciato durante tutto il viaggio, era dolce e mi piaceva quando si preoccupava di me. Sospiro sognante e poggio la nuca al poggia testa del seggiolino mentre guardo l'oceano da fuori il finestrino. Nelle orecchie mi risuonava Coeurdonnier di Soprano. Mi mordo il labbro, io ho il cuore strappato? Esisterà mai un "riparacuori?" Si, forse lui. Sorrido voltando di nuovo la testa e guardandolo mentre dormiva tranquillo e respirava pesantemente, tutti i suoi lineamenti rilassati e i suoi occhi chiusi contornati dalla matita glitterata. Glitterata come il gel che usa per i capelli tirati indietro, gli occhi mi cadano sulle sue labbra perfette e mi mordo il labbro di nuovo. Come diavolo riuscivo a stare lontano da lui? Sentivo come un peso dentro al petto che non mi diceva niente se non: Bacialo cretino. Lui per me era una calamita, lui è una calamita e io sono soltanto uno dei tanti pezzetti di ferro attratti da lui, dalle sue labbra, dal suo atteggiamento, dai suoi glitter, dalla sua vanità... DA LUI e tutto ciò che lo riguardava. Inizio a sentire gli occhi pensanti e poggio lentamente la mia testa sulla sua e una lacrima leggera mi riga la guancia. Io non lo potevo avere, non lo posso avere solo perchè sono un codardo, perchè ho paura di un rifiuto e dei giudizi degli altri nei miei confronti, perchè  non voglio perdere mia madre, mio padre, mia sorella... e Jace, Jace.... chissà che mi avrebbe risposto se gli avessi detto che sono gay fino al midollo, come minimo non mi avrebbe più parlato. Un'altra lacrima mi riga la guancia mentre mi addormento con questo pensiero che mi frullava in testa.

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Stavo dormendo tranquillamente e sognavo, stavo facendo un sogno fantastico quando sento qualcuno toccarmi la spalla e apro lentamente gli occhi. Vedo subito un paio di occhi verdi che mi parlavano ma io avevo ancora la musica nelle orecchie, tolgo la cuffietta e guardo lo stuart.

-Come scusi?

Lui mi sorride, portava un foulard rosa intorno al collo e aveva atteggiamenti piuttosto femminili

-La stavo solo avvertendo che tra 20 minuti atterriamo.

lo scalo a Madrid l'avevamo già fatto...circa un'oretta fa e mi ero riaddormentato appena mi ero seduto di nuovo sul seggiolino con Magnus accanto a me che cambiava la musica sul cellulare. Lo stuart mi sorride e io annuisco ringraziandolo, appena mi sveglio per bene vedo il seggiolino accanto a me vuoto e fermo lo stuart

-Aspetti, aspetti, dov'è?? I-il ragazzo che stava accanto a me, dov'è?

Dico piuttosto in ansia e preoccupato, si mi stavo preoccupando per nulla. Dopotutto siamo su un aereo non è che può andare da tante parti. Lo stuart scuote la testa e alza le spalle.

-Mi dispiace, non lo so

Gli annuisco e lui se ne va prima di avvertirmi che dovevo sedermi e allacciarmi le cinture. Beh, se lo dovevo fare io lo doveva fare anche Magnus. Ma dove cazzo è?! Sospiro e mi prendo la testa tra le mani mentre sento la pressione dell'aereo, avevo bisogno di lui cazzo. Volevo che mi stringesse la mano, che mi dicesse che sarebbe andata bene, mi basterebbe anche la sua presenza accanto a me. Invece lui non c'è, c'è solo un seggiolino vuoto, io avevo bisogno di lui e lui non c'era cazzo. Sento le lacrime agli occhi e stringo i braccioli del seggiolino facendo respiri profondi mentre mi immagino i suoi occhi che mi guardano e la sua voce che mi tranquillizza. Mi immagino la sua mano stretta nella mia e sento i battiti del cuore decellerare lentamente fino a tornare normali mentre l'aereo tocca terra e io sospiro sollevato. Appena sento le porte aprirsi e l'annuncio agli altoparlanti che ci informava di poter scendere, mi alzo di scatto e cammino velocemente verso l'uscita facendo prima delle altre persone. Sento la sua voce chiamarmi con il mio nome completo, adoravo quando lo faceva, ma ora avevo paura che fosse solo un frutto della mia immaginazione. Sospiro sollevato appena i miei piedi toccano terra e inizio a camminare verso l'entrata dell'aeroporto e vado a ritirare la mia valigia. Poco dopo vedo Jace affiancarmi e mi sorride, gli faccio un accenno di sorriso anche io e sento di nuovo la sua voce... sto impazzendo?? Poco dopo sento la sua mano piena di anelli freddi contro la pelle spoglia del mio braccio.

-Alexander...

Sussurra, io mi rifiuto di voltarmi così lui si mette davanti a me guardandomi.

-Mi spieghi che ti prende??

Dice alzando la voce e io mi guardo attorno vedendo gli sguardi di tutti su di me. No, non voglio stare al centro dell'attenzione.

-Abbassa la voce, non è il posto adatto per fare scenate.

Prendo la mia valigia dal nastro e inizio a camminare, dietro di me sentivo sia i passi di Magnus, delicati e silenziosi... come quelli di un gatto e dei tacchi. Con chi diamine era??

-Alexander ti prego fermati

Sussurra e mi prende per il gomito facendomi voltare ma appena incrocio lo sguardo di lei non posso crederci. IO ERO SOLO MENTRE LUI ERA CON CAMILLE?! La guardo talmente male, che se potessi uccidere con lo sguardo sarebbe già sdraiata a terra senza vita.  I miei occhi si fermano su quelli di Magnus e sono più che certo che riesca a vedere la mia delusione nello sguardo, mi avvicino poco e sussurro:

-Menomale non siamo insieme. 

Lui mi guarda sconvolto e io giro sui tacchi andandomene e lasciandolo solo con Camille, dopotutto era quello che voleva.

TRUE LOVE STORY||MALECDove le storie prendono vita. Scoprilo ora