Capitolo 1

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Ad un certo punto quegli occhi assonnati si arrossirono.
Non credeva ai suoi occhi, cercava di assicurarsi che tutto fosse un sogno ma purtroppo non era così.
Josh aveva visto giusto.
Sulla barella dell'ambulanza vide un ragazzo, capelli corvini, carnagione piuttosto scura, vestito come l'ultima volta che lo aveva visto.
Sì esatto. Era lui.
Il ragazzo che stavano caricando in ambulanza era Federik.
Corse incontro alla polizia che aveva circondato il corpo della vittima.
Josh chiese spiegazioni, ma l' unica cosa che sentì era la voce di una giornalista.

"Il ragazzo è stato trovato morto stamattina nella bottega -l'arte- in centro a Firenze".

Josh non credeva nè ai suoi occhi nè alle sue orecchie. Non avrebbe pensato che Federik fosse stato ucciso o , addirittura, che si fosse suicidato.
L' americano salì in casa.
Passò tutto il giorno davanti alla televisione e ai dizionari di italiano per studiare e per lo più capire, cosa dicessero in TV.
Le notizie erano sempre quelle, tutti che parlavano di un presunto assassinio, ma nulla era ancora certo.

Era ormai tardi e il sonno iniziava a farsi sentire.
Josh decise allora di andare a letto anche se sapeva che non avrebbe chiuso occhio.
Infatti fu proprio così.

Si alzò dal letto accompagnato dalle campane di Santo Spirito della messa delle 8.
Si fece un caffè e corse a riaccendere la TV.
La prima cosa che vide fu la giornalista che aveva visto il giorno prima, la quale stava intervistando vari turisti che avevano invaso la città.

Capì dalla TV che la giornalista si trovava fuori da S.Maria del Fiore, la cattedrale.

Ancora non pratico delle vie fiorentine, prese una mappa di quelle tascabili, uno zaino, il cappotto, chiuse la porta di casa e si avviò al duomo.
Attraversò Ponte Vecchio, piazza della Signoria e facendosi spazio tra cinesi, tedeschi e inglesi, arrivò finalmente in piazza duomo dove, sulla scalinata della chiesa, vide la giornalista.

Josh si avvicinò. Lei stava sorseggiando un caffè caldo in un bicchiere in cartone.

"Salve, mi scusi il disturbo" disse impacciato Josh con quell'accento americano.
La ragazza alzò lo sguardo. "Salve. Mi dica".
Il ragazzo le raccontò tutta la vicenda.

"Allora mi può aiutare?". "Sì. Certo. Vediamoci domani al bar degli Uffizi alle 18" concluse la giornalista.

Nel tornare a casa Josh sentì che era attratto da quella ragazza.
Si chiamava Simona, aveva come lui ventuno anni e faceva la giornalista per passione.
Aveva un fisico slanciato, capelli biondi quasi dorati, occhi verdi poco truccati e un vestito alla buona.

Arrivato nella via di casa, decise di andare a "L'arte" la bottega dove era stato trovato Federik.
Trovò la porta aperta. Decise di entrare. La bottega era un luogo di restauro di quadri e statue antiche.
Decise di dare un' occhiata anche se tutto all' interno era sottosopra.
Guardò un pó i quadri appesi alle pareti e alcune statue avvolte dalla polvere.
Trovò un corridoio ma in fondo ad esso vi era una porta.
Man mano che si avvicinava sentiva un rumore,che pian piano si faceva sempre più forte.
Sentí qualcosa cadere a terra.
Si voltò.
Nulla.
Si avvicinò alla porta. Era socchiusa.
La aprì un pò di più.
Delle scale.
In fondo della luce.
Poi dei passi, la luce si spense e si accese di colpo quella del corridoio.

Josh scappò fuori dappa bottega.
Non stette nemmeno a controllare se uscisse qualcuno dopo di lui.

Corse in casa, posò lo zaino.
Riscaldò la pasta avanzata dal pranzo e poi si sedette sul divano.
Cercò di accendere il televisore ma questo sembrava non voler funzionare.

Allora Josh pensò che le batterie del telecomando si fossero scaricate.
Lo aprì.
Le batterie non c'erano più.
Solo un foglietto.

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