3.

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-E quindi le ho detto 'O ci sposiamo o ci lasciamo.'.-

Mi schiaffo una mano sulla fronte. Ma si può essere più stupidi di così?

Ah. Il genere maschile!

-E non guardarmi così.- esclama vedendo la mia reazione -Ho dovuto. Io... La voglio mia. E voglio che sia per sempre.- sospira stanco.

Finisco scrivere la relazione per il convegno sulle innovazioni chirurgiche che si terrà in ospedale a settembre.

Poso la penna sul foglio e mi giro per guardarlo.

-Manchi di empatia.-

-In che senso?-

Alzo gli occhi al cielo.

-Nel senso che sei la persona più buona del mondo James. Ma quel giorno hai peccato di egoismo. Non hai affatto pensato alla sua situazione. E nemmeno alla tua.-

Continua a guardarmi come se fossi un Thestral.

-Non capisci come si sente lei? Pensaci Jamie. Non è difficile da capire.-

Sembra rifletterci un attimo.

Poi si alza in piedi e cammina avanti e indietro nervosamente.

Si gira e mi guarda con quegli occhi grandi e azzurri come i miei.

Alla fine sbotta.

-A me non interessano tutte le stronzate su come potrebbe reagire la nostra famiglia, su una apocalittica reazione a catena che si potrebbe innescare.-

Mi alzo anche io.

E lo abbraccio. Perché Cristo, James non è mai stato così serio e responsabile.

-Non mi interessa.- sussurra stringendomi -Io la amo, e lei ama me. E se per amarla anche alla luce del sole, devo tagliare i ponti con la mia famiglia, lo farò.-

Si stacca da me, e si butta sul mio letto, accendendosi una sigaretta.

Me ne offre una.

-Non sono diventata un medico per ammazzarmi i polmoni con quella roba.-

Scoppia a ridere, e sorrido anch'io, mentre ripongo quella strabenedetta relazione nella mia ventiquattrore.

La porta si spalanca.

E chi diavolo potrebbe essere secondo voi?

-Scusa... Stavo... Cercando Albus, lui ehm.. Di solito usa questa stanza.-

-È nella stanza accanto.- rispondo io, voltandogli le spalle.

Merda Rose. Che diavolo ti succede? Non riesci nemmeno a tenere la testa alta in sua presenza.

Mi volto per guardarlo.

Impeccabile, come sempre, sta lì, rigido, con la mano ancora sulla maniglia della porta.

Apre un paio di volte la bocca, sembra voler dire qualcosa.

Ma tutto ciò che fa è mormorare un 'grazie' e sparire.

La sua specialità, diciamo.

Fisso il punto in cui poco prima si trovava per un po'. È il tossicchiare di James a riportarmi alla realtà.

-Sai.. Non è.. Dovreste parlare.-

Prendo un'altra pila di scartoffie e mi metto a scrivere.

-Il tempo per parlare era dieci anni fa, ma lui ha preferito altro invece che questo. Ed io non ho più niente da dire.- rispondo a voce bassa dopo qualche minuto.

-Stronzate, Rose! Tu non sei così.- mi dice James.

-No James, non sono così.- gli dico a mia volta.

-E allora?-

-E allora James, c'è che alcune cose non sai mai come affrontarle.-

Rimaniamo in silenzio, per un po', poi scendiamo di sotto per la cena.


*****


Mi mancava tutto questo.

Mi mancava nonno Arthur con le sue diavolerie babbane che rischierebbero di far saltare in aria la Tana.

Mi mancava nonna Molly, col suo affetto ed i suoi zuccotti di zucca perfetti.

Mi mancava zio George, che nonostante l'età, non manca mai di umorismo, e zio Percy ne è sempre la vittima.

E poi a Mayfair non c'è tutto questo bellissimo caos. A Mayfair la vita è tranquilla, senza avvenimenti troppo importanti.

La gente non ha tempo per queste cose.

E a quanto pare sto diventando come loro.

Come ho fatto a dimenticarmi di tutto questo per sei mesi?

Sono davvero una brutta persona.

Scorpius sorride. Non come faceva una volta. Sorride, ma i suoi occhi sono altrove.

A volte lo sorprendo a guardarmi, e distogliere subito lo sguardo, come se potesse rimanere abbagliato.

Ed io, per quanto possa fare la difficile, non posso nemmeno fare a meno di guardarlo a mia volta.





FLASHBACK.

Sento due braccia grandi e forti stringermi da dietro.

-Scorpius, sto studiando...- dico, cercando di sembrare ferma e decisa nel mantenere i miei propositi pomeridiani.

Ma non appena le sue labbra sfiorano il mio collo, inclino la testa di lato, permettendogli di prendersi quello che vuole.

Si sta prendendo ogni pezzo del mio cuore, ed io lo sto lasciando fare.

-Stasera cosa fai?- mi chiede, facendomi sedere sulle sue ginocchia.

Mi accarezza le gambe, piano, quasi come se fosse naturale e meccanico.

-Aspetto la risposta dal Trinity.- sussurro.

Mi viene davvero difficile concentrarmi.

La sua vicinanza, il suo profumo, le sue mani su di me...

Mi cinge la vita con le sue braccia.

-Potresti aspettarla da me.- dice, baciandomi la schiena.

Sorrido, senza farmi vedere.

-Forse.- dico io.

E lui ride.

Si alza, mi bacia dolcemente e se ne va.

E per almeno un paio di minuti buoni non ci capisco più niente.

Forse Dominique ha ragione.

It's... ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora