18.

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Una volta dovevo mettere gli scarponi, o gli anfibi per venire qui.

Oggi il terreno si è asciugato abbastanza, e, da stagnante, è diventato solo uno strato di terra poco più che fangoso.

Ma è sempre stato il posto preferito di Ron Weasley.

Non so il perché.

A volte, d'estate, si portava perfino la sua sdraio, incurante delle zanzare, e rimaneva qui per ore a rilassarsi.

Mio padre è sempre stato particolare.

Li chiamano ancora il 'Golden Trio', lui, la mamma e zio Harry.

Ho sentito la loro storia un sacco di volte, e non solo a casa, ma anche sui libri di scuola.

Ma a me non è mai servito un libro o una favola perché ai miei occhi sembrasse un eroe.

Lo è sempre stato, e sempre lo sarà.

Non so da dove arrivi quella sedia a sdraio, ma lo capisco non appena gli vedo la bacchetta in mano.

-Puoi farne apparire una per me?-

Mi sdraio accanto lui.

-Papà...-

-Io non voglio che tu diventi un automa di nuovo... Okay? Perché è così che lui ti ha ridotto.- dice, guardando il cielo, con quegli occhi che ne hanno preso il colore.

Gli prendo la mano e lui la stringe forte di rimando.

-Non diventerò un automa. Guardami papà.-

Per un attimo rimaniamo in silenzio.

Poi mi giro sul fianco per guardarlo meglio.

-Io ci credo nell'eterno ritorno, sai? Credo che certe cose accadono perché devono accadere. Credo che se due anime si appartengono, la vita può portarle dovunque, ma alla fine si ritroveranno. No, lasciami finire.-

Mi alzo e mi siedo.

-Lo so che può sembrare una stronzata okay? Sono un medico, una donna di scienza. Ma sono anche una strega, ho la magia che mi scorre nelle vene. E proprio per questo, non posso fare a meno di credere nel destino. Di credere che puoi anche provare ad evitarlo, ma è proprio sulla strada che prendi per evitarlo, che ti troverà.-

Il silenzio viene interrotto solo dal suono dei grilli e delle cicale, dal suono dell'estate.

-Scorpius è il mio destino papà.-

-Lui ti ha fatto male. Rose, ti ha costretta ad andare via dalla tua vita, dalla tua famiglia e da tutto ciò che avevi.-

-Mi credi se ti dico che ha pagato abbastanza per questo?-

Mi guarda scettico. Gli racconto tutto quello che ha passato in questi dieci anni, quando si trovava in America.

Rimane scioccato, senza parole.

-Abbastanza sì... Povero ragazzo.-

-Già...-

Restiamo ancora un altro po' in silenzio, a fissare il cielo d'estate, imperturbabile,senza nemmeno una nuvola.

-La verità è che suo padre non mi è mai piaciuto. E lui gli somiglia troppo perché possa pensare lucidamente quando lo vedo. E quando te ne sei andata via, dieci anni fa...-

-Papà, adesso basta. È finita, sono tornata, non quella di prima, ma ci sono e te lo prometto, anzi te lo giuro, che non sarò mai più infelice!-

Gli tendo la mano.

Torniamo dentro. Tutti sono tesi come corde di violino non appena ci vedono arrivare.

It's... ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora