8.

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E poi, a medicina, devi imparare ad essere distaccato.

Non puoi essere medico e persona qualunque in una sala operatoria.

Devi mantenere calma, freddezza e raziocinio quando hai tra le mani la vita di una persona.

Quando sei un chirurgo, poi, dipende tutto o la maggior parte da questo.

Ma come ho già detto, e come avrete certo sperimentato, fuori è diverso.

Avevo dimenticato com'era la vita fuori dalla sala operatoria.

Ho passato l'ultimo anno più in una stanza sterile e piena di bisturi e fili da sutura che con la mia famiglia e i miei amici.

Mi sto guardando allo specchio. Da quanto non lo facevo? I muscoli del volto si sono induriti e mi gioco anche l'abilitazione se non sono cinque chili quelli che ho perso.

Merda.

Non ho più parlato con Scorpius.

Evito con cura di stare nella stessa stanza da sola con lui, e ho scoperto di essere molto abile a trovare diversivi o scuse.

Orribile. Lo so.

Ma lui sta cercando in tutti i modi di parlarmi.

E io non voglio.

Seriamente. Non voglio. Ho deciso che non voglio aver niente a che fare con lui.

Mi dispiace per ciò che gli è successo. Mi dispiace, davvero. Una cosa del genere non l'avrei augurata nemmeno al mio peggior nemico.

Ma il solo contatto che abbiamo avuto, ha avuto a sua volta il potere di destabilizzarmi, nonostante mi sia detta più e più volte la solita filastrocca 'Mi è indifferente, non esiste, lo odio'.

Sembrava un deja-vu. Indietro nel tempo di dieci anni.

E Merlino soltanto sa quanto mi sia costato rimettermi in piedi.

Bussano alla mia porta.

-Disturbo?- Albus fa capolino nella mia stanza.

-Tu non disturbi mai.- gli dico.

Si butta a peso morto sul mio letto, e io faccio lo stesso con la sedia.

-Che c'è? Ansia pre-matrimoniale?- chiedo sardonica.

Lui fa una smorfia.

-Al?- 

Okay, mi sto seriamente preoccupando.

Sospira, e si mette seduto.

-Sono sicurissimo di volerla sposare. Che possa cadermi la Tana addosso se non fosse così.- dice, con determinazione.

Alzo un sopracciglio.

-E allora?- lo esorto a continuare.

-L'ho vista piangere. Non sapeva che io la stessi guardando, altrimenti non lo avrebbe fatto.-

Prende un bel respiro e si butta di nuovo sul letto.

-Solo che stavo andando da lei, quando ho sentito i suoi singhiozzi. E... Insomma. Sua madre è morta quando aveva sei anni. Non sa chi sia suo padre, perché ha abbandonato sua madre quando era incinta di lei. E adesso... Adesso ci vede tutti qui, insieme, come ai vecchi tempi.
Ed io so che è felicissima che stiamo per diventare la sua nuova famiglia, ma le manca qualcosa, e io non so che cosa fare, perché vorrei fare qualcosa, ma oltre ad abbracciarla e dirle che andrà tutto bene e che io sono qui per lei e con lei, non mi viene in mente nient'altro.-

It's... ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora