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-Va' piano Albus. Siamo in pieno centro abitato, per la miseria!- esclama Scorpius.

Ha un tono severo, e un po' preoccupato.

Ma che caspita gli succede?

-Okay okay..-

Si guardano per un secondo, nervosamente, poi riprendono a guardare in direzioni diverse.

Albus rallenta un po'.
Io e le ragazze scendiamo a Piccadilly Circus.

Jane deve ancora scegliere un vestito, le partecipazioni, e le bomboniere.

-Grazie a tutte. Siete degli angeli scesi in terra. Merlino, senza di voi non avrei saputo da dove cominciare.-

Dominique sorride soddisfatta, poi torna a guardare un punto indefinito di fronte a sé.

Siamo messe davvero bene, io e lei.

Mi guarda, e si accorge che so qualcosa.

Mima un 'dopo' con le labbra ed io annuisco.

Usciamo dalla cartoleria, e raggiungiamo i ragazzi al Cafè in piazza.

Il modo in cui Albus abbraccia la sua fidanzata, così discreto, eppure così bello...

Non dico mi faccia venire nostalgia... Però il flusso di ricordi torna lento ed inesorabile.

Scorpius ed io ci guardiamo.

So a cosa sta pensando, perché è ciò a cui penso anche io.

Reggo il suo sguardo. Non lo facevo da tempo.

Pensavo di aver dimenticato quanto potere avessero i suoi occhi.

Eppure hanno una luce diversa.

Di tempo ne è passato, ma non pensavo in questo modo.

Ho bisogno di allontanarmi.

-Io devo..- mi alzo e vado via.

Cammino tra la gente, senza in realtà fare troppo caso a dove mi conducono i miei piedi. Tutto intorno a me è come ovattato, lontanissimo. Non mi succedeva da tempo.

Volto l'angolo in una stradina laterale isolata, e mi lascio scivolare contro la parete del retro di uno squallido bar.

Accidenti Rose! Non riesci più?

Sono sopravvissuta a nove anni di medicina e chirurgia, devo farcela anche adesso.

Ma non riesco.

Dovrei odiarlo con tutte le mie forze,dopo ciò che è successo. O, quantomeno, dopo dieci anni, dovrei non provare più nulla per lui, nemmeno l'indifferenza.

E invece no.

Perché la verità è che, dopo tutti questi anni, mi fa ancora un certo effetto.

Dopo tutti questi anni mi fa ancora venire la pelle d'oca solo guardandomi.






FLASHBACK.

Lo aspetto nel nostro posto.

La torre di Astronomia non ha mai avuto troppo senso per me, fino al giorno in cui Scorpius mi baciò per la prima volta, sotto il cielo in tempesta.

'Era una vita che ti stavo aspettando.' mi disse.

Oggi il cielo è limpido, e si vedono le stelle una per una.

Anche il mio cuore è limpido, e batte.

Batte forte, contando i minuti di attesa che mi separano da lui.

Ha detto che mi ama.

E lo so che non è stato un commento post coito, oppure l'euforia di avermi fra le sue braccia.

È stato in silenzio un bel po', ed io ho imparato che i suoi silenzi sono sempre stracarichi del possibile.

Ho una lettera fra le mani.

Lo stemma del Trinity College brilla fulgido alla luce della luna.

Sento dei passi.

Lui, alla luce della luna, è ancora più bello.

-Aprila tu.- gli dico sottovoce.

Lui mi sorride rassicurante.

La prende fra le mani e la apre.
 
Legge in pochi secondi, poi alza lo sguardo su di me, serio.

-Allora?-

Il suo sorriso ricompare.

Non ci credo. Ammessa.

-Cristo!- esclamo.

Le gambe mi cedono.

Sono a terra, e piango dalla felicità.

Scorpius non esita un attimo ad abbracciarmi.

-Non ho mai avuto dubbi.- mi dice.

Mi bacia dolcemente, ed io sento una scossa lungo tutto il midollo.

E non è per il freddo.

-Anche io.- dico.

Mi guarda interdetto.

-Anche io ti amo.- gli dico piano.

I suoi occhi si illuminano.

Le nostre labbra, di nuovo, si toccano.









*****

Sento dei passi.

So chi è.

E so che ho pianto. Non mi importa. Non me ne importa proprio niente.

-Tutto a posto?-

Chiede il permesso. Come sempre, entra in punta di piedi. E come sempre stravolge ogni cosa.

Annuisco, asciugandomi le lacrime.

Si siede di fronte a me ed io non faccio in tempo a distogliere lo sguardo.

Vedo il mio riflesso nei suoi occhi, così belli e così maledetti.

Vorrei prendere a pugni ogni centimetro del suo corpo, e poi accarezzarlo.

Merda, Rose!

Non parla. Se c'è una cosa che ho sempre amato di lui, è la sua capacità di capire quando è il momento di lasciare spazio al silenzio.

Lascio che mi prenda una mano.

Di tutta la rabbia che provo per lui, in questo momento, non riesco a vederne nemmeno l'inizio.

Ci alziamo, e ci troviamo a pochi centimetri di distanza.

-Che cosa ci è successo?- domanda.

Chiudo gli occhi, e non riesco a fare a meno di constatare che nemmeno il suo profumo è cambiato.

Non riesco a trovare una risposta alla sua domanda.

-È meglio tornare dagli altri.- dico.

Stacco la mano e mi incammino verso il bar.





It's... ComplicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora