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Third Person PoV

Dicono che la speranza sia sempre l'ultima a morire e che si debba sperare sino alla fine.

Dicono anche che se si è positivi, niente di brutto accadrà.

Non c'erano dubbi sul fatto che lei avesse sperato con ogni singola fibra che componeva il suo corpo. Aveva, davvero, sperato con tutta se stessa che qualcuno si rendesse conto della sua assenza il più presto possibile, ma non era servito. Aveva davvero sperato, ma, alla fine, aveva chiuso gli occhi.

Nel frattempo, i ragazzi avevano assistito con allegria alla prima nevicata di quell'anno. L'atmosfera, tutto intorno, era proprio bella. I colori autunnali stavano sparendo sotto quella coltre di neve e la natura si stava piegando ad essa. Tuttavia, mentre ridevano e scherzavano, si resero ben presto conto che qualcuno mancava all'appello da ormai troppo tempo e non ci misero molto a dividersi per formare delle squadre di ricerca; bisognava trovare Eleanor.

"Hobi, guarda lì! Vedo qualcosa!" esclamò Taehyung, dopo quasi mezz'ora passata a vagare nel buio più totale.

"È svenuta! Non riesco a sentire nemmeno il suo respiro!" rispose quello, una volta che si fu avvicinato all'inerme corpo. Quella era proprio lei. Giaceva rannicchiata contro la corteccia di un albero. La sua bocca era lievemente dischiusa, il suo viso era pallido. Il suo corpo era lì, ma lei era assente.

"Portiamola alle tende, di sicuro basterà un po' di calore e si riprenderà." Ma, nonostante quelle parole, Hoseok era completamente immobilizzato, la paura lo stava bloccando. La guardava incantato, con un'aria triste. Cosa avrebbe fatto se le fosse successo qualcosa di serio? Sarebbe stata tutta colpa sua e della sua stupida idea. Quando lei si era proposta di andare a prendere la legna, l'avrebbe dovuta accompagnare e, invece, l'aveva fatta andare da sola. Non è che lui non si fidasse di lei, ma non avrebbe dovuto riporre fiducia nel posto in cui erano. In più, lei non era mai stata lì, quindi non poteva sapere dove andare o cosa fare.

Che stupido era stato.

"Jung Hoseok. Riprenditi immediatamente, per cortesia. Alzati e vai a preparare le cose alle tende, c'è bisogno di un posto caldo. Te lo sto chiedendo per favore" disse Taehyung in tono autorevole, dopo che vide la sua esitazione.

Una volta che furono rimasti da soli, la caricò sulle sue spalle e iniziò a camminare in direzione della radura. Sebbene cercasse di mantenere un passo spedito, la ragazza era pesante e la neve lo costringeva a guardare bene dove metteva i piedi. Deglutì rumorosamente. Non lo dava a vedere, ma era parecchio preoccupato anche lui.

"Taehyung.." quella voce, mentre chiamava il suo nome, era parsa, più che altro, un sospiro straziato. Subito dopo, però, qualcosa si era mosso. Finalmente, sentendo il tepore del corpo di lui, Eleanor aveva iniziato a riprendere conoscenza e sembrava che tutto stesse tornando a delinearsi.

"Tranquilla, siamo quasi arrivati. Manca solo un ultimo sforzo" la rassicurò lui, stringendola a sé con più determinazione. Quelle parole e quel gesto le erano sembrati così strani. Non lo aveva mai visto comportarsi così. Forse i ragazzi avevano ragione, forse c'era solo bisogno di più tempo.

"Grazie, Taehyung" disse, poggiando nuovamente la testa sulla sua schiena. Le piaceva ripetere il suo nome, pensava che, in questo modo, lui avrebbe potuto cogliere tutta la sua gratitudine. Le era parso che il ragazzo avesse debolmente sorriso, ma era stato solo per un breve momento. La neve era diventata più forte rispetto a prima, ma lei non era più da sola e, confortata dalla sua presenza, si era addormentata.


L'indomani mattina, le nuvole avevano lasciato il loro posto a un bel sole splendente. Eleanor si era svegliata con un forte mal di testa. Inizialmente, non aveva realizzato che cosa fosse accaduto il giorno precedente, ma poi tutti i ricordi avevano iniziato a ritornare alla sua mente uno dopo l'altro. Mentre era svenuta, le era parso di sentire la voce di Hoseok, ma quando aveva aperto gli occhi si era ritrovata sulle spalle di.. Taehyung? Stavolta, era più che certa che quello non fosse stato solo un sogno. Avvertiva ancora la sensazione di vuoto che aveva provato ogni volta che, durante il tragitto, un passo lasciava posto a quello successivo. E poi, ripensandoci bene, si ricordò di averlo visto sorridere.

While I was next to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora