Capitolo XXX. Il rituale

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Fece il suo ingresso nella capanna della sacerdotessa quando la foresta era già imbevuta dell'inchiostro della notte

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Fece il suo ingresso nella capanna della sacerdotessa quando la foresta era già imbevuta dell'inchiostro della notte.

Le poche lampade accese rendevano impossibile all'occhio di indovinare ogni parte della stanza. Soltanto pendagli, corna di alce appese alle pareti e rametti di piante sacre sospesi a essiccare.

La donna stava seduta a gambe incrociate su una stuoia di giunchi, rivolta di spalle verso il focolare. «Thuggory.» Non si voltò. «Sapevo che saresti venuto da me.»

«Ah sì?»

«Sì. Me le aspetto, prima o poi, certe visite.»

L'ombra di un barbagianni svolazzò da una trave a un'altra sopra le loro teste. Thuggory si irrigidì per lo spavento.

«Vieni.» Lei distese una pelle di cerbiatto accanto alla stuoia. «Siediti.»

Thuggory andò ad accomodarsi sulla pelliccia.

«Allora, cos'è che vuoi chiedermi?»

Thuggory subì il potere del suo sguardo penetrante. Si diceva che Sigrid sapesse leggere nella mente degli uomini, ma se era vero o no questo non si sapeva. «Ho una sola domanda.»

«Una domanda sul tuo futuro? Sul tuo destino?»

«A dire il vero non voglio saper nulla del mio futuro. Mi renderebbe le cose troppo facili.»

«Troppo facili, dici.»

«Quando qualcosa è prevedibile diventa più facile da affrontare o evitare. E vivere non è facile. Vivere significa affrontare le cose sul momento, essere colti impreparati dalle sorprese brutte o cattive della vita. Coabitare col mistero, non pensi anche tu?»

Lei lasciò andare una risata. «È interessante che tu non sia preso dalla tentazione del sapere, come tutti gli uomini.»

«Preferisco essere ignorante, sotto certi aspetti. Infatti la mia domanda sarà semplicissima.»

«Sei particolare, Thug.» Sigrid unì le mani sul grembo. «Ti ascolto.»

Thuggory si sporse in avanti, con tre sole parole sulla lingua.

Il pianto dei Draghi - Saga dell'Arcipelago Barbarico, Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora