Capitolo XLI. La notte dell'addio

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L'ingresso di casa era pervaso dal solito, immutato silenzio

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L'ingresso di casa era pervaso dal solito, immutato silenzio. Quello avvolgente, caldo e sicuro. Quello che ti diceva "benvenuto" ogni volta che spostavi l'anta cigolante della porta dopo una lunga giornata di fatiche.

La luce soffusa del focolare si propagava con deboli scoppiettii, come ogni notte durante il periodo autunnale.

Hiccup avvertì la differenza di temperatura tra l'interno e l'esterno non appena richiuse la porta. Si guardò intorno nella quiete dell'atrio, con il pensiero di non lasciare troppo Sdentato fuori ad aspettare.

Stoick fece notare la sua presenza con un ronfo simile a quello di un orso in letargo. Era seduto – o meglio, buttato come una pelliccia sbattuta – sulla sua grossa poltrona di quercia posta a capotavola. Le mani da gigante erano unite in corrispondenza della cinta e la testa piegata di lato, leggermente sollevata per consentirgli di respirare in modo ancora più rumoroso.

Era un suono che a lui non dava affatto fastidio: era abituato fin da piccolo a sentirlo russare dalla sua camera al piano di sopra.

Un po' gli dispiaceva dover interrompere il suo riposo, ma non lo vedeva da diverso tempo e aveva bisogno di parlargli.

«Padre» lo chiamò.

Stoick continuò a dormire come se non fosse volato un filo d'aria.

«Padre?» S'appressò al tavolo e alzò di netto la voce. «Stoick!»

Il Capo fece un sussulto, un ringhio e un grugnito, poi dischiuse la bocca per continuare la sua dormita.

A Hiccup tornarono alla mente i tempi in cui, da bambino, approfittava del suo sonno pesante per andar lì a tirargli i baffi. Gli venne un sacco da ridere al ricordo.

«Papà, svegliati!»

Nulla. A quel punto Hiccup non ebbe altra scelta che ricorrere alle misure estreme. Versò un po' d'acqua in un bicchiere di legno e andò a versargliela sulle palpebre chiuse.

«Hm... ah, uh!» Diverse esclamazioni uscirono dalla bocca del Capo, quando si svegliò. «Che succede? Piove in casa?»

Hiccup lo fissò con aria compiaciuta. «Niente affatto.» Mise in mostra il bicchiere. «Sono stato io.»

Il pianto dei Draghi - Saga dell'Arcipelago Barbarico, Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora