Capitolo XXXII. Notizie di guerra

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"La Taverna del Cacciatore" diceva l'iscrizione sbiadita sull'insegna di legno appesa accanto alla portaccia d'ingresso

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"La Taverna del Cacciatore" diceva l'iscrizione sbiadita sull'insegna di legno appesa accanto alla portaccia d'ingresso.

Dalla feritoia al centro dell'anta e dalle fessure tra i montanti provenivano fasci di luce calda e un tramestio di voci grasse, botti, grida e risate.

Calò il largo cappuccio fin sopra gli occhi ed entrò. L'ambiente era grande proprio come ricordava, seminato di tavoli, panche e sgabelli, fiaccole affisse alle pareti di pietra e lanterne a olio pendenti dalle travi del soffitto. Il focolare al centro, le botti in legno di rovere a destra, il bancone a dritto. Sulla parete di sinistra, di lontano, si intravedeva un arazzo sdrucito e stinto recante una scena di pirateria.

Quando passò accanto al focolare, dove girava uno spiedo con un cinghiale intero, qualche avventore alzò gli occhi sulla sua figura. Sguardi loschi, sospetti o incuriositi dal suo volto nascosto sotto la tesa del copricapo.

Più in là un quartetto di vichinghi si dava alla bisboccia in un canto a tempo col bardo che, seduto su un tavolo, sviolinava un allegro e antico poema sulla lira ad arco.

L'aria era forte dei miasmi e della confusione che in una bettola di pescatori, cacciatori e mercanti vichinghi non potevano mai mancare: rantoli, peti, rutti da orchi, sputi, bestemmie, vomito e birra.

C'erano due tipi mezzi sbronzi, lì in mezzo, impegnati a litigarsi una signora dai capelli scuri. L'animo di quella contesa aveva causato il rovesciamento di un pancale, una brocca e tre boccali. Uno la teneva per il polso e l'altro si allungava per prenderla, benché lei fosse più disposta ad accollarsi al primo, tutta allegra e compiaciuta, con la scollatura calante e i seni sparti davanti al famelico pretendente.

Prese una costola di cinghiale abbandonata su un piatto lì avanti, strappò la carne bruciacchiata coi denti e poi la lanciò su un altro tavolo ricolmo di avanzi di arrosti e frutta appassita.

Il vincitore della contesa aveva già ribaltato la sottana sulla testa della donna, ci si era infilato e aveva cominciato a prenderla da dietro. Diversi ospiti, sia sobri che sbronzi, non si trattennero dal guardare, lui che affannava e lei che gemeva sguaiata sulla panca traballante. Qualcheduno, un po' più arrazzato dalla vista, cominciò a menarsi di nascosto sotto il tavolo.

Il pianto dei Draghi - Saga dell'Arcipelago Barbarico, Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora