Capitolo XLIV. Il momento perduto

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Era quasi giunta la fine di Ýlir* e il solstizio d'inverno era alle porte

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Era quasi giunta la fine di Ýlir* e il solstizio d'inverno era alle porte.

La notte aveva bevuto le ore del giorno fino a lasciarne pochi istanti di luce, la luna aveva compiuto il suo giro e la neve non aveva atteso a rinnovare il suo manto sui boschi.

Sorprendentemente, per quanto il tempo faticasse a trascinarsi dietro il peso delle ore, al villaggio si mormorava ovunque dei preparativi per le festività invernali. Le celebrazioni, la musica, le danze, gli scrosci di sidro: un'accozzaglia di eventi ripetuti per dodici notti consecutive senza alcuna interruzione, come a volersi illudere d'aver sconfitto la noia per qualche giorno.

Sapeva che la sua fosse un'opinione impopolare, ma non poteva vederci nulla di diverso in quelle lunghe e vuote giornate di stravizio. Noiose e inutili, proprio come quelle settimane passate a nascondersi come conigli nei boschi d'alta collina a cercare di rammendare i rapporti coi berkiani.

La ragione del suo dissenso, al di là dell'enorme spreco di tempo, si fondava principalmente su una questione di spirito pratico: lui glielo aveva detto, a Thuggory, che quella gente non meritava un attimo di ascolto; glielo aveva detto che si stava andando a cacciare nei guai a fidarsi di loro. Ma il figlio zoppo di Stoick aveva avuto la meglio, con quella sua parlantina e quei gesti da damerino a cui solo un tonto poteva dar credito.

Era palese che fosse una marionetta nelle mani del padre e di quegli schifosi del suo seguito. Quell'iniziativa di aperto dialogo puzzava di inganno strategico quanto un cadavere buttato a marcire ed era assurdo che nessuno stesse davvero sospettando di una trappola.
Ne era sicuro perché lui, di trappole e inganni, ne sapeva fin troppo bene.

Per non parlare, poi, di quei Cavalieri di Draghi da quattro soldi che in tutte quelle giornate si erano dimostrati inutili come un didietro senza buco: era evidente che fossero lì soltanto per fare da siparietto all'intera commedia e che al momento giusto sarebbero stati i primi a cacciare fuori il coltello.

Dopo l'incidente con Astrid, Gunilla era tornata a Berk assieme a Moccicoso e a Gambedipesce, lasciando Hiccup da solo a vedersela coi gemelli. Quegli idioti avevano fatto di tutto fuorché dare una mano e alla fine avevano deciso di seguire i loro amichetti nel nord.

Il pianto dei Draghi - Saga dell'Arcipelago Barbarico, Vol. IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora