Capitolo 16

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"Jongdae!Jongdae! Fermati, maledetto!. Se corri così in fretta avrò un infarto per colpa tua! Da quando vai così veloce,eh?" .
Chen ignorò le urla di Kyungsoo alle sue spalle, continuando a correre lontano da quel locale. Era dalla notte prima che non vedeva la luce del sole, ed quindi era un po' infastidito da essa,i rumori della città arrivavano ovattati alle sue orecchie. La scena di prima si ripeteva in loop nella sua mente, mentre la sensazione della mano di quell'uomo sul suo corpo era ancora presente, i punti che aveva sfiorato bruciavano. Non poteva credere di essersi fatto imbrogliare di nuovo: prima il bacio, poi l'umiliazione di fronte a tutta quella gente. Oh, non avrebbe mai messo più piede lì, al diavolo Suho e i suoi complotti contro quei mostri.
"Andiamo,smettila di fuggire, ragazzino! Ti ricordo che non sei l'unico che è stato molestato qui!" .Le parole del ragazzo dietro di sè bloccarono la sua corsa. Si voltó indietro per ritrovarsi un Kyungsoo affannato,piegato sulle proprie ginocchia. Seguito da un tranquillo Chanyeol che camminava piano come se stessa facendo una passeggiata. In fondo le sue gambe chilometriche gli permettevano di stare al passo di due nani come loro due senza sforzo. Odiava quel gigante bastardo. 
"Finalmente! Non ne potevo più di correre!. Sentì, Dae, adesso noi torniamo indietro e-" cercò di spiegargli, ma al sol pensiero di tornare lì, il panico si impossessò di lui.
"Col cazzo  che metto piede di nuovo lì dentro! Al diavolo quel cazzo di lavoro, io ho chiuso. Nessuno mi aveva detto che sarei stato molestato da un uomo! E non nessuna intenzione di ripetere l'esperienza!". Urlò rabbioso contro il suo amico. Soo sospirò annoiato, poteva sentire la sua preoccupazione.
" Ok, ok, stai calmo, non torneremo lì. Ma dimmi almeno questo: perché diavolo lo hai morso?. Lo sai che quei tipi sono vendicativi, e che fai, ne azzanni uno?." Urló a suo volta il suo amico, facendo ridacchiare  Chanyeol, che da quando erano usciti dal locale, non faceva altro che ridere per la scena.
Subito Chen si sentì in imbarazzo e mortificato. Solo adesso si rendeva conto di quello che aveva fatto. Cazzo, mi troverà e ucciderà.
" Ehi, Soo, lascialo stare! Si stava solo difendendo da quel pazzo!. E poi, se la fortuna è dalla nostra parte, ci sono buone probabilità che Dae gli abbia mischiato la rabbia!." Disse tra le risate Chan. Davvero, Jongdae odiava quel gigante bastardo.
"Jha, Maledetto Dumbo! Vuoi che morda anche te?. E poi non mi interessa cosa faranno quei bastardi! Non ho paura! Vengano pure a prendermi!". Sputò velocemente il ragazzo, accecato dalla rabbia. Sapevano tutti e tre che tutto quel coraggio sarebbe svanito come la nebbia mattutina, e che la paura  di essere di nuovo intrappolati in quel luogo maledetto , sarebbe ritornava a bussare contro la porta dei loro pensieri, portandoli alla deriva.
"Calmati, idiota. Adesso che siamo usciti ci resta solo che tornare a casa. Anche se sono sicuro che non ci siamo liberati di quei  demoni.
Domani chiamerò Jun per raccontargli tutto, lui saprà sicuramente cosa fare!."Sentenziò  Soo, e nessuno ebbe modo di ribattere.
"... e quindi lasciamo i nostri vestiti lì?" Ruppè il silenzio dopo poco Chanyeol. I due lo fissarono pensierosi. Avevano lasciato i vestiti che indossano sabato sera nei spogliatoio del Bloody.
"Beh, a me non dispiace più di tanto. In fondo, anche se ho perso i miei vecchi, ho guadagnato questa divisa stupenda!. Non ho mai avuto una camicia così pregiata!." Esclamò allegro Dae, accarezzando il tessuto rosso dei suoi pantaloni. Gli altri due ragazzi non poterono che essere d'accordo.

Jun-myeon era seduto comodamente sul suo splendido divano, nell'appartamento fuori città, che tempo fa aveva deciso di  affittare da solo

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Jun-myeon era seduto comodamente sul suo splendido divano, nell'appartamento fuori città, che tempo fa aveva deciso di  affittare da solo. Era bianco e luminoso, con un enorme libreria e con la vista che puntava al parco  di alberi di ciliegio più bello di Tokyo. Si sentiva più a casa lì che nell'enorme villa  dove aveva vissuto con i suoi genitori quasi tutta la vita, e anche rispetto al grandissimo attico che condivideva con Yixing nella parte più lussuosa della città. Quel posto, per quanto isolato, era solo suo. Lì poteva rifugiarsi da tutto e da tutti, anche dal suo ragazzo, quando delle volte, era troppo per
lui fingere di riuscire a  stargli vicino. I suoi genitori non sapevano di quel appartamento, nemmeno i suoi amici. Si era chiesto spesso se Yixing sapesse di quel luogo, ma spesso si diceva che in un modo o in un altro, il suo ragazzo venisse sempre a conoscere di ogni cosa,  e quindi, probabile che sapesse anche di quel suo angolo di paradiso.
Era alla fine del suo libro preferito, un romanzo che aveva letto e riletto un infinità di volte, ma che non lo stancava mai, quando bussarono alla porta.  Suho posò il libro sul divano, mentre guardava la porta stranito. Chi poteva essere?. Nessuno sapeva del suo rifugio, e in quella zona non conosceva nessuno, neanche i vicini. Il capannello suonò di nuovo e questo lo convinse ad alzarsi per aprire. Sistemò meglio la felpa che indossava e infilò le sue pelose ciabatte. Quando aprì la porta, si ritrovò un enorme mazzo di rose bianche  davanti.
"Un aiutino..?" All'improvviso parlò quel roseto ambulante . Così si accorse che dietro a quella vastità di fiori c'era un uomo che con difficoltà cercava di reggere il tutto.  Subito si destò dal suo stato di confusione e lesto, liberò l'uomo dal suo impiccio , che scoprì essere molto pesante.
"Mi scusi, chi ha mandato questi fiori?". Chiese il ragazzo, quando notò la mancanza di una firma alla fine del  bigliettino vicino alle rose.
"Non ne ho idea, ragazzo,l'ordine è stato fatto da un anonimo . Però, fossi in te, cercherai questa persona e la sposerei. Non è da tutti fare ordini così grandi e spedirli dall'altra parte della  città."
Suho richiuse la porta dopo aver salutato l'uomo . Sospirò, mentre  sistemava i fiori davanti all'entrata. Non aveva un vaso abbastanza grande dove metterli. E il dubbio su chi potesse essere stato lo stava facendo impazzire. Quello di mandargli dei fiori non era esattamente un gesto che avrebbe fatto il suo ragazzo e in più, non avrebbe dovuto sapere di quel posto.Inoltre, era arrabbiato con Suho dall'episodio dello schiaffo, e non avrebbe mai perso l'orgoglio per chiedere per primo scusa.  Suho si rigirò la carta bianca di quel biglietto fra le mani, sfiorando la calligrafia ordinata della stilo nera usata per scrivere. < <Vorrei aver la possibilità di poterti sfiorare il volto, quando dormi.Starti accanto per proteggerti. Amarti, mentre siamo nascosti dalle tenebre.Ma non posso, piccolo, non posso.
Stai attento, Jun-myeon, sei circondato dai lupi>>. Il ragazzo rilesse in mente quella frase e si disse che Lay non avrebbe mai scritto una cosa del genere, apparentemente senza un senso. Forse uno scherzo di pessimo gusto. O forse qualcuno vegliava su di lui . Sorrise, a quel pensiero, mentre con il pollice, accarezza il disegno di una rosa nera, messa come firma.

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