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La famiglia Min trascorse la notte, o almeno le poche ore di sonno rimaste, in un Hotel poco distante dalla centrale di polizia.

Il giorno successivo, più precisamente alle 9 del mattino, un uomo si recò alla Reception del hotel, indicatogli proprio dai signori Min e chiese degli stessi.

L'anziana signora che si occupava della gestione della Hall si occupò immediatamente di convocare i propri ospiti, che a loro volta, svegliarono il figlio in modo tale da presentargli l'uomo.

Con svogliatezza, Yoongi saltò giù dal letto per rendersi quanto meno presentabile, non che gli importasse effettivamente, fare buona impressione su qualcuno solo per far piacere ai genitori, non era proprio nel suo stile.

Eppure eccolo lì, tirato a lucido di fronte ad un uomo che neanche conosceva, per un motivo a lui altrettanto sconosciuto.

-Tu devi essere Yoongi, io sono Hajime, sono uno psicologo.- cominciò, ma il ragazzo lo stoppò subito con un gesto fugace della mano.

-Non sono interessato.- esordì.

-Non si tratta del tuo interesse o meno, Yoongi sono qui perché i tuoi genitori mi hanno parlato di te, credono che un centro di recupero sia la cosa migliore per te e da specialista, lo credo anche io.-

Un centro di recupero, tch.

Le sue parole lo resero furioso, quelli che avevano bisogno di una bella seduta dallo psicologo erano i suoi genitori, non di certo lui.

Però doveva riconoscerglielo, avevano trovato una scappatoia legale per toglierselo dai piedi, furbo da parte loro giustificare tutti i segni sul suo corpo dando la colpa al suo presunto comportamento violento.

Avevano costruito proprio una bella favoletta, tanto che se Yoongi avesse provato a smentire sarebbe solamente risultato un pazzo che vaneggiava.

In altre parole: non aveva altra scelta.

Hajime invitò nuovamente il ragazzo a seguirlo e lui, quasi d'istinto si voltò verso i suoi genitori e nei loro volti lesse la loro recita, fingevano di essere dispiaciuti, la madre ebbe anche la faccia tosta di avvicinarsi e poggiare una mano sul viso di Yoongi per salutarlo.

-che recitazione pietosa- mormorò spingendo via la mano della donna, non aveva niente da dire a quella gente, si voltò seguendo lo psicologo diretto verso la sua auto vettura.

Già, lo seguì, non che gli andasse a genio arrendersi al volere di qualcun'altro, ma per lo meno si sarebbe tenuto lontano da quelle persone per qualche tempo.

Ed ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, era fatta, la macchina partì con lui al suo interno, aveva preso una decisione evidentemente irriversibile.

Uuuooooshh perdonatemi se il capitolo fa un po pena🙇🙇🙇

•Love Therapy• ||YOONMIN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora