Capitolo 5

58 2 0
                                    

FEDERICA P.O.V.:
Ogni volta che Filippo sorride, attorno ai suoi occhi la pelle si ripega formando delle piccole rughe: sono tremendamente belle, lui è bello.
Mi sto divertendo davvero tanto in sua compagnia: è simpatico, sa come conquistare una ragazza...decisamente.
Poco fa è passato un venditore ambulante di rose e me ne ha regalata una.
Un gesto davvero carino da parte sua, ed io ovviamente mi sono sciolta come un pupazzo di neve ad agosto.
Ma quale ragazza non avrebbe reagito così?
Poi mi ha detto: "Sai cosa penso? La rosa è un fiore meraviglioso, ma allo stesso tempo le attribuisco un significato un po' toccante. Rappresenta la mia vita, perchè prima di giungere ad un obiettivo bisogna sempre superare tanti ostacoli. L'obiettivo sono i petali e gli ostacoli sono le spine. Guarda, ho anche un tatuaggio qui sulla mano" - e poi indicó il fiore che aveva stampato sulla pelle.
Incredibile, era esattamente ció che pensavo io. E lui aveva il tatuaggio nella stesso punto in cui vorrei farlo io.
Devo pensare che si tratti di una semplice coincidenza? O lascio viaggiare la mia immaginazione?
"Wow - gli dissi sorpresa - anch'io la penso come te, Filippo. E anch'io vorrei tatuarmi una rosa, nello stesso punto in cui ce l'hai tu. È un simbolo molto importante per me, quasi quanto per te" - e intanto toccai quel disegno inciso sulla sua pelle, accarezzando delicatamente il dorso della sua mano.
Lui si mise a ridere e sottolineó quanto buffo fosse il fatto che entrambi pensavamo la stessa cosa riguardo ad un semplice fiore.
Com'è piccolo il momdo. E com'è grande il suo cuore.
Siamo stati ore ed ore a parlare di me, di lui, delle nostre vite.
Ogni volta che si fermava, io volevo continuasse a parlare all'infinito: la sua voce è droga, più la ascolti e più la vuoi ascoltare.
Mi ha raccontato di quando ha fatto il suo primo tatuaggio, del bel rapporto che aveva con sua nonna, delle follie fatte insieme ai suoi amici, di quando ha scritto una canzone a soli sette anni, delle sue prime esibizioni, di quando passava i pomeriggi fuori casa a sfidare sconosciuti cantando.
Sono state queste le cose che mi hanno lasciata più a bocca aperta: chi l'avrebbe mai detto che lui cantasse. Lo implorai di farmi ascoltare qualcosa, ma lui si vergognava di improvvisare una canzone davanti a tutti, in un bar, nonostante si fosse esibito più volte.
Poi mi misi quasi a piangere quando mi raccontó di sua nonna: i suoi occhi divennero improvvisamente rossi, colmi di lacrime, e la sua voce pian piano andava spezzandosi...come il suo cuore.
Era molto legato alla nonna, e la sua perdita lo ha cambiato molto. Avrei voluto abbracciarlo forte in quel momento, ma lo avrei messo sicuramente a disagio. In fondo non ci conoscevamo, in fondo era la prima volta che parlavamo cosí, a cuore aperto. Quindi mi limitai ad accarezzargli la mano.
Era cosí fredda: riuscivo anche a sentire le vene in rilievo sul dorso. La lasciai subito peró.
Maledetta timidezza, ancora una volta tu.

Passò altro tempo da quel momento, quando all'improvviso:
"Vuoi che ti riaccompagni a casa?" - mi domanda Filippo, probabilmente rendendosi conto dell'orario.
No, ti prego. Restiamo ancora qui per un po'. Anzi, restiamoci per sempre.
Voglio ascoltarti per sempre, fin quando non mi avrai raccontato tutta la tua vita. Solo allora ci potremmo alzare e potremmo andarcene per vivere altri anni della nostra vita.
Ma poi dovrei raccontarmeli nuovamente all'infinito.
Restiamo qui, insieme, uno di fronte all'altra, a fissarci negli occhi. Io fisso i tuoi color ghiaccio e tu i miei color carbone. Guardiamoci, fin quando non ci stancheremo. E poi accarezziamoci dolcemente le mani, come ho fatto io prima con te.
Incastriamo le nostre dita come se fossero i pezzi di un puzzle.
Tocchiamoci fin quando le nostre pelli non si fonderanno.
Uniamo i nostri respiri, come se stessimo per baciarci.
Ma non baciamoci, facciamolo solo in un posto più magico. Ancora più magico di questo.
Una vocina all'interno della mia mente vorrebbe esternare tutti questi pensieri, ma io dico solamente "umh, vabene. Se per te non è un fastidio, accetto volentieri".
E cosí ci alziamo e mi accompagna a casa.

La strada è abbastanza lunga, ma non ho intenzione di dirglielo: almeno posso trascorrere altro tempo con lui e continuarlo ad ascoltare mentre mi racconta la sua vita.
Ma quando arriviamo davanti la porta di casa, mi sembra che siano trascorsi solo pochi secondi da quando ci siamo alzati dal bar.
"Bene, mi ha fatto davvero piacere stare con te, Federica" - mi dice quasi tristemente abbassando la testa.
"Anche a me, Filippo. Ci rivedremo, vero?" - io stessa non credo alle mie parole.
Sono davvero io che parlo o qualcuno si è impossessato di me?
"Certo che ci rivedremo" - sorride.
Pian pian si avvicina al mio viso per stamparmi due baci sulla guancia.
È proprio in quel momento che tutte le emozioni che mi fa provare solitamente raggiungono il culmine: le farfalle che svolazzano nel mio stomaco sembrano voler uscire fuori, mentre nella mia mente scorrono tante immagini.
Quando appoggia la sua morbida guancia sulla mia, il cuore mi batte all'impazzata. Sono molto felice.
Quel momento che è durato due secondi al massimo, a me è sembrato un anno.
Le nuvole e il fango degli anni precedenti sono stati immediatamente dimenticati, perché finalmente c'era di nuovo qualcuno nel mio cuore.
Si, perché Filippo da oggi appartiene al mio cuore.
Oggi, domani e per sempre.

Quel ragazzo con le piumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora