Capitolo 22

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(STILL IRAMA'S P.O.V.)
Non appena mi avvicino, l'immagine che mi compare davanti gli occhi è a dir poco disgustosa: un ragazzo si sta strusciando contro la mia donna la quale, ahimè, è completamente incosciente a causa dell'alcol.
Si vede lontano un miglio che ha bevuto perchè non smette di ridere e non riesce nemmeno a tenersi in piedi: barcolla e per non cadere, di tanto in tanto, si aggrappa a quel ragazzo di cui sicuramente non conosce neanche il nome.
La prima cosa che mi passa per la mente in questo momento è andare da quel ragazzo e scroccargli un pugno in faccia.
So, peró, che in questo modo solleverei soltanto un inutile polverone diventando anche lo zimbello della serata perchè si sa come vanno a finire queste cose.
Dunque decido di calmarmi e di ragionare con la testa sulle spalle: mi avvicino a quei due e l'unica cosa che riesco a fare è afferrare Federica per i fianchi costringendola a voltarsi verso di me.
"Andiamo" - le dico mentre fulmino con lo sguardo il ragazzo che la stava importunando.
La colpa non è esclusivamente sua, questo lo so: Federica non avrebbe dovuto bere cosí tanto da ridursi in questa maniera.

Mentre la conduco fuori dal locale, Federica tanta di liberarsi dalla mia mano che le stava stringendo fortemente il polso ma io non le concedo la liberà finchè non siamo abbastanza lontani da quest'orribile posto.
Non appena mettiamo piede fuori dal locale, un forte odore di erba invade le mie narici.
"Merda" - impreco a bassa voce.
Quell'odore è insopportabile, soprattutto dopo tutto quello che mi è successo.
Un motivo in piú per accellelare il passo e scappare via da lí.

"Filippo, lasciami!" - urla la ragazza dai capelli rosso veneziano che stavo tantando di portare a casa.
Lascio scivolare la mano che fino ad allora l'aveva tenuta stretta per il polso.
"Guardati, sei ubriaca" - le dico come fa un padre che sta per sgridare sua figlia.
"Io non sono ubriaca" - mi risponde ridendo di gusto.
Certo, non è ubriaca...
"Non ti reggi nemmeno in piedi, Federica" - e questa volta la rimprovero per davvero.
Come se lo avesse fatto apposta, proprio in quel momento cade a terra facendomi spaventare.
La sua reazione però non è la stessa, anzi continua a ridere (o meglio, a deridersi).
Nonostante cioè, le porgo una mano per aiutarla ad alzarsi e mentre compie quest'azione la sua maglietta, già abbastanza aderente e scollata di suo, si sposta di qualche millimetro mostrando leggermente il suo modesto seno.
"Calma, Filippo. Calma" - ripete una voce dentro di me.
Tiro un lieve sospiero e cerco di far finta di nulla, ma è impossibile.
È impossibile fino a quando non mi ricordo di quel ragazzo che stava "ballando" con lei in discoteca: chissà quante volte la sua maglietta si sarà spostata e chissà quante volte lui l'avrà spogliata con gli occhi.
Cristo, che nervi.

"Che sonno"
"Dai, resisti. Siamo quasi arrivarti" - rassicuro la ragazza al mio fianco che ha gli occhi quasi socchiusi.
Qualche minuto dopo arriviamo davanti casa mia: già, non l'ho riaccompagnata a casa sua. Non voglio che la madre la veda in questo stato e pensi chissà cosa.

"Dai, scendi" - la incito mentre sfilo le chiavi della macchina dall'apposita fessura.
"No, restiamo qui. È cosí...romantico" - smozzica qualche parola senza senso a causa dell'alcol.
"Hai bevuto" - dico accennando una lieve risata per sdrammatizzare la situazione.
"Nahh" - risponde lei ridendo a sua volta.
Le lancio un'occhiataccia per farle capire che è veramente poco credibile, considerate anche le sue condizioni.
"Okay, forse ho bevuto un po'" - vuota il sacco interrompendo anche la risata.
Dalla mia bocca non esce alcun suono, voglio solo entrare a casa e dormire...con lei al mio fiamco, magari.

La sento avvicinarsi sempre di piú; l'odore dell'alcol si fa sempre più forte e, ancora una volta, mi penetra nelle narici provocandomi quella sensazione di vomito che, per fortuna, scompare non appena le nostra labbra si incollano e la passione del bacio supera di gran lunga quella terribile sensazione.
Federica si avvicina ancora di più, senza staccarsi dalle mie labbra e rendendo quel bacio sempre più forte, sempre più lungo.
Dopo poco è a cavalcioni su di me: pronuncia un gemito di dolore non appena il manubrio della mia auto le preme dietro la schiena.
Ma da poca importanza a quel lieve dolore, perchè continua a baciarmi con foga.
Avrei voluto continuare quel bacio per ore ed ore e finire, poi, a fare l'amore ma mi ricordo del suo stato e quel pensiero, in pochi secondi, svanisce dalla mia testa.

Pian piano le sue mani scivolano dal mio viso e si posano sul mio petto, precisamente in corrispondenza del tatuaggio che mi sono fatto incidere qualche anno fa.
Quando le sue mani stanno per sollevare l'orlo della mia maglietta, la blocco subito.

Vorrei fare l'amore con lei più di ogni altra cosa, vorrei sentirla pronunciare il mio nome e amsiamare comtemporaneamente, vorrei che fosse mia per una notte e poi per sempre.
Ma l'ultima cosa che vorrei al mondo è fare l'amore con lei da ubriaca: la nostra prima volta dovrà essere perfetta, io la dovrò ricordare per tutta la vita, cosí come dovrà farlo lei.
Se questa notte facessimo l'amore, lei l'indomani non si ricorderà nulla o, ancor perggio, crederà di aver fatto sesso.
Ma noi faremo solo e sempre l'amore, perchè questo è il sentimento che proviamo l'uno per l'altra: amore.

Le mie mani si posano bruscamente sulle sue suscitando una reazione di disapprovaione.
Ma la ragazza non si arrende: tra una risata e un'altra, continua a baciarmi spostandosi velocemente dalla bocca al collo e lasciando su di esso una scia di baci umidi.
Ogni tanto si sofferma sulle mie orecchie e mordocchia i lobi provocandomi piacere.
Vuole proprio farmi perdere il controllo questa sera.
E devo dire che sono stato anche fin troppo bravo, ma non resisterò ancora per molto, me lo sento.

"Sei ubriaca" - sussurro sperando che mi senta e che la smetta al più presto, nonostante mi stia provocando piacere.
D'un tratto si stacca dal mio viso, apre lo sportello della macchina e raggiunge l'ingresso di casa mia.
"Dannazione, hai intenzione di farmi impazzire questa sera?" - le domando mordendomi il labbro e ripensando ai baci che ci siamo appena scambiati.

"Dai, dormi qui" - dico a Federica mentre le indico con un cenno il mio letto.
"Da sola?"
"S-si. Io dormirò di là, in salotto. Se hai bisogno di qualcosa sono sul divano" - dico tutto d'un fiato per nascondere l'imbarazzo.
Avrei preferito starle affianco per tutta la notte, ma non è il caso.
" Sei sicuro?" - continua a provocarmi mentre sposta i capelli da un lato.
Quando alza il gomito è decisamente più sexy del solito e questo gesto scatena qualcosa di molto forte in me.
L'unica cosa che riesco a fare è sussurrare un lieve "si, sei decisamente ubriaca" prima di girare i tacchi e andarmene in salotto, dove il divano per quella notte mi avrebbe accolto comodamente...spero.

"Fil"
Una voce dal suono ovattato richiama la mia attenzione facendomi svegliare.
In realtà sono in uno stato di dormiveglia perchè non sono ancora riuscito a predere sonno: avevo paura che Federica combinasse qualcosa date le sue condizioni e, inoltre, volevo esserle subiro d'aiuto nel caso in cui le sarebbe servito davvero qualcosa.
E cosí sono rimasto sveglio, maledette paranoie.

"Fil"
È di nuovo quella voce che adesso è più chiara e comprensibile.
È Federica.
"Fata" - adesso sono io ad avere la voce impstata dal sonno (che non ero riuscito ancora a prendere).
"Vieni a dormire con me, ho paura" - mi confessa abbassando lo sguardo sui suoi piedi nudi e, probabilmente, freddi.
Devo ammetterlo, non aspettavo altro.
Forse è anche per questo motivo che non rouscivo a dormire, perchè ho bisogno di lei.
La mia anima è combattuta tra due entità: una mi dice di andare da lei, l'altra dice esattamente il contrario.
E indovinate quale delle due asoclterò io?
La prima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23, 2018 ⏰

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Quel ragazzo con le piumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora