Capitolo 11

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"Sono pazzo di te, Fata. Di te"
Queste parole continuano a rimbombarmi nella testa senza sosta: lui è pazzo di me, ed io?
Anch'io lo sono, su questo non ci sono dubbi
Ma avorò mai il coraggio di ammetterlo? Avrò mai il coraggio di dirglielo?
Non credo, non è da me.

Dopo quel lungo bacio, ci sediamo su una piccola panca di legno situata proprio lí vicino: siamo uno di fronte all'altra ora e i nostri occhi non smettomo di cercarsi e di affogare gli uni negli altri.
Filippo poggia una mano sulla mia gamba e la accarezza dolcemente: a quel gesto rabbrividisco e decido di lasciarmi andare per una volta.
Cosí faccio aderire la mia mano sulla sua ed incastro le nostre dita.
Poi inizio a tracciare il controno dei tatuaggi che ha impressi sulla pelle; dalla sua faccia rilassata, noto che questo contatto gli piace, cosí continuo ancora e ancora.
"Perchè hai deciso di tatuarti questi serpenti?" - gli domando io d'un tratto.
E lui, dopo aver udito la mia domanda, ritrae la mano e si irrigidisce.
"Mi ricordano mia nonna" - risponde freddamente.
"Lei aveva paura dei serpenti, ma quando mi feci questo tatuaggio e glielo mostrai mi disse che era bello. Forse lo disse solo per farmi contento, ma io lo apprezzai comunque, perchè quel complimento era stato fatto dalla mia dolce nonnina"
Mentre mi racconta questo piccolo aneddoto, noto che i suoi occhi diventano lucidi: probabilmente è il ricordo della nonna che gli fa questo effetto.
Allo stesso tempo sulle sue labbra spunta un leggero sorriso ed io immagino che nella sua mentre stanno scorrendo una serie di immagini che gli ricordano il giorno in cui ha mostrato quei tatuaggi alla nonna.
"In ogni serpente - continua tirando su col naso - ci sono dei simboli. Io sono appassionato di cultura egizia e, soprattutto, sono molto legato alla simbologia e al concetto di avere un' identità. Per esempio, la mia identità è rappresentata dalle piume, come queste che ho appese alle orecchie" - spiega toccandosi gli orecchini.
Finalmente alle mie domande è stata associata una risposta: è davvero un ragazzo pieno di risorse Filippo,con mille storie da raccontare, è sulle sue ma ciò che dice ti fa riflettere molto.
Ad interrompere quel momento è un gemito che mi fa alquanto preoccupare.
"Fil, cosa succede?" - gli domando mentre lo vedo stritolarsi lo stomaco.
"Fil" - continuo a richiamarlo senza ottenere alcuna risposta.
"Va tutto bene, tranquilla è solo un po' di mal di stomaco" - cerca di rassicurarmi lui.
Ma io non sono tranquilla per niente, dannazione.
Viene colpito d'improvviso da questo malessere e crede davvero che io mi beva la scusa del "è solo mal di stomaco"?
Inoltre il suo umore è cambiato da un momento all'altro: ora mi sembra stanco, distaccato, annoiato, infelice.
I miei pensieri mi rimandano ad un'unica e sola spiegazione: l'eroina.
Questo è sicuramente un sintomo, un sintomo che appare quando cerchi di disintossicarti senza farti visitare, senza assumere medicinali.
E perchè non lo ammette?
Pensa davvero che io sia stupida?
O forse non si fida di me?
Non capisco.
"Fil, so che non si tratta di un semplice mal di stomaco. Ti prego, torniamo a casa" - quasi lo supplico.
Vederlo in quello stato mi fa davvero male, e mi fa ancora più male sapere che sta in questo stato a causa dell'...arg, che nervi.
Non voglio pensarci.
Non voglio neanche nominarla quella roba.
"No, va benissimo cosí. Sto bene"
Vedo gli angoli della sua bocca piegarsi in un sorriso.
Ma come fa ad essere cosí forte? Come fa?

"Grazie della giornata, Fil. Mi ha fatto tanto piacere stare con te" - confesso non appena giungiamo davanti l'ingresso di casa mia.
"Anche a me, Fata"
In questo momento vorrei stampargli un bacio sulle labbra, ma non posso cosí mi limito ad abbracciarlo come fanno due semplici amici.
"Cosa darei per baciarti di nuovo" - mi lascio scappare questa frase.
Subito dopo mi maledico.
"Fa che non l'ha sentita, fa che non l'ha sentita" - continua a ripetere una vocina dentro di me.
"Invece tu non sai cosa darei io per stare con te per sempre"
Cazzo.
A quelle parole arrossisco e sposto lo sguardo sulle mie converse bianche.
Quanto ti odio, timidezza.

"Fil, mi raccomando. Per qualsiasi cosa, chiamami. E per qualsiasi cosa sai cosa intendo" - dico seria prima di salutarci definitivamente.
"Signori sí, signora" - mi risponde lui mimando un soldato sull'attenti.
Mi lascio scappare una timida risata anche se questa situazione mi fa venire voglia di piangere.

Sta mattina non ho alcuna voglia di alzarmi dal letto e andare a scuola: fuori piove e a me la pioggia non trasmette altro che tristezza.
Ma, allo stesso tempo, non posso permettermi di fare altre assenze inutili quindi, ahimè, temo proprio che debba alzarmi e andarmi a preparare...e anche subito se non voglio fare tardi, come al solito.

Arrivare a scuola è stato un trauma: la pioggia, il tram in ritardo, il traffico, il semaforo rotto.
Per fortuna non è una giornata pesate oggi, ma è pur sempre una giornata di scuola.
Solo al termine di essa potró ritenermi una ragazza felice...si, anche con la pioggia.
Una cosa che noto appena arrivo davanti scuola è che non c'è Filippo: solitamente la mattina mi manda sempre il buongiorno via SMS, ma oggi zero.
Forse avrà fatto tardi oggi, penso.
Decido, però, di scrivergli io per prima.

Federica: "Buongiorno Fil, ti sei svegliato tardi per caso?"
Aggiungo un'emoji sorridente e clicco su 'invio'.
Attendo con ansia una sua risposta.
Passa un minuto: niente.
Passano due minuti: niente.
Passano cinque minuti: niente.
Passano dieci minuti: niente.
Forse entrerà alla seconda ora, penso nuovamente.

"Ciao Emma, a domani" - saluto la mia migliore amica mentre aspetto che il telefono si accenda definitivamente.
Durante le giornate di scuola sono costretta a spegnerlo a causa di una stupida regola introdotta da poco.
Devo ammettere che sono molto curiosa di vedere se Filippo si è degnato di rispondermi o meno: oggi non l'ho nemmeno incrociato per il corridoio di scuola.
Immagino quindi che non sia venuto a scuola, ma chissà perchè.
Mi avrebbe sicuramente avvertita se fosse stato così.
Il telefono finalmente si accende e...no, nessuna risposta da Filippo.
Okay, ora sono veramente preoccupata.
Decido, cosí, di recarmi a casa sua: per fortuna conosco la strada che era stato lui stesso a rivelarmi.

"Dovrebbe essere il numero...si ecco, il numero 12" - dico tra me e me mentra l'ansia mi divora lentamente.
Suono il campanello e, da fuori, posso avvertire il ruomore provocato da questo pulsante.
Nessuna risposta.
Suono nuovamente e dopo qualche secondo un figura barcollante si presenta davanti ai miei occhi: è Filippo.
Ha i capelli scompigliati, gli occhi rossi per la stanchezza, le occhiaie molto accentuate, la faccia pallida e un aspetto tutto sommato poco carino.
"Filippo ma cosa cavolo..." - affermo stringendo gli occhi stranita.
Noto che le nocche delle sue mani sono arrossate...come se avesse  preso a pugni qualcosa o qualcuno.
"Fata" - dice lui con una voce talmente bassa che a mala pena riesco a sentirlo.
"Fammi entrare subito" - gli ordino.
Lui si scansa e lascia il passaggio libero per farmi entrare.
"Che cazzo è successo qui?" - urlo non appena metto piede nel suo salotto.
C'è una mensola completamente spaccata in due, le suppellettili che erano posizionate sui vari scaffali sono a terra, i cuscini perdono piume, la coperta che si trovava sul divano è tutta rovinata, ad alcuni libri della libreria sono state strappate le pagine.
Devo immediatamente sapere cos'è successo, altrimenti non so come potrei reagire e soprattutto cosa potrei fare.
"Filippo, mi rispondi?" - lo rimprovero urlando.
"Filippo, cazzo" - continuo non ottenendo alcuna risposta.
Dannazione, questo ragazzo mi fa impazzire.

SPAZIO AUTRICE:
hey guysss! mi scuso se questo capitolo è stato un po' noioso ma, come ogni capitolo noioso che si rispetti, mi serve da passaggio. spero vi piaccia ugualmente, in fondo mi ci sono impegnata a scriverlo (come sempre).
ma chissà che cosa avrà combinato questa volta il nostro fil? aiaiaiaiiii
ancora tante grazie per le letture❤️🌹

Quel ragazzo con le piumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora