STILL IRAMA'S P.O.V
Torno a casa distrutto e, non appena entro in camera, mi butto a peso morto sul letto affondando la testa nel cuscino.
Vorrei piangere per liberare sotto forma di lacrime tutto quello che ho dentro, ma non ho la forza di fare nemmeno questo.
Inizio a gridare dentro al cuscino per nascondere l'urlo, ma cerco di non perdere troppo il controllo. Mi è giá successo ripetutamente e non posso lasciare che questa roba comandi sulla mia mente ancora una volta.
Sono un casino, lo ammetto.FEDERICA'S P.O.V.
Mentre sono distesa sul letto, penso a Filippo.
Oggi era davvero strano: mi sembrava così stanco, si è persino addormentato sul divano.
I suoi occhi erano rossi, forse per la stanchezza o a causa di qualche allergia.
Quando ci siamo abbracciati prima di salutarci ho sentito un odore particolare su di lui: oltre al suo profumo intenso, ho riconosciuto qualcos'altro di piú forte ma non sono riuscita a capire di cosa si trattasse.
Tutt'ora mi sto sforzando a pensarci, ma proprio non lo so. Non riesco ad associare quell'odore cosí forte, quasi fastidioso, a qualcosa di materiale.
E assorta nei miei pensieri, che ancora una volta riguardano Filippo, mi addormento vestita...con gli stessi vestiti che avevano toccato quelli di Filippo.
Profumano ancora di lui, penso che non li toglieró mai.****
I giorni passano ed io e Filippo abbiamo trovato un equilibrio nel nostro rapporto e ora siamo siamo diventati ottimi amici.
D'altra parte peró, lo vedo sempre piú stanco e afflitto.
Ho provato a chiedergli cosa succede, e lui mi ha detto "niente, puoi stare tranquilla".
Quando lo dice mi accarezza sempre dolcemente la testa come fa un padre premuroso con la sua figliola.
Ma io non sono tranquilla, non lo sono per niente. So che in lui c'è qualcosa che non va. Voglio capire cosa sta succedendo al mio Fil, perchè si sta comportando cosí?
Per carità, a me non ha mai mancato di rispetto anzi. Ma mi fa male vederlo sempre infelice, stanco e con poche energie.
Vorrei aiutarlo in qualche modo, ma se continua a tenermi all'oscuro di tutto non me lo permette affatto.Oggi è uno di quei noiosissimi pomeriggi piovosi.
Non so cosa fare cosí decido di iniziare a leggere un libro, cosa molto strana perchè io odio leggere.
Ho trovato un libro molto interessante nella libreria di casa: "Il codice Da Vinci" di Dan Brown.
Qualche tempo fa ho visto l'omonimo film in cui recitava come protagonista Tom Hanks, uno dei miei attori preferiti: mi era piaciuto molto, quindi penso che anche il libro sarà di mio gradimento.
Mi stendo comodamente sul divano e m'immergo nella lettura di quel libro abbastanza lungo.
Subito, però, mi viene in mente di quando quella volta Filippo si era dolcemente appisolato su questo stesso divano.
E quasi mi sembra di riavvertire il suo odore che ogni volta mi manda su di giri, come fosse droga.
È incredibile come ogni cosa mi ricordi lui.
D'improvviso qualcuno suona il campanello e, senza farlo apposta, si ripete la scena già avvenuta in quel pomeriggio che stavo proprio ricordando.
È Filippo: apro la porta felicemente, ma lui mi sembra tutt'altro che felice.
È bagnato fradicio a causa della pioggia.
La maglietta bianca che indossa è diventata ormai trasperente, e questo effetto mette in evidenza il suo busto scolpito.
Rimango a fissarlo per qualche secondo come se fosse una divinità.
Appena la mia figura gli si presenta davanti, lui si aggrappa al mio collo e mi supplica dicendo: "aiutami ti prego, solo tu puoi aiutarmi".
A quelle parole impietrisco: in che senso?
È l'unica cosa che mi viene da pensare in questo momento.
Lo prendo per mano e lo faccio entrare, invitandolo a sedersi sullo stesso divano sul quale si era addormentato qualche pomeriggio fa.
"Ora mi puoi spiegare tutto?" - quasi lo rimprovero mentre gli verso un bicchiere d'acqua fresca.
Poi mi siedo accanto a lui e attendo una risposta, ma quello che ricevo da parte sua sono solo lacrime. Lacrime e silenzio.
Cavolo, non mi era mai capito di vedere un ragazzo piangere davanti a me.
Insomma, lo sanno tutti che solitamente i ragazzi comuni sono forti, sono duri, non piangono mai.
Ma Filippo non è un ragazzo comune. E questo io l'ho intuito subito. Basta guardarlo negli occhi.
Lo stringo forte a me, annusando la sua maglietta ancora un po' bagnata, e gli accarezzo dolcemente la schiena rassicurandolo.
Non so quanto io possa essere rassicurante poichè io stessa sono insicura, sono fragile, sono ancora una bambina che ha bisogno dei proprio genitori da questo punto di vista.
Filippo, appena si calma, prende fiato e inizia a parlare: "prato col dire che sono un grande cogliene. Io stesso mi vergogno di quello che ti sto per dire. E tu, proprio per questo motivo, mi devi promettere che non lo dirai a nessuno".
Annuisco come per dire "sí" mentre gli afferro fortemente la mano destra.
"Un po' di tempo fa, mia nonna, a cui ero molto legato, è scomparsa" - e qui la sua voce inizia a spezzarsi.
Si ferma un momento, poi riprende a parlare.
"E tu lo sai bene quanto io fossi affezionato a lei.Ti ho parlato del nostro rapporto e di quanto ho sofferto la sua mancanza, vero?"
Annuisco nuovamente, non capendo però cosa voglia arrivare a dirmi.
"In quel periodo la mia vita si è trasformata da cosí a cosí" - accompagna questa frase mostrandomi prima il dorso della sua mano e poi il palmo.
"Ho passato veramente un anno infernale. tutto andava a rotoli: il mio migliore amico non si faceva più sentire, mio padre era diventato un alcolista e per di più aveva iniziato a picchiarmi e a prendermi a parolacce perché era convinto che il responsabile della morte di nonna fossi io. Ma non è vero. Io volevo bene alla nonna, non le avrei mai fatto del male. Tu lo sai questo, vero? Lo sai?"
Pronunciandolo queste ultime parole, alza un po' la voce ma io cerco di rassicurarlo, di calmarlo.
"Si, Filippo, io ti credo...ti credo" - gli dico guardandolo dritto negli occhi dove le lacrime che si erano accumulate su di essi pian piano iniziano a rigare le sue guance.
"Non avevo nessuno con cui parlare, con cui sfogarmi. E io ne avevo bisogno, ne avevo davvero bisogno"
Poi il silenzio. Io decido di stare zitta e trattenere le lacrime che stavano riempiendo anche i miei di occhi.
"Cosí - riprende poi Filippo - cosí ho iniziato a farmi"
Di nuovo il silenzio.
Io spalanco gli occhi e lo guardo intensamente. Questa volta però le lacrime mi scendono definitivamente dagli occhi.
Perchè Filippo, perchè? Perchè vuoi rovinarti la vita?
"Ho iniziato a farmi di eroina" - continua, mentre le nostre lacrime sembrano viaggiare contemporaneamente.
Vorrei dire qualcosa, ma non ci riesco.
Le uniche parole che escono dalla mia bocca sono: "e poi?"
Ma credo che lui non mi abbia sentita: in quel momento ero talmente tanto agitata che le mia voce si stava abbassando progressivamente.
"Ma è successo soltanto una volta. Soltanto una volta è successo" - ripete come per rassicurarmi.
A quelle parole tiro quasi un sospiro di sollievo, ma non mi sentivo sollevata per nulla.
"Ma quella roba ti penetra fin dentro l'anima. E pian piano te la distrugge, dopo averti distrutto anche fisicamente"
Ecco spiegata tutta quella stanchezza, tutta quella indifferenza verso il momdo.
"E io ho bisogno di te, Fata. Solo tu puoi aiutarmi" - dice quasi pregandomi.
E io non posso fare altro che continuare a piangere come una bambina.
"Perchè, Filippo? Perchè lo hai fatto?" - dico singhiozzando.
Ma lui non mi da retta, forse è giá consapevole di queste cose e ora dovrà sorbirsi pure tutti i miei stupidi rimproveri.
E improvvisamente cala il silenzio su di noi per una terza volta: si sente solo il rumore dell'acuqa piovana che s'infrange contro le finestre di vetro.
"Io - riprende il discorso Filippo - io ho paura di caderci di nuovo. Ed è per questo che ho bisogno del tuo aiuto, di te"
"E in che modo dovrei aiutarti? Ti sembro forse una psicologa? O una dottoressa? O una farmacista? Dimmelo eh, cosa ti sembro?" - esplodo.
Cavolo, perchè mi sono arrabbiata cosí tanto? Non è mica colpa sua se è stato improvvisamente abbandonato dalle persone che più gli volevano bene.
Ma cazzo, ha quasi venti anni e ha agito da vero stupido.
Vorrei prenderlo a schiaffi in questo momento, lo giuro. Ma so che se lo facessi me ne pentirei subito. Non avrei dovuto alzare la voce in quel modo, cavolo. Sbaglio sempre tutto con lui.
"No" - risponde lui timidamente e probabilmente spaventato dalla mia reazione.
"E allora dimmi come dovrei aiutarti. Dimmelo avanti" - nonostante le mie riflessioni, gli rispondo ancora urlando.
Ma da parte sua c'è solo ed esclusivamente silenzio, ancora una volta.
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Quel ragazzo con le piume
Teen Fiction"Quel ragazzo con le piume" è una storia che ho deciso di scrivere in un pomeriggio piovoso, in preda alla noia. I protagonisti sono una ragazza, Federica, ed un ragazzo, Filippo. Cosà accadrà tra i due? I loro destini si incontreranno? E come? E po...