Capitolo 8

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Valeria's pov

Oddio, non è possibile.

Ma quando incontro i suoi occhi nocciola mi sento talmente male che temo di non riuscire a parlare e fare la figura della stupida, ma anche lui non mi sembra stia meglio di me.

"Chris?"-riesco a dire finalmente.

"Christian."-dico più decisa, perché so che è lui. Lo so e basta.

"Borghesi"-dice lui. Sentire il mio cognome pronunciato da lui è un duro colpo. Il suo distacco mi fa soffrire ancora, il suo distacco fa nascere in me un moto incontrollabile. Un moto di rabbia.

"Che ci fai qui?"-urlo.

"Questo è il mio ufficio, mi hanno madato qui per conoscere la mia segretaria."

"Cosa?! Io la tua segretaria? Scordatelo."

"Sei stata assunta"-ribatte lui con una calma sconcertante.

"Posso benissimo licenziarmi."

"Scordatelo"

"Lo farò. Mi licenzierò."-ribatto, poi mi alzo e me ne vado, ma all'ultimo momento mi blocca per un braccio.

"Non puoi licenziarti."-dice. "Non se non lo decido io. E non te puoi andare. Ora ti siedi e mi fai vedere cosa stavi facendo."-dice guardandomi negli occhi.

"Va bene."-dico in tono di sfida, divincolandomi bruscamente. Poi vado a sedermi e gli mostro gli appunti sui clienti. Dopo averli osservati e valutati per lungo tempo dice:"Ottimo lavoro. Visto Borghesi? Serve una segretaria come te".

Poi se ne va. Avrei voluto rispondere: "Sì, ma in un altra azienda", ma non ho detto niente. Elaborando ciò che aveva appena detto, che mi aveva dato rabbia: "Visto Borghesi? Serve una segretaria come te."

Vai a farti fottere, Christian.-penso.

Sei uno stronzo.

Verso l'ora di pranzo me ne vado.

Improvvisamente odio Londra, odio me stessa per aver mandato a rotoli una vita che a me, infondo andava bene.

Come ho fatto a non pensarci prima?  Quel maledetto giorno di quattro anni fa mi disse che sarebbe andato in Inghilterra....e dove se non Londra? È una città che offre tutto.

Mentre seguo il filo dei miei pensieri non mi sono resa conto di una lacrima che mi è scesa lungo la guancia. Me la asciugo e prometto a me stessa di essere forte d'ora in avanti. Non mi licenzierò, guadagnerò abbastanza da permettermi una casa mia e di cominciare una nuova vita a Londra, una vera vita.

Christian's pov

Sono uno stronzo.

Non riesco a perdonarmi per come ho trattato Valeria. A casa mio padre mi sta aspettando e sta per dirmi qualcosa, ma viene interrotto dalla compagna, Nina.

La mia sorellastra, Alexandra, è in canera sua a provarsi i vestiti appena comprati. Ha un anno meno di me e mi odia. È la migliore amica della mia ragazza, Roxy.

L'ho conosciuta un po' di tempo fa, non voglio dire quando e non voglio parlare di questo perché mi vergogno. Ogni volta che ci penso il rimorso si fa strada in me.

"Christian!"-mi saluta Roxy che è in camera con Alexandra.

"Ehi."- non mi esce di meglio.

"Ehi? Andiamo amore, è tutto quello che mi dici?"-si lamenta mettendo il broncio.

Non la sopporto quando fa così. Forse una volta mi piaceva e probabilmente è stata una delle cose che mi ha fatto innamorare di lei, ma ora...non lo sopporto proprio. E non è ora nel senso di in questi ultimi anni o giorni, non so. È ora nel senso di oggi.

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